Dipendenza affettiva, una fame d’amore da soddisfare
È una tematica che spesso entra in studio. Mi viene in mente una coppia seguita di recente che non può continuare a stare insieme ma nello stesso momento non riesce a lasciarsi. Il dilemma è dilaniante.
Vi sarà capitato di sentir parlare di dipendenza affettiva. Attenzione a non confondere una vera e propria patologia con il mal d’amore – ovvero con la fine di una relazione importante, laddove tristezza e senso di vuoto emergono con violenza durante la separazione e hanno a che vedere con l’elaborazione della perdita – dell’altro.
In questo caso si tratta di un vuoto che il tempo colmerà.
Esiste anche una forma di dipendenza sana, caratterizzata da amore reciproco nella coppia, fonte di benessere, differente dalla dipendenza “negativa”, ovvero quel legame che diventa l’unica fonte di appagamento per l’individuo: il partner viene investito di aspettative salvifiche ed irrealistiche.
La dipendenza affettiva implica innanzitutto uno sbilanciamento IO – TU: soddisferò il mio bisogno d’amore e di riconoscimento soltanto attraverso di te, tu sei il mio sole ed io la terra che gira intorno a te.
La persona che sviluppa questo tipo di disturbo ha come una fame d’amore che potrà soddisfare soltanto attraverso il soddisfacimento del partner. L’amore a questo punto diventa condizionato: dovrò guadagnarmi quell’amore tanto desiderato reprimendo i miei bisogni, a vantaggio dei tuoi. Se mi occuperò dei tuoi bisogni, tu non mi lascerai; se metterò da parte le mie necessità, non ti perderò. Tali premesse sono purtroppo destinate a fallire. Il dolore è quasi fisico.
Quella relazione riempirà il mio vuoto e mi fornirà tutto il “nutrimento” di cui ho bisogno.
Questo è il confine oltre il quale non parlerò più di amore, ma di dipendenza.
Come nelle dipendenze da sostanze c’è uno sfrenato bisogno della sostanza, così nella dipendenza affettiva c’è uno sfrenato bisogno del partner.
È possibile riconoscere alcune fasi, proprie di un circuito dipendenziale:
- l’ebbrezza: l’altro è indispensabile per farmi sentire bene; la dose – il soggetto ricerca sempre maggiore presenza da parte del partner;
- il craving: senza di lei o di lui mi sento male;
- il discontrollo: dei miei comportamenti, che possono diventare irrazionali, fuori controllo appunto.
I pazienti ci parlano di terrore della perdita, respiro che manca, ansia ingestibile, pianti, “non riesco a vedere futuro senza di lui”, “sento il vuoto ad immaginarmi senza di lei”.
Esistono poi diversi tipi di dipendenza affettiva:
- coloro i quali vanno alla ricerca di un salvatore – bisognosi di costanti conferme: mai colmeranno quel vuoto d’amore;
- coloro i quali ingaggiano relazioni tossiche nel costante tentativo di cambiare l’altro per salvarlo da se stesso, senza mai riuscirvi;
- coloro i quali persistono nell’ambivalenza di voler essere salvati e nello stesso tempo rifuggono da qualunque forma di aiuto, perseguendo un circolo vizioso senza fine.
Ecco i sintomi più frequenti:
- perdita di contatto con il reale;
- perdita di controllo;
- sintomi psicosomatici, ansia, insonnia.
Quando il dipendente affettivo chiede aiuto sta molto male ed è molto difficile aiutarlo, perché tenta di ristabilire questo paradosso anche nella relazione con il terapeuta. In questi casi è necessario prevedere una terapia mirata al “nutrimento emotivo”, finalizzata a consentire lo sviluppo affettivo rimasto incompleto.
Dobbiamo tenere conto che la terapia potrà essere discontinua, poiché come in tutte le dipendenze il percorso per disintossicarsi è lungo e tortuoso, costellato da interruzioni ed ostacoli.
Il paziente si mostra spesso incoerente rispetto ai propri obiettivi, e noi terapeuti rischiamo di provare senso di impotenza e frustrazione. Importante non cedere alla trappola di trasformarci in “salvatori” mantenendo una relazione terapeutica solida e non abbandonica, che sia il terreno fertile per ricostruire quel fragile tessuto emotivo, affinché il soggetto, finalmente, possa sperimentarsi con il terapeuta all’interno di una relazione funzionale.
Mai come in queste situazioni di fame d’amore la terapia familiare può rivelarsi la chiave di volta.