Dieta e fibromi uterini
In tutto il mondo, le donne sono colpite da diverse patologie che riguardano la sfera ginecologica: in genere sono di tipo benigno, tra queste, le più comuni sono l’utero fibromatoso, l’endometriosi e la sindrome dell’ovaio policistico. Questi problemi possono causare tutta una serie di disturbi altamente invalidanti, o comunque limitanti il benessere della donna: mestruazioni abbondanti, forte dolore pelvico e infertilità. In quest’ottica, anche il tipo di dieta e alcuni nutrienti specifici sono stati studiati e valutati. I leiomiomi dell’utero sono una delle anomalie patologiche tumorali più comuni del tratto genitale femminile, noti anche più semplicemente con il nome di fibromi uterini (FU), a causa della loro composizione di carattere fibroso ed all’elevato contenuto di collagene.
La loro presenza in genere aumenta con l’età, e si manifestano nelle donne di età superiore ai 30 anni con una frequenza che può variare dal 20% al 50%, o anche più. Diversi studi hanno messo in evidenza un effetto protettivo del consumo di frutta, e in generale di alimenti vegetali, soprattutto arance, mele, cavoli, broccoli e pomodori. In uno studio (Wise et al., 2011) le donne che consumavano almeno 4 porzioni al giorno di frutta e verdure avevano un rischio significativamente ridotto rispetto a chi ne consumava solamente una porzione. Secondo le ipotesi più accreditate, i composti fitochimici presenti negli alimenti vegetali potrebbero svolgere il loro ruolo protettivo sul processo fibromatoso sia inibendone la proliferazione cellulare e l’infiammazione sia inattivando le vie che regolano il metabolismo dei fattori di crescita e degli ormoni.
Tra i singoli nutrienti più studiati, invece, bassi livelli di vitamina A (ma non di carotenoidi) e soprattutto di vitamina D sembrano favorire una comparsa più frequente di fibroma uterino. Gli studi epidemiologici hanno dato risultati abbastanza discordanti e non definitivi sulla possibile relazione tra specifici grassi di origine alimentare e insorgenza di FU. Resta il fatto che le statine, utilizzate per ridurre i livelli di colesterolo e grassi nel sangue, potrebbero avere un effetto protettivo per questo tipo di patologia, lasciando quindi supporre che ci sia una stretta relazione tra FU, tipo di grassi assunti e metabolismo.
È quindi consigliabile non esagerare con gli alimenti di origine animale (carne, pesce, latticini) e attenersi alle frequenze settimanali/mensili dettate dalla dieta mediterranea. Anche gli studi che hanno valutato il possibile ruolo negativo delle bevande alcoliche e del caffè hanno dato risultati abbastanza discordanti per cui al momento non è possibile dare delle indicazioni di consumo definite. Nel dubbio meglio evitare il più possibile gli alcolici e i superalcolici, non superare i due caffè al giorno e farvi seguire da un team di esperti (ginecologi e nutrizionisti).
Dr.ssa Sara Cordara
Biologa nutrizionista specialista in scienza dell’alimentazione ed esperta in nutrizione sportiva
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