Personaggi valenzani: Luciano Lenti
Un nuovo viaggio nella storia di Valenza con il professor Maggiora
VALENZA – Luciano Lenti è stato il principale e più importante personaggio politico valenzano dal dopoguerra.
Nato ad Alessandria il 2-2-1924; partigiano, membro di formazioni irregolari armate che agiscono su questo territorio durante la Resistenza, col nome Tom è Commissario del Battaglione Nicola Marchis (molto presente in zona Pecetto-Mugarone-Bassignana-Rivarone-Grava). Si laurea in chimica nel 1949; apre e gestisce per lungo tempo a Valenza un banco di Saggi Analisi Metalli Preziosi (SAMP).
Disciplinato e centralista, legato alla sua intelligenza, incarna il prototipo locale agiato e colto dentro la grande chiesa comunista (Bakunin, molto tempo addietro, asserì che il vero motivo per cui molti ricchi sono comunisti è il senso di colpa); è eletto consigliere comunale di Valenza nel 1951. Nel 1956, ribadita la guida del Comune al gruppo social comunista, Lenti è eletto sindaco dal Consiglio Comunale della città. Riconfermato nel 1960, ormai principale esponente del partito comunista locale, conduce e gestisce in modo onorevole e affidabile anche le sorti del Comune: governa ovunque si metta e non solo a vantaggio della propria fazione.
Alle elezioni politiche del 1963 viene eletto alla Camera dei Deputati nelle liste del PCI con 16.080 voti di preferenza (IV legislatura, 16 maggio 1963-4 giugno 1968, governi Leone, Moro). Porta avanti il doppio incarico (sindaco e parlamentare) per più di un anno (aprile 1963-novembre 1964), che è un po’ come possedere il dono taumaturgico dell’ubiquità.
Lenti non è solo il sindaco della città ma è il parlamentare zonale di riferimento; è da tempo il direttore-governatore della città: decide, decreta, esprime pareri vincolanti. È raro trovare chi non sia colpito dalla sua eloquenza. Un dio o un demonio, secondo gli umori politici. Dal dopoguerra, sarà il sindaco più duraturo, il più amato e più detestato (dall’opposizione, viziata spesso dal pregiudizio).
Alla Camera svolge le funzioni di segretario della Commissione speciale per l’esame dei progetti di legge relativi alle zone depresse del centro nord, dal 20 giugno 1966 sino al termine della legislatura. Componente della IV Commissione (Finanze e Tesoro) e della Commissione parlamentare per il parere al governo sulle norme delegate in materia di nuove tariffe generali dei dazi doganali.
Viene rieletto al Parlamento nel 1968 (V legislatura Camera dei deputati, 5 giugno 1968-24 maggio 1972, governi Leone, Rumor, Colombo, Andreotti): sono gli anni che vedono affiorare nuovi movimenti contestatari come Potere Operaio, Lotta Continua e i primi nuclei del terrorismo. È primo estensore della Legge “Nuova disciplina dei titoli e dei marchi d’identificazione dei metalli preziosi e dei loro lavorati”, presentata il 14 marzo 1969.
Nel mese di gennaio 1973 Luciano Lenti viene nuovamente designato sindaco: sono passati dieci anni ma i valenzani lo amano ancora (piace tanto alla gente che piace). Resterà sul trono sino al 1983 quando, stretto in una morsa, finirà sulla graticola: quasi una lunga esperienza regale para-assolutistica con un’aura di intoccabilità. Non a caso, del resto, tutti sono schierati al suo fianco come ausiliari o complementari, nella speranza di splendere con lui nel firmamento politico locale. Ma, al di là delle consonanze che contraddistinguono i rapporti con chi gli sta intorno, nelle varie elezioni comunali (dal 1956 sino alla sua ultima del 1983, quasi un’era geologica in politica) egli ottiene ogni volta un evidente largo consenso: resta sempre il primo tra gli eletti al Consiglio comunale. Con l’opposizione locale passa da una poderosa e perentoria conflittualità a una condizione di maggiore distensione ammorbidendo le proprie posizioni e riducendo certe tensioni.
Con lui ciò che sembrava impossibile, spesso è stato possibile. Ha promosso e incoraggiato lo sviluppo di diverse grandi opere della sua città, quali: la Biblioteca civica, il Centro Comunale di Cultura, la prima Mostra del Gioiello, la zona Co.In.Or.
Collezionista d’arte, amico e sodale di maestri del Neorealismo, dagli Astratto Concreti ai Nuovi Figurativi, per la città di Valenza ha ottenuto in dono da Giacomo Manzù la lapide di bronzo con l’epigrafe di Salvatore Quasimodo a ricordo dei Partigiani uccisi, opera esposta nel Palazzo Pellizzari sede del Comune, e per la Casa del Popolo Valentia (aperta il 25 luglio 1958) le opere pittoriche-murali dei più famosi artisti del tempo (Motti, Sassu, Treccani, Aurelio e altri).
Muore a Valenza l’8 giugno 2007. Di lui si dirà che ha vinto tanto e qualche volta ha perso. Ma di una cosa gli va dato atto: animato da un forte impegno civile, non si è tirato indietro ogni volta che questa città ha avuto bisogno.