Discarica, il Ministero alla Provincia: “Effettuare nuove verifiche”
Dal 2019 c'è acqua nel sito di Cascina Borio, il Comune: "Dobbiamo essere sicuri che non sia di falda"
SEZZADIO – “È da maggio 2019 che c’è acqua nella discarica di Cascina Borio. Noi ipotizziamo che quella sorta di lago – perché parliamo di un superficie di tre ettari – si sia generato a seguito degli scavi per il mancato rispetto del “franco” di sicurezza minimo di tre metri tra il fondo della discarica e la quota di massima escursione della falda superficiale. Non vogliamo puntare il dito contro nessuno senza prove certe, ma i dubbi sono tanti. È per questo che abbiamo chiesto l’intervento del Ministero affinché vengano effettuate tutte le verifiche del caso”: così il consigliere comunale Maurizio Daniele spiega perché il Comune di Sezzadio ha deciso di rivolgersi al dicastero della Transizione ecologica per ottenere un riscontro anche da parte del Governo sulla questione “discarica Riccoboni”. Riscontro giunto dopo non poche peripezie procedurali, considerato che in un primo momento pare si fosse smarrita la documentazione inviata dal Comune a Roma, comprensiva di foto e video che attestano la presenza dell’acqua nella cava nel corso dei mesi dal 2019 in avanti (materiale poi consegnato al Ministero grazie all’intercessione dell’onorevole Susy Matrisciano). “Come amministrazione abbiamo il dovere di andare fino in fondo per capire se sussiste un pericolo ambientale e il rischio di inquinamento per l’intera falda acquifera”. Da ora, su disposizione del Ministero, spetterà alla Provincia effettuare i controlli del caso.
Nel frattempo il via libera al conferimento dei rifiuti nella discarica di Cascina Borio (la cui è costruzione è stata completata nell’autunno 2018) resta ancora vincolato all’approvazione del progetto relativo alla nuova tangenziale che la Riccoboni intende realizzare per consentire il transito dei camion che dallo stabilimento della Grassano di Predosa (proprietà di Riccoboni Holding) dovrebbero conferire alla cava di Sezzadio. “Per ora l’iter procedurale, più volte discusso e rimandato dal 2016 fino a ottobre 2019, è stato chiuso in attesa del parere della Regione – spiega Daniele – Nel 2016 la commissione paesaggistica ha dato parere negativo perché il progetto lambisce un sito di interesse storico e culturale, ovvero l’Abbazia di Santa Giustina. Noi abbiamo anche suggerito un progetto alternativo a quello presentato da Riccoboni che risulta meno invasivo per i paese, che all’azienda però non va bene”.
Lo scorso febbraio la Provincia di Alessandria ha concesso altri due anni di tempo (fino a febbraio 2023) per ottenere l’approvazione del progetto tangenziale prorogando il decreto firmato dall’ex presidente Rita Rossa nel 2016, “un atto dovuto per legge”, ha spiegato l’attuale capo dell’ente Gianfranco Baldi.