L’Istituto Professionale di Oreficeria di Valenza
VALENZA – Questa Istituzione scolastica di Valenza è sorta un po’ di tempo fa, oltre che per la saggia opera di alcuni antesignani che si sono dedicati ad essa con tutte le loro forze, per la diffusa e avvertita esigenza della locale categoria orafa la quale ha saputo agire opportunamente attraverso i suoi organi più rappresentativi. La nascita ufficiale dell’Istituto Professionale di Oreficeria risale al 1° dicembre 1950, felice conclusione di alcune iniziative sorte alcuni anni prima, con le quali si tendeva a creare una scuola locale di tecnica orafa. Un insegnamento a indirizzo professionale, per il settore lavorativo predominante in città con l’obiettivo di assicurare mano d’opera qualificata.
Questi istituti superiori quali l’I.P.O. avevano un piano di studi basato su un certo equilibrio fra componente teorica e pratica applicativa in laboratorio, fra cultura generale e qualificazione professionale. Un tipo di percorso interessante soprattutto per quella parte di popolazione giovanile che altrimenti avrebbe abbandonato gli studi dopo la scuola dell’obbligo.
All’inizio degli anni Cinquanta questo corso di studi non è solo desiderabile ma pressoché necessario; Valenza ha circa 14 mila abitanti, più di 300 aziende orafe e circa 150 aziende di calzature. Nessuna disoccupazione, una vita economica certamente alta e un incessante assorbimento di nuove leve nel compartimento orafo.
Nel mese di maggio 1950 si riunisce più volte una Commissione mista tecnico-scolastica (espressione di buon pluralismo) per lo studio del progetto (poi trasmesso alle autorità competenti per l’approvazione definitiva) relativo alla creazione di un Istituto Professionale di Oreficeria in questa città. Partecipano il preside della Scuola di Avviamento Aurelio Sorrentino, l’autorevole segretario dell’Associazione Orafi Luigi Illario, i consiglieri comunali Aldo Annaratone e Fernando Dabene, i componenti del Comitato promotore Pietro Camurati e Dionigi Pessina, i membri esperti scolastici Luigi Stanchi e Luigi Visconti.
Dopo sondaggi esplorativi, il Ministero affida a Illario l’incarico di Commissario Governativo con il compito di organizzare la scuola, mentre Capo del nuovo Istituto è nominato l’ing. Sorrentino (anche Preside dell’Avviamento Professionale). Trattandosi di una scuola peculiare senza precedenti, i due dotti si dovranno occupare di tutto, dall’assunzione del personale agli acquisti del materiale e delle attrezzature, dai programmi alle materie di insegnamento: quasi la realizzazione di un prodigio.
Questa è l’unica Scuola di Stato in Italia che ha il compito di formare manodopera preparata e qualificata per l’industria e l’artigianato nel ramo dell’Oreficeria e della Gioielleria. Deve adempiere al compito di impartire gli insegnamenti idonei a conseguire l’abilità manuale per l’esecuzione di ogni gioiello e la conoscenza dei procedimenti e degli accorgimenti tecnici della lavorazione, della fusione e di ogni altro procedimento legato all’industria orafa.
L’allievo orefice di questa scuola disegna, modella in cera o plastilina, esegue in metallo oggetti di oreficeria e di gioielleria in genere (anelli, spille, bracciali, collane ecc.). L’allievo incassatore fissa le diverse qualità di pietre (preziose e semi preziose) su qualunque oggetto preparato dall’orefice o dal gioielliere.
L’organico degli insegnanti nel primo anno sc.1950-51 è composto dai professori: Abre, Ardrizzo, Bollini, Fracchia, Glorioso, Lauri, Maioli, Martano, Pastorino, Pavone, Stanchi, Visconti, Vitiello, Volante. In segreteria ci sono Ferrufino e Staurino. Alcuni docenti dovranno inventare la loro disciplina in questa istruzione inedita, adattando la loro stessa preparazione. Alla presidenza permane Aurelio Sorrentino sino all’ottobre 1954.
Nell’anno scolastico 1951-52 ci sono già due prime classi con 40 allievi complessivi e nel dicembre 1954 cessa l’attività del Commissario di Governo con pieni poteri e nasce il Consiglio di Amministrazione dell’Istituto, formato dal presidente Luigi Illario e dai consiglieri Pietro Camurati, Piero Lunati, Aldo Annaratone, Dionigi Pessina; il nuovo preside è Renato Battaglia (1954-1958). Riusciranno a non farsi frenare dalle pastoie burocratiche e a creare, senza troppi vincoli dall’alto e in modo veloce, le condizioni per far funzionare questo originale Organismo Scolastico, anche se a Roma l’ufficio complicazioni sarà sempre aperto. Gli allievi sono 73 nell’a.s. 1951-52, 95 nel 1952-53, 108 nel 1956-57.
Nel marzo 1957 viene inaugurato il laboratorio Gemmologico di Stato (Laboratorio Gemmologico di Analisi delle Perle e delle Pietre Preziose della Camera di Commercio di Alessandria) sotto la direzione di Speranza Cavenago Bignami. È l’unico operante in Italia come organo ufficialmente autorizzato a emettere certificazioni di analisi su pietre preziose e perle, di somma utilità per gli operatori orafi-gioiellieri italiani. È il momento di massimo splendore con tanta enfasi e acritica esaltazione.
L’Istituto comprende: la “Sezione per Orefici” di durata triennale, al termine della quale si consegue il Diploma di qualifica di Orefice; la “Sezione per incassatori”, di durata triennale, al termine della quale si consegue il Diploma di qualifica di Incassatore e un corso di perfezionamento di durata annuale al quale sono ammessi i diplomati orefici e i diplomati incassatori. Le materie di insegnamento sono: Religione, Cultura civica, Cultura artistica, Cultura tecnica e scientifica, Disegno, Composizione orafa, Plastica, Oreficeria, Sbalzo e cesello, Incassatura, Mineralogia e gemmologia, Cultura aziendale, Incisione, Educazione fisica. Vengono avviati anche diversi corsi serali con specializzazioni diverse.
Nell’a.s.1958-59 gli iscritti sono 87, i diplomati nel corso orefici sono 14, nel corso incassatori 10, nel corso perfezionamento 4. Preside dal 1958 è Giuseppe Battista Capetta, dal 1960 al 16-1-1962 Giuseppe Monaco, dal 1962 Bruno Abre e dal 1966 Luigi Visconti.
Offre sempre un orientamento prezioso il Consiglio di Amministrazione che nel 1965 è composto da Luigi Illario (rappresentante M.P.I. -presidente dalla fondazione), Dionigi Pessina (M.P.I. -membro dalla fondazione), Piero Lunati (Amm.Prov. -membro dalla fondazione), Pietro Camurati (CCIAA -membro dalla fondazione), Aldo Annaratone (Amm.Com.), Giovanni Bosco (Amm.Com.). Purtroppo, però, gli allievi non si sentono ancora rappresentati da nessuno.
I collegamenti con le realtà aziendali non mancano, sebbene non sempre risultino incisivi nella misura auspicata. L’Istituto è anche un valido mezzo di diffusione della tecnica orafa con lo sguardo proiettato oltre casa nostra e paradossalmente anche promotore di nuova concorrenza in diversi paesi del mondo poiché la scuola è frequentata da parecchi allievi provenienti anche da altre nazioni.
Nell’anno sc. 1968-69 (preside Visconti) gli allievi totali (diurni e serali) iscritti sono 208. I diplomati del corso triennale 47 e i diplomati del corso di perfezionamento 15. Da rilevare che la popolazione scolastica dell’Istituto non è mai stata così alta come in quest’anno, così come il numero dei diplomati. Particolarmente elevato è anche il numero degli iscritti ai corsi serali. Nel 1969-70 (preside Montagnini, anche della scuola media), gli allievi diurni sono circa 130, quelli serali quasi un centinaio. Però che sia in moto un accrescimento costante dell’afflusso e del prestigio è invece in qualche modo un’illusione. Infatti, nell’ultimo anno scolastico 1970-71, si manifesta una caduta verticale delle prime classi: solo un alunno che ha concluso la scuola media a Valenza si è iscritto all’IPO.
Mentre diversi ex alunni sono diventati titolari d’azienda all’avanguardia, negli ultimissimi anni la contrazione di lavoratori nelle aziende orafe fa scendere l’offerta di lavoro a giovani principianti e ai qualificati di questa scuola. Cresce il disinteresse e l’indifferenza ed è sempre più difficile trovare proposte innovative per la blasonata Istituzione scolastica orafa che, per il genere e l’ambito pregiato, ha avuto spesso i riflettori posati su di lei (sono state infinite le visite di politici importanti, ministri e presidenti), pronta a glorificarsi ma raramente a mettersi in discussione pensando al nuovo, e che pare ormai sempre più distaccata dalla società produttiva locale, quasi un vistoso contenitore logoro poco attrattivo per i giovani valenzani e rivolto spesso all’indietro.
In un quadro a tinte fosche, poi emerge un ulteriore motivo di diniego: gli studenti valenzani si indirizzano verso l’Istituto Tecnico Commerciale per Ragionieri o verso il Liceo Scientifico, soprattutto perché Il titolo rilasciato dall’I.P.O. ha perso appeal e non è equipollente a quello di scuola media secondaria necessario per gli studi universitari. Per questa principale ragione, ecco che accade un ragguardevole e contradditorio colpo di scena, come fosse quasi una curiosa inedita bizzarria. Mentre la legge del 27 ottobre 1969 n. 754, autorizza l’istituzione di corsi post-qualifica negli istituti professionali quali l’I.P.O. (considerati da alcuni superflui costosi carrozzoni) dando la possibilità di conseguire un diploma di maturità professionale, valido anche per l’ammissione all’università, in data 12 ottobre 1970 il Consiglio di Amministrazione nominato dieci giorni prima (presidente Luigi Illario, consiglieri Giulio Vecchio, Giulio Doria, Piero Lunati, Enrico Baldi, segretario e preminente decisore il preside Carlo Montagnini), richiede di trasformare l’Istituto Professionale di Oreficeria Benvenuto Cellini in Istituto d’Arte per Oreficeria Benvenuto Cellini. Per alcuni una decisione di straordinario ardimento, per altri una manovra facile solo a parole che pecca di troppo ottimismo o forse solo rimpianto e nostalgia del passato.
Entra in funzione nell’anno scolastico 1971-72 senza alcun scalpore e tutti gli alunni dell’I.P.O. proseguiranno gli studi nell’appena neonato Istituto d’Arte. Un corso di studi (oggi non più esistente) articolato in due periodi. Il primo costituito da un triennio, al termine del quale, dopo l’apposito esame, si consegue il diploma di “Maestro d’Arte” (si possono seguire due diverse specializzazioni: arte di metalli e della oreficeria, arte delle pietre dure e gemme). Il secondo periodo è un biennio, al termine del quale, superato l’esame, si consegue la Maturità di Arte Applicata che permette l’accesso a tutte le facoltà universitarie.
Con il rispetto della tradizione e il fascino dell’innovazione si è così realizzato un piano per un futuro imprecisato.