Monumento a Baleta, la storia di Alessandria
ALESSANDRIA - Le foto dell'inaugurazione del monumento a Baleta, lo storico bar simbolo della città dal 1929 al 1991. Una…
Inaugurato questa mattina il monumento che ricorda il locale che ha cresciuto intere generazioni
ALESSANDRIA – Mattinata piena di emozione in vicolo dell’Erba, dove è stato inaugurato il monumento “Baleta, 1929”, fortemente voluto dalla famiglia Gemme e dall’amministrazione comunale.
L’opera, su progetto dell’architetto Gian Franco Tremolada di Monza e realizzato in metallo zincato dalla Fors Srl di Barbata (Bg), riproduce in “tridimensione” un disegno del 1970 dell’indimenticato Gino Gemme, gestore del bar che ha fatto la storia della città, con diretto riferimento alla “pallina” (baleta) nel dialetto alessandrino.
“E’ un momento molto significativo – le parole del sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco – perché questo locale ha avuto una grande parte nella vita della città. Io stesso, a Cassine, ne sentivo gli echi e se siamo qui oggi lo dobbiamo agli sforzi della famiglia Gemme, che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere negli ultimi mesi, e dello stesso architetto Tremolada, che ci ha messo il cuore: la gente che arriva da fuori si innamora di Alessandria e questo è un enorme atto d’amore nei confronti della nostra comunità, specialmente ricordando che tutto nasce da un disegno di Gino Gemme in chiave cubista, quasi in parallelo con il mosaico di Severini”.
Toccati da tanto affetto – vicolo dell’Erba era infatti pieno di amici e clienti storici di Baleta, tutti con gli occhi lucidi – Paola e Carlo Gemme (ai quali, ricordando ciò che è stato Baleta, è stata anche consegnata “ad honorem” la targa di Bottega Storica della Città di Alessandria): “Desidero ringraziare il sindaco Cuttica – sottolinea Paola – per essersi dimostrato così attento ai fenomeni di costume dell’Alessandrino e all’identità del nostro territorio. E con lui gli assessori Roggero e Barosini (presenti all’evento insieme alle colleghe Formaiano, Fteita, Lumiera e Straneo, a Gian Paolo Lumi in rappresentanza della Provincia e ad alcuni consiglieri comunali). Ovviamente un pensiero affettuoso a mia mamma Carla, che è qui, e a mio fratello Carlo”.
“E grazie – prosegue Paola Gemme – all’architetto Tremolada, che un giorno – mentre lavorava all’interno della pizzeria che ha aperto proprio là dove si trovava Baleta – ha visto il disegno di nostro papà Gino e ha deciso di tradurlo da bidimensionale in tridimensionale, dando grande forza espressiva alla cromaticità. Questa, del resto, è una tra le vie più carismatiche del centro ed è giusto sia valorizzata”.
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“Io ricordo innanzitutto i tanti baletiani che non ci sono più – aggiunge Carlo Gemme – E anche i tanti che sono qui con noi, a testimonianza di uno stile di vita che ci unisce da sempre. Del resto, ci si affacciava da Baleta, in sala biliardi, negli anni della scuola e solo dopo qualche tempo di ‘tirocinio’ si poteva accedere agli altri spazi. Conoscendo così personaggi incredibili, che in un clima di assoluto egualitarismo e in un gergo a metà tra il dialettale e il neologismo mettevano in scena tutti i giorni i cosiddetti ‘laccioni’, che sviluppavano nel giovane una ironia cinica e disincantata”.
“Quello stesso giovane – prosegue Carlo Gemme – che non poteva esimersi dal rischio di esser messo alla berlina alla prima imperfezione, che se non corretta portava poi a un martellamento che finiva tragicamente con l’etichettatura di ‘bruciatore’. Come amava dire mio padre, Baleta era un locale dove potevi stare cinque minuti o tutta la vita. E i legami che sono nati allora sono rimasti saldi fino a oggi”.
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