Alessandria, i Pfas nel sangue e le responsabilità di chi non ha fatto nulla
La prima tranche della indagine epidemiologica evidenzia un aumento significativo di patologie, anche gravi, in un raggio di tre chilometri…
Gli scienziati di Liegi illustrano i dati dell'inchiesta condotta dai giornalisti della belga RTBF
ALESSANDRIA – Una cinquantina di persone, tra spinettesi e alessandrini, hanno saputo nel pomeriggio di oggi, 17 agosto, se nel loro sangue sono presenti i PFAS. Questo non perché le amministrazioni e l’Asl, nel tempo, si sono impegnate a concludere l’indagine epidemiologica voluta dall’ex assessore all’Ambiente Claudio Lombardi, ma per un’inchiesta giornalistica della televisione nazionale Belga, RTBF.
Lo scorso marzo alcuni giornalisti e operatori della trasmissione ‘Investigation’ hanno infatti condotto a Spinetta Marengo “un’inchiesta relativa alla produzione dei PFAS – si legge in un comunicato – L’indagine ha avuto come oggetto principale l’impatto del polo chimico, sulle condizioni di salute della popolazione di Spinetta Marengo”.
Alessandria, i Pfas nel sangue e le responsabilità di chi non ha fatto nulla
La prima tranche della indagine epidemiologica evidenzia un aumento significativo di patologie, anche gravi, in un raggio di tre chilometri…
Si tratta di un reportage – condotto anche in altre sedi della multinazionale – che sarà trasmesso a inizio settembre in Belgio. “Per questo lavoro giornalistico – spiegano – un gruppo di abitanti di Spinetta Marengo ha accettato di sottoporsi ad una indagine epidemiologica per valutare se questi PFAS – sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, spesso chiamati “inquinanti eterni” – si trovano in quantità importanti nel sangue della popolazione che vive vicino al polo chimico. Per avere un riscontro oggettivo, anche un altro gruppo di persone residenti ad Alessandria, in una zona adeguatamente distante dallo stabilimento Solvay, si è prestato al prelievo del sangue”.
Il giornalista che ha condotto l’attività è Emmanuel Morimont, il regista Hevia Garcia Santos. Valerie Dupont ha collaborato per la sequenza girata in Italia. Il sangue di questi due gruppi di persone, è stato analizzato dagli scienziati del CHU – policlinico universitario di Liegi (Belgio) e dell’Università di Liegi: nello specifico dalla dottoressa Corinne Charlier (primaria del servizio di tossicologia Chu Liegi), dalla dottoressa Catherine Pirard (responsabile del settore ambientale del servizio di tossicologia) e dal dottor Gauthier Eppe (professore di chimica molecolare e responsabile del laboratorio Mass Spectrometry Lab dell’Università di Liegi).
Oggi pomeriggio, a Spinetta, gli esperti hanno incontrato chi si è sottoposto al prelievo di sangue per spiegarne – nel rispetto della privacy – i risultati. Dalle 20, invece, in una sala dell’hotel Londra, ad Alessandria, l’equipe televisiva e gli scienziati stanno incontrando i giornalisti locali per illustrare i dettagli dei risultati del lavoro.
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Intanto, alcune mamme della Fraschetta (come ci ha spiegato Annamaria Leva) hanno iniziato una raccolta firme – a carattere popolare – per chiedere sia il proseguo dell’indagine epidemiologica con esami del sangue e screening sulla popolazione potenzialmente esposta, che tutta una serie di punti a tutela della salute umana e dell’ambiente. Ambiente, come scritto dalla Corte di Cassazione, su cui pesa un Disastro ambientale innominato.
Il dato che spicca su tutti è che questi vecchi PFAS, in particolare il PFOA (dismesso nel 2013), sono presenti nel sangue delle persone che volontariamente hanno partecipato all’indagine giornalistica della televisione belga. Il valore riscontrato negli spinettesi è superiore al limite imposto dalla legislazione tedesca cui gli esperti hanno fatto riferimento, e decisamente più alto rispetto agli alessandrini (nei cui campioni di sangue è comunque stato trovato).
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Si tratta di sostanze pressoché indistruttibili per cui si riducono nel (lungo) tempo ma le cui tracce non si annulleranno mai. Non è stato rilevato il cC6O4 in trenta campioni, mentre c’è una forte probabilità che sia stata trovata – pur in assenza di standard specifici – la presenza di sostanze che gli esperti riconducono all’ADV (PFAS a catena lunga e non di nuova generazione, ancora in uso e, a quel che risulta, in produzione).
E’ necessario specificare che per il cC6O4, gli scienziati non avevano a disposizione lo standard specifico per cui è necessario capire se il metodo usato era in grado di rilevarne o meno la presenza.
I risultati di questa inchiesta giornalistica sono un alert che indica due fattori: il primo che queste sostanze sono state trovate nel sangue dei volontari, il secondo che l’indagine epidemiologica svolta da Comune di Alessandria, Asl e Arpa deve essere conclusa. E al più presto.
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Pubblichiamo di seguito i report diffusi dagli scienziati belgi.
“Il dispositivo del primo test di orientamento che riguarda i PFAS storici: Il laboratorio di tossicologia del CHU de Liegi ha misurato diversi PFAS (PFHxA, PFHpA, PFHxS, PFOA, PFNA, PFOS, PFDA) in campioni di sangue prelevati da più di 50 persone. 31 vivono nel perimetro vicino a Solvay a Spinetta Marengo E 21 persone che vivono a più di 3 chilometri di distanza ad Alessandria. Queste venti persone servono come gruppo di controllo per il paragone. Ogni volontario ha risposto a un questionario in modo che i dati personali potessero essere esaminati (abitudini alimentari, luogo di lavoro, età, sesso, fumatore, distanza da casa dalla fabbrica…). Tutti i dati raccolti sono stati anche confrontati con quelli di uno studio sui tassi di impregnazione PFAS in Vallonia condotto dal CHU nel 2015 su una popolazione di 242 adulti della popolazione generale. Le conclusioni: le concentrazioni di PFOA sono 5 volte superiori per il 50 percentile (P50) per gli abitanti di Spinetta (10,20 μg/L) rispetto a quelli di Alessandria (1,96 μg/L) o la popolazione generale in Vallonia (1,91 μg/L). Il P50 rappresenta il valore al di sotto del quale si trova il 50% dei risultati dei partecipanti. Questo è il valore mediano”.
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“Le concentrazioni di PFOA sono 10 volte superiori per il 95 percentile (P95) per gli abitanti di Spinetta (39,19 μg/L) rispetto a quelli di Alessandria (4,08 μg/ L) o la popolazione generale in Vallonia (4,72 μg/L). Il valore nominale P95 si riferisce al valore al di sotto del quale si trova il 95% dei partecipanti. Questo valore P95 di una popolazione generale viene solitamente utilizzato per evidenziare esposizioni particolarmente elevate. Ciò significa che le concentrazioni mediane e massime di PFOA sono significativamente più alte nei campioni di sangue delle persone che vivono a Spinetta rispetto agli abitanti di Alessandria o alla popolazione generale in Vallonia. La stragrande maggioranza (68%) dei residenti di Spinetta supera i valori corrispondenti a un’esposizione superiore al normale al PFOA (P95 di una popolazione generale in Vallonia in un recente studio), specialmente nelle persone di età superiore ai 60 anni. 17 abitanti di Spinetta (tra cui 6 ex lavoratori Solvay) su 31 (circa il 55%) superano il valore HBM-II (10 μg/L) fissato dalla commissione tedesca di biomonitoraggio umano rispetto a uno solo nella popolazione di Alessandria (questo è un ex lavoratore Solvay)”.
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“Questi risultati mostrano che mentre le misurazioni effettuate non consentono di trarre conclusioni su possibili effetti negativi sulla salute, i partecipanti a Spinetta hanno sperimentato un’esposizione significativa, descritta come preoccupante rispetto al valore HBM-II. Un’esposizione aggiuntiva deve essere evitata eliminando specifiche fonti di esposizione. Per tutti gli altri PFAS, le concentrazioni mostrano valori vicini o inferiori a quelli misurati in Vallonia. Tuttavia, c’è un’importante differenza tra il gruppo di Alessandria e quello di Spinetta: l’età. L’età media del gruppo Spinetta è di 65 anni contro 46 anni per gli abitanti di Alessandria. Molti studi hanno dimostrato una relazione tra concentrazioni di PFAS ed età, con le persone anziane che hanno concentrazioni più elevate, il risultato di un periodo più lungo di esposizione e quindi accumulo. Ci si aspettava quindi di osservare concentrazioni di PFAS più elevate nel siero dei partecipanti a Spinetta, indipendentemente dall’esposizione ambientale correlata al luogo di residenza. Pertanto, al fine di indagare obiettivamente se uno dei due gruppi ha subito una particolare esposizione ambientale relativa al luogo di residenza vicino al sito di Solvay, è quindi essenziale applicare test statistici multivariati (regressione multipla) che tengano conto di questi diversi parametri (come età, sesso, stato di fumo, esposizione professionale, consumo di alimenti potenzialmente più contaminati, ecc.)”.
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“La selezione solo di persone di età superiore ai 50 anni ed escludendo gli ex lavoratori di Solvay riduce notevolmente il numero di partecipanti ad Alessandria (N = 8), ma ciò consente di confrontare visivamente due popolazioni piuttosto simili in termini di esposizione ai PFAS. La differenza rimane significativa (p=0,015880) nonostante il peso statistico più basso relativo al numero di partecipanti presi in considerazione. La tendenza rimane la stessa se confrontiamo i volontari Spinetta over 50 con la popolazione generale in Vallonia della stessa età. Nonostante la grande eterogeneità tra i 2 gruppi principalmente in termini di età, ma anche in termini di (vecchia) esposizione professionale ai PFAS, i test statistici utilizzati tenendo conto dei vari fattori confondenti mostrano concentrazioni significativamente più elevate nei campioni di sangue delle persone che vivono a Spinetta rispetto agli abitanti di Alessandria. I fattori che influenzano maggiormente e significativamente le concentrazioni sieriche di PFOA sono l’ex attività professionale (ex lavoratori Solvay vs altri), il luogo di residenza (Spinetta vs Alessandria) e l’età in misura minore, questi 3 fattori spiegano quasi il 70% della variabilità dei risultati”
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“Il laboratorio di spettrometria di massa ULiège attraverso la piattaforma analitica CART, laboratorio di riferimento nazionale per gli inquinanti organici persistenti (POP) ha sviluppato un metodo di analisi non mirato per C6O4 e ADV mediante cromatografia liquida (LC), accoppiato con spettrometria di massa ad altissima risoluzione (HRMS) in modalità scansione e MS/MS. Questo metodo è stato sviluppato senza l’uso di molecole autentiche (standard analitici) perché non sono (più) disponibili in commercio. Sulla base dei dati disponibili nella letteratura scientifica (Washington et al, Sciences 2020), il CART di ULiège è stato in grado di sviluppare rapidamente un metodo affidabile e robusto per le molecole citate.
il metodo è stato utilizzato per analizzare un campione di acque reflue e 30 campioni di sangue di volontari Spinetta.
Acqua di scarico
Altissima probabilità della presenza di C604 e di diversi congeneri (5 in totale) di ADV (Cl-PFPECA) in un campione di scarico dell’acqua presso il sito industriale di Spinetta. Questi risultati sono in accordo con le analisi effettuate per il campione d’acqua prelevato a Spinotta nella pubblicazione di Washington et al. nel 2020.
Nessuna presenza al di sopra della nostra soglia di rilevamento per C604 nei 30 campioni
alta probabilità di presenza di più congeneri ADV: 0,1; lo 0,2; l’1.1; il 1.2; il 2.0
L’esposizione professionale in questo campione Spinotta (n=30) mostra livelli molto più elevati per tutti i congeneri di ADV rilevati nel sangue rispetto ad altre persone in questo gruppo di studio.
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