Una panchina rossa per dire no alla violenza sulle donne
Inaugurata ieri in piazza Italia. «Un segno tangibile contro il femminicidio e contro la violenza di genere»
Manifestazione contro la violenza sulle donne organizzata a Novi Ligure da Partito Democratico e Articolo Uno
NOVI LIGURE — «Finché ci sarà una donna minacciata noi non avremo pace»: è lo slogan della manifestazione che Articolo Uno e Partito Democratico organizzano a Novi Ligure giovedì 25 novembre, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne.
L’iniziativa si svolgerà in piazza Dellepiane alle 17.00, con un sit in e un minuto di silenzio. La chiusura della manifestazione sarà invece in largo Valentina (via Giacometti) con la proiezione di video testimonianze su episodi di violenza che talvolta hanno avuto conseguenze fatali.
«Ci sono tanti episodi di violenza sulle donne che non vengono resi noti al pubblico, perché non sono sfociati (ancora) in un femminicidio – commenta il coordinatore del Pd novese Pino Santonastaso – L’origine del problema è sicuramente di educazione del genere maschile, ma bisogna lavorare anche sulla scuola e sulle ingiustizie sociali. Viviamo un’epoca in cui le prepotenze non vengono condannate da una parte della società. Non per questo però dobbiamo smettere di difendere le persone che più rischiano di subire queste prepotenze».
Una panchina rossa per dire no alla violenza sulle donne
Inaugurata ieri in piazza Italia. «Un segno tangibile contro il femminicidio e contro la violenza di genere»
Anche perché il fenomeno non accenna a diminuire. Nel corso del 2020, fa sapere l’associazione provinciale Medea, nei centri antiviolenza sono stati registrati 187 nuovi accessi, in pratica uno ogni due giorni. La fascia di donne che va dai 35 ai 44 anni è quella maggiormente propensa a rivolgersi a Medea e – a discapito di uno dei pregiudizi più diffusi – il 73 per cento delle donne è di nazionalità italiana, la scolarità di solito è di buon livello e in 6 casi su dieci la vittima ha un proprio reddito (lavoro o pensione).
«Le informazioni relative al tipo di occupazione che si raccolgono durante i colloqui sono utili per delineare la condizione contingente della donna e la necessità di trovare un’autonomia economica», spiegano da Medea. Per questo, a partire dal 2017, l’associazione ha creato al suo interno un servizio di orientamento al lavoro, strumento indispensabile per affrancarsi dalla violenza.
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Tra le donne che si sono rivolte al centro antiviolenza il 78,5 per cento ha figli. Questo dato testimonia l’importanza dei percorsi di sostegno alla genitorialità e dei progetti legati alle Case Rifugio. Il 51 per cento delle donne che ha subito maltrattamenti è sposata o convive con chi le agisce violenza.
«La violenza si conferma un elemento interno alla coppia – commenta Carlotta Sartorio, responsabile Centro Studi Medea – Le vittime di violenza, dunque, conoscono perfettamente il loro persecutore, vivono a stretto contatto con il maltrattante, esponendosi quotidianamente al rischio di nuove violenze. Nel 60 per cento dei casi troviamo la violenza fisica accompagnata da altre forme, quali l’isolamento dagli affetti e dalle relazioni esterne, minacce nei confronti dei familiari, ricatti fino alla minaccia di morte. Oltre un terzo delle donne è stata oggetto di vessazioni psicologiche accompagnate da altre forme».
A novembre 2021 sono già 189 le richieste di aiuto giunte a Medea, contro le 165 dello stesso periodo del 2020. L’associazione gestisce alcuni due alloggi protetti, in cui vengono ospitate donne con figli minori che necessitano di allontanarsi dalla propria casa per ragioni di sicurezza, e quattro appartamenti di semi-autonomia, per l’accoglienza di donne che necessitano di un supporto pratico e abitativo per affrancarsi dalla violenza.
Nel corso del 2020 le richieste di ospitalità sono aumentate, con il raggiungimento della capienza massima assicurata dalle strutture delle Case Rifugio, vale a dire 22 posti letto. Sono state ospitate complessivamente 9 donne con 11 figli: quasi tutte erano straniere, arrivate per lo più da fuori regione.