Personaggi valenzani: Luigi Vaccari
Un nuovo approfondimento storico del professor Maggiora
VALENZA – Nato nel 1868, figlio di Angelo e Cristina Ceriana, faceva parte della ramificata famiglia Vaccari, che ha avuto un ruolo rilevante a Valenza e che era suddivisa in quattro rami distinti: della Fornace, della Gropella, del Mulino e del Cascinone.
Luigi apparteneva al ramo Palazzina-Cascinone, era proprietario di un’importante azienda agricola di 90 ettari confinante con la Gropella, a sinistra di chi si dirige verso Villabella, sul cosiddetto “Pian dei Raselli”. La casa di dimora invernale era in via Cavallotti adiacente alla Banca Ceriana, quella estiva era “La Palazzina” in regione Fontanile.
Nel 1892 Luigi ha sposato Giuseppina Vaccari, anche lei facente parte dell’estesa famiglia, e ha avuto tre figli: Elena, Giuseppe e Federico.
Com’era costume di quei tempi, egli si è avvalso dell’agiatezza famigliare per ricoprire decorosamente cariche amministrative non remunerate, servendo e onorando la sua città.
Compie gli studi a Pavia, dove consegue il diploma di geometra (perito agrimensore), ma nella vita futura sarà sempre accompagnato dal titolo di commendatore.
Fin dagli anni giovanili si interessa di politica militando nel raggruppamento liberale (agrari-ministeriali). Alle elezioni suppletive per il comune del 1899 — 1.154 votanti su 1.612 aventi diritto — i liberali (grande centro), fino ad allora nettamente prevalenti sugli altri, fanno fiasco e, a seguito dell’imprevisto insuccesso parziale, il severo sindaco liberale Ferdinando Abbiati si da dimissionario, ma viene riconfermato dal consiglio comunale con 14 voti favorevoli e 10 schede bianche. Nella nuova giunta comunale è presente il giovane, Luigi Vaccari. Il 13 luglio 1902 quando viene rinnovato parzialmente il consiglio comunale della città, Luigi Vaccari è tra i candidati liberali eletti. Nello stesso anno è fautore della nascita dell’Unione Liberale di Valenza e del suo organo informativo ufficiale l’Aurora Liberale, il cui primo numero esce il 25/01/1903.
Nel luglio 1905, al rinnovo di una parte del consiglio comunale, i socialisti, pur sentendosi onnipotenti dopo i risultati delle suppletive politiche dell’aprile 1905 — elezione del socialista Giusto Calvi dopo la morte del deputato e icona liberale Lodovico Ceriana Mayneri — e in balia dei massimalisti ottengono solo due posti, mentre i liberali vedono eletti tutti i loro candidati. Avendo perso l’aura dell’intoccabile e fiutata la nuova aria che tira, il sindaco liberale Abbiati, da tempo il capoclasse, esterna vivamente la volontà di non essere più rieletto e Luigi Vaccari viene designato nuovo sindaco della città.È eletto il 16 luglio 1905 dal consiglio comunale con 21 voti a favore, una scheda bianca e 3 astenuti.
Ma i liberali (destra o sinistra), ormai poco uniti, dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo per un lungo periodo, in questi anni perdono molti consensi assicurandosi l’annientamento alle prossime elezioni comunali. Nell’inamidata borghesia valenzana, di cui Vaccari fa parte, è corta di idee e sempre in cerca d’autore, ha ancora impressa una certa nostalgia crepuscolare, quasi gozzaniana, fatta di onesti sentimenti, di disciplina e di senso del dovere, ormai fuori moda e con un sapore asprigno di capitolazione. Il tornado elettorale sopraggiunge il 26 giugno 1910 quando avviene il trapasso definitivo dall’amministrazione municipale liberale a quella socialista, che inizia, così, a costruire il fortilizio del proprio potere locale e la rovina degli altri.
Alle comunali del 12 luglio del 1914, i liberali sconfitti (Associazione Costituzionale Democratica) ottengono solo sei consiglieri tra cui il Vaccari, esacerbando le divisioni. Nelle prime comunali del dopoguerra del 26 settembre 1920, Vaccari è eletto nella minoranza cattolica-liberale, ma ben presto passa al partito degli agrari e, quando questi si fondono con il Partito Nazionale Fascista, diviene anche lui fascista. Nonostante ciò, sarà sempre un moderato, un carismatico senza boria, che attirerà molte simpatie e non sarà mai un gerarca nel senso negativo del termine.
Dopo l’uccisione del giovane fascista Vincenzo Alferano nel 1921, che implica la caduta del sindaco e il commissariamento, nel 1922 si tengono le elezioni amministrative e il carismatico Luigi Vaccari, che non ha antagonisti all’altezza, viene eletto sindaco. Rimarrà in carica come podestà quando Mussolini abolirà tutte le amministrazioni locali elettive, aumentando il potere dei prefetti e istituendo il podestà in tutti i comuni del Regno d’Italia. Nello stesso periodo Vaccari è anche presidente del consiglio provinciale, dal 1924 al 1928.
Dal 1928 al 1933 è chiamato a ricoprire la carica di podestà di Alessandria. Fin dalla presa del potere, i fascisti alessandrini sono divisi in due fazioni in lotta tra loro — i seguaci di Torre o di Sala — ma, dopo un alternarsi di sindaci e di commissari litigiosi, da Roma decidono di nominare un podestà super partes. La scelta cade sul sessantenne valenzano, uno stimato fascista con esperienza, un fondamentale esponente dell’ala moderata del partito locale che ha dato prova di estrema avvedutezza e di integrità morale, oltre che già sindaco, podestà di Valenza e presidente della provincia.
Senza lasciarsi travolgere da una classe politica scadente, egli si spenderà in modo estremo per questa città sofferente di immobilismo, realizzando, tra le opere più significative, la deviazione del canale Carlo Alberto, che attraversava la città creando un grave danno igienico e urbanistico, il mercato coperto di via San Lorenzo, il macello comunale, il liceo musicale, le scuole elementari nei rioni Orti e Pista e inaugurando il liceo classico.
Essendo soppressi gli organi elettivi, il podestà era scelto tra i cittadini, di norma tra gli iscritti al partito fascista, che, oltre a possedere i requisiti morali e civili, dovevano essere in possesso almeno del diploma superiore. La carica non era remunerata, ma poteva ricevere delle modeste indennità.
Dal 1934 al 1936 il commendator Vaccari è presidente della Provincia di Alessandria per la seconda volta; è durante il suo mandato che Asti si separa, diventando provincia autonoma.
Nel 1936, riponendo speranza e fiducia in lui, è nuovamente scelto come podestà di Valenza, quindi commissario dal 1939 al 1940 oltre che vice presidente del Consiglio delle Corporazioni, ma si chiama fuori prima che sia troppo tardi, perché anche la credibilità e l’aureola col tempo svaniscono, mentre il fascismo sarà in futuro ridotto a romanzo criminale.
Vaccari, che è l’oppositore della vita oziosa e comoda uno dei mantra del fascismo, è stato consigliere della Cassa di Risparmio, dell’Unione Industriale e della Camera di Commercio, membro del consiglio di amministrazione dell’Ospedalino di Valenza e dell’Opera Pia Pellizzari, promotore dell’Asilo di Monte Valenza. Nel 1937 è il presidente fondatore del Rotary Club Alessandria.
Muore a Valenza, nella “Palazzina” in regione Fontanile, il 29 maggio del 1943, un paio di mesi prima della caduta del regime fascista; giusto in tempo per non viverla, anche se, disincantato, di sicuro l’aveva presagita. Ora riposa nella cappella di famiglia del cimitero di Valenza.
Luigi Vaccari è stato nemico di ogni illusione, un conservatore realista che ha servito la sua città natale e che, con lucido disincanto, le ha dato lustro e decoro.