Personaggi valenzani: Don Ezio Vitale
Un nuovo approfondimento storico
VALENZA – Nasce da modesta gente contadina il 7 luglio 1936 nella tenuta Bausone a pochi passi dal fiume Bormida ad Alessandria. Dopo la nascita di due sorelle e di un fratello, i Vitale si trasferiscono a Oviglio per ritornare poi nel 1949 ad Alessandria dove aprono una latteria. Intanto nel 1947 Ezio ha lasciato la famiglia per trasferirsi a Cuneo presso i Gesuiti, ma dopo pochi anni ritorna nella sua città per iscriversi al seminario alessandrino dove affronta i corsi di teologia e dove avviene la sua profonda crescita interiore. Nel 1961, il giorno della sua ordinazione sacerdotale nell’antica e celebre chiesa di Santa Maria di Castello, pronuncia una lungimirante frase profetica “voglio fare il missionario”. Viene destinato prima a Bosco Marengo quindi gli è affidata Santa Maria di Castello ad Alessandria per sostituire i due sacerdoti della parrocchia coinvolti in un incidente stradale. Molto dinamico, è impegnato in diversi altri servizi verso gli altri (tra gli orfani del Collegio San Giuseppe, negli Orti, al Santa Chiara), ma sarà Valenza ad adottarlo spalancandogli le braccia.
È il 1965 quando affianca don Luigi Frascarolo con il compito di perfezionare l’attività degli oratori di viale Vicenza. Tutti divengono amici di questo sacerdote dal fisico robusto che viaggia in lambretta prima di convertirsi a una 500 Fiat: sa coinvolgere i ragazzi che lo seguono anche nel campeggio Don Pietro a Cervinia. Raccoglie stracci, carta, ferro per “Mani tese”, ormai qui tutti collaborano a favore del Terzo mondo. Ma don Ezio si occupa anche dei degenti dell’ospedale Mauriziano e dei meno abbienti cui distribuisce vestiti, scarpe e tutto ciò che i valenzani consegnano a lui. Adorato dai giovani, apprezzato dagli anziani, sostenuto dai più benestanti egli abbatte ogni barriera senza dogmi né anatemi; nel suo cuore c’è però sempre l’Africa, sogno rafforzato da un viaggio fatto in quei luoghi poverissimi nel 1972.
Celebra messa perfino in un garage nel quartiere Mazzucchetto e nel 1973 diventa il primo parroco della nuova chiesa di Sant’Antonio ma, ormai determinato al gran passo e progettando di servirsene nei nuovi luoghi, impara da un falegname la lavorazione del legno e si reca infine in Gran Bretagna per apprendere l’inglese.
Nell’anno 1974 corona finalmente il suo sogno e inizia la sua avventura di missionario in Africa. La prima destinazione è la missione di Kasikeu in Kenia; l’anno successivo si trasferisce a Makueni, finché nel 1975 giunge a Kathonzweni a 150 km da Nairobi dove il 16 aprile 1976 è nominato responsabile della missione che ha un’estensione di circa 100 ettari con ben 23 villaggi e la presenza di 30 mila persone di cui circa 5 mila cristiani da assistere e. È una terra di povertà e siccità, dove è difficile anche sopravvivere; don Ezio si pone principalmente due obiettivi: l’assistenza sanitaria e la costruzione di scuole. In poco tempo i villaggi vengono dotati dalle scuole di primo grado e nel loro territorio sorgono pure alcune scuole superiori. Ammirati dal suo ardimento e dalla sua competenza, il popolo locale lo chiama Padre Leone nome che riassume bene il suo carattere e il suo coraggio. La sua opera instancabile investe ogni campo della vita della missione, dove avviene un prodigioso sviluppo, il tutto tenendosi in contatto costante con la generosa comunità valenzana che lo sostiene economicamente e non solo.
Carismatico, risoluto e spontaneo, con un cuore generoso che sa dare tenerezza ai più piccoli e ai sofferenti, nei suoi ritorni e ripetuti incontri a Valenza don Ezio travolge tutti con il suo entusiasmo e la sua carica di umanità. Per sostenere la sua opera si costituisce il Centro missionario valenzano, il quale provvede a finanziare le necessità più incombenti della missione.
Arriva però il tragico pomeriggio del 7 aprile 1985. È la domenica di Pasqua, sul procinto di iniziare messa nella propria amata missione, don Ezio viene investito da una pesante trave del tetto della chiesa, crollato per un’improvvisa tromba d’aria. Padre Leone lascia la vita terrena insieme con altri tre fedeli: una tragedia incredibile, seguita da una “santificazione” a furor di popolo.
La sera di martedì 9 aprile 1985, alla messa di suffragio, il Duomo di Valenza è gremito fin sul sagrato e domenica 14 ai funerali la bara è portata sulle spalle dagli amici in un lungo corteo che da piazza Gramsci si snoda lungo corso Garibaldi sino al Duomo tra una folla di valenzani addolorati, commossi in preghiera e in lacrime per questo sacerdote della nostra terra che nel suo impegno verso gli altri non ossequiava i forti, ma difendeva e metteva al primo posto gli ultimi.
Oggi che i valenzani trascurano le istituzioni religiose affidandosi spesso agli inganni della rete globale, il ricordo di questo speciale uomo della Chiesa è però sempre vivo in questa prodiga città che gli ha con ragione dedicato una piazza.