La strada Serra a Valenza
Un nuovo approfondimento storico del professor Maggiora
VALENZA – A Valenza esiste un’antichissima via di comunicazione, ormai dimenticata e relegata a percorso cantonale, di notevole valore storico e paesaggistico attribuitogli dalla natura: la panoramica Strada della Serra. Oggi è una semplice via di campagna, in più tratti ridotta a un sentiero sovente invaso da vegetazione o finanche cancellato dagli aratri. Ma, sorprendentemente, offre sempre la meraviglia di belle vedute panoramiche sulle colline e la pianura circostanti con colori che rilassano e infondono serenità.
Nel territorio valenzano inizia dal Bric dell’Olio e continua finché arriva a incrociare la cima della Colla di Valenza. Gira a sinistra in direzione di Betania, fino ad arrivare in prossimità del Bric del Pero ove, di fronte all’ingresso di una villa, diventa un piccolo sentiero sulla sinistra che scende in un boschetto disseminato di piccoli ostacoli. Prosegue in costa su strada sterrata ed arriva sull’asfalto di strada Astigliano, ove avanza diritta in direzione del Golf Club “La Serra” finché, all’ingresso del Club, passa oltre a sinistra su uno sterrato sino ad intravedere a destra la frazione di Frescondino. Prosegue su una via che torna a essere asfaltata e al successivo bivio tiene la sinistra e dopo circa 1 chilometro incontra sulla sua destra la deviazione per il Santuario della Madonna del Pozzo a San Salvatore.
Nell’intero suo percorso è stata una lunga via d’altura, anche in terra battuta, per pedoni e bestie da soma in grado di collegare la pianura tortonese con centri situati ai piedi delle Alpi, attraversando da est a ovest le colline del Po e del Monferrato, sin da epoca pre-romana, probabilmente sin dall’età del bronzo. Proseguendo lungo le creste delle colline lontane dai fondovalle evitava i corsi d’acqua, le paludi e i dislivelli. Queste strade erano le più sicure e le più durevoli perché esposte al sole e hanno rappresentato per secoli una risorsa importante. La nostra porzione della Strada Serra aveva il suo capolinea alla Madonna di San Zeno (frazione di Montecastello) e rappresentava un percorso preferenziale della zona valenzana. Un itinerario che ci rievoca vicende e narrazioni di epoche antiche, con cronache semplici di borgata, storie importanti di eserciti e di viaggiatori.
I Romani tracciavano strade rette con ponti e viadotti; infatti, com’è noto, costruirono lunghe strade rettilinee per scopi militari, politici e commerciali, anche nel nostro territorio; pertanto le colline del Po non vennero attraversate da apprezzabili vie romane e la Strada Serra fu del tutto trascurata. Ma dal III secolo d.C., quando l’apparato romano entra in profonda crisi, tutto il sistema stradale subisce un decadimento incessante fino a scomparire del tutto. I Longobardi stabilitisi nella nostra zona (600-700 d.C.) tornano a muoversi sugli antichi percorsi d’altura su vie più dirette e stabili quale la Strada della Serra che diviene una via pratica per chi non intende affrontare le selve della pianura imbarbarita e insicura.
Nell’Alto Medioevo (dal 500 al 1000 d.C.) l’unica difesa è l’isolamento e l’inaccessibilità e viene a cessare ogni interesse per la conservazione della rete viaria, solo scabri sentieri e tortuose mulattiere uniscono città, paesi e villaggi. Probabilmente è in questo periodo che si sviluppano lungo questo percorso alcuni nuclei abitati, poi borghi medievali più congrui, , come Rivarone, Montecastello, San Salvatore. Solo Valenza viene rifondata sull’altopiano che domina il fiume (zona Colombina) distante da questa via dove rimane invece ancora per lungo tempo il vecchio borgo di Astiliano. Lungo il tracciato valenzano della Serra si è rinvenuto un paio di speroni di ferro riferibili al periodo, provenienti da una sepoltura scoperta sul Bric Paradiso e oggi conservati al Centro di Cultura.
Dopo l’anno Mille, il percorso valenzano di questa strada dominata dalla natura degrada nuovamente e perde poco alla volta i frequentatori; i traffici più ingenti tornano a interessare la zona pianeggiante e soprattutto le vie fluviali, anche se le strade principali non sono vincolate da un tracciato unico ma da fasci più o meno paralleli di percorsi, quale il nostro, destinati a offrire ai viaggiatori varie opportunità. Pertanto, mentre il Po diventa determinante per lo sviluppo di Valenza, diversi piccoli borghi lungo la Strada Serra spariscono, assorbiti da Alessandria e da Valenza.
Questa via sarà invece ampiamente percorsa da ogni formazione militare che transiterà o combatterà in Valenza con stretta vicinanza alla vita e alla morte. Data la sua posizione strategica, Valenza sarà sottoposta a una lunga fila di rilevanti assedi bellici (come negli anni 1370, 1499, 1557, 1635, 1656, 1696): non conflitti di popolo, ma violente battaglie di estese guerre per il predominio europeo
Nel Settecento la Serra, sempre nel tratto compreso tra Valenza e il Tanaro, è luogo di altri sanguinosi combattimenti, soprattutto nelle due battaglie di Bassignana, il 27 settembre del 1745 (austro-piemontesi contro franco-spagnoli) e il 12 maggio 1799 (Austriaci e Russi contro Francesi). Anche diversi gruppi di briganti e raggruppamenti locali, che lottano clandestinamente prima contro l’invasione sabauda e poi contro gli occupanti francesi, bazzicano o trovano rifugio in questo percorso.
È più avanti chiamata anche “Strada di Napoleone” (solo verosimilmente, poiché probabilmente è l’unico condottiero che pur trovandosi nella zona non l’ha percorsa). Invece è proprio a Valenza nella villa Voglina (sontuosa tenuta progettata dall’architetto Filippo Juvarra e realizzata a cavallo tra 1678 e 1736), tra Strada Serra e Betania, che nel 1800 Napoleone Bonaparte stabilisce il suo Quartier generale e la sua fortezza strategica. Riposa in una delle 32 stanze del nobile edificio preparando l’offensiva contro gli austriaci a Marengo. L’egemone astro imperiale era già stato a Valenza nel 1796 (battaglia di Lodi) e ritornerà in breve visita nel 1805 (Alessandria-Valenza-Casale).
D’altra parte vi sono anche altri molteplici fatti oscuri e sanguinosi che si sono ripetuti su questa nostra via di campagna (chissà quante volte ignoti soldati hanno trovato ospitalità, anche non in modo pacifico, nelle case che sorgevano lungo la Serra), come i tanti saccheggi compiuti verso alcuni sfortunati del luogo rendendoli spesso persino pezzenti a vita.
Vale la pena ricordare pure che durante la Resistenza questo percorso abbandonato è sovente utilizzato con cautela dai nostri combattenti per posizionamenti e ricoveri. Nel frattempo è percorso anche da clandestini per fare arrivare viveri e rifornimenti a questi partigiani.
Un sentiero locale “in cresta” suggestivo e misterioso, carico di trame cui si sono ormai mestamente perse le tracce; oggi quasi impraticabile e d’altro canto comunque privo di adeguata valorizzazione e del prestigio perduto.