Il Gatto nero? Era un negozio…
Oggi è la "Giornata". Le superstizioni, le adozioni e i ricordi alessandrini
ALESSANDRIA – Se dici “Gatto nero” ad Alessandria, i meno giovani ti racconteranno di un invitante negozio di gastronomia che, per molto tempo, ha deliziato i palati. Il piacere delle cose buone passava da quella bottega che profumava di sapori.
Se quest’attività fosse ancora aperta, probabilmente oggi farebbe festa. Già, perché il 17 novembre è la Giornata del gatto nero, ideata per rendere giustizia all’animale che, secondo dicerie e leggende, dovrebbe portare sfortuna, almeno quando ti attraversa la strada. Va da sé che se tu sbandi perché sei distratto dal gatto, non è colpa del felino, semmai la tua. Però, dal momento che (quasi) tutto si celebra, brindiamo al gatto nero, per cercare di ridargli quella dignità che gli uomini gli hanno tolto.
La festa serve anche a sensibilizzare alle adozioni di micini, ben sapendo – così riportano le statistiche – che i gatti neri sono i meno adottati. Una discriminazione razziale, si potrebbe dire.
La colpa è della superstizione che, come si sa, non è affare dell’oggi. Pare che nel Medioevo, i cavalli, di notte, fossero spaventati dagli occhi gialli dei gatti incontrati sulla via. E’ bastato ciò ad accomunale i gatti al diavolo. Non solo: per molti popoli del Mediterraneo, il gatto nero era associato a streghe e presenze demoniache. Tant’è che ci sono stati papi che ne autorizzavano l’eliminazione per la loro presunta vicinanza col maligno. Però va anche detto che i marinai inglesi li volevano a bordo perché scacciavano la sfortuna.
E se noi tocchiamo ferro (e non solo) quando ci imbattiamo in un gatto nero, si sappia che per inglesi, scozzesi e giapponesi incontrarne uno per strada è di ottimo auspicio.
Buona festa ai gatti neri, alla fin fine. A chi già lo possiede, a chi vorrà adottarne uno. E agli alessandrini memori di quella bottega storica, indimenticata dai clienti.