Valenza e lo sport
Nuovo approfondimento storico del professor Pier Giorgio Maggiora
VALENZA – All’inizio del ‘900 Valenza imbocca la strada dell’industrializzazione segnando il declino definitivo di un’economia che risultava, ormai da molti anni, basata principalmente sull’agricoltura. Se da un lato si assiste alla forte espansione industriale, dall’altro, in maniera parallela, si genera un notevole fermento sociale che incoraggia la nascita di gruppi e sodalizi collettivi.
Queste associazioni testimoniano quanto sia sentita tra la popolazione l’esigenza di creare nuovi punti d’aggregazione, ma anche di dare vita ad iniziative che rispondono ai principi di solidarietà. Tra gli scopi e le attività che svolgono questi sodalizi sociali ricreativi non può mancare la pratica sportiva con la difesa dei colori della città, che ottiene in ogni tempo vigore e cuore.
Nei primi anni del secolo XX è ancora la competizione individuale l’elemento fondamentale di quest’esercizio fisico. La ginnastica-atletica e il pugilato la fanno da padroni, ma è il ciclismo che offre ai valenzani gli spettacoli più esaltanti. Nella pista ciclistica ellissoidale, di circa 700 metri con ampie tribune, che occupa la zona oggi confinata da piazza Gramsci e via Trieste, durante la buona stagione si susseguono allenamenti e corse, con la partecipazione inebriante dei campioni del momento e con una ripetuta promozione di Valenza.
Nel 1906 nasce l’associazione sportiva più espressiva della città: l’Unione Sportiva Valenzana. Tra le varie discipline che pratica spicca la ginnastica, ma ben presto sarà il calcio ad impegnare le gesta dei suoi atleti e i cuori dei tifosi locali. Simili i natali della Società Ginnastica Fulvius, nata nel 1908 in quell’Oratorio (Circolo Pio X) che è il principale centro sportivo della città. Altri piccoli gruppi sono difficili da ricostruire per mancanza di documentazione o per difetto di memoria.
Con un colpo magistrale, di gran risalto, il 10 luglio 1910 si svolge a Valenza un eccezionale incontro di pugilato valido per l’assegnazione del titolo italiano professionisti “assoluto”, in pratica di tutte le categorie. Nell’avvenimento è designato primo campione nazionale (Alta Italia) dei massimi il genovese Pietro Boine.
Si sviluppa l’esercizio fisico, la vita pubblica ricreativa è intensa, ma ci pensa la guerra a spegnere drasticamente l’entusiasmo. Alla fine del conflitto l’Amministrazione Comunale, socialista dal 1910, si trova ben presto in difficoltà e nel 1922 i fascisti si affermano definitivamente anche a Valenza. Lo scenario è profondamente cambiato e la libertà non va più tanto di moda, ma la voglia d’aggregazione e di sport non sembra essere sparita. Il regime con l’esercizio fisico di gruppo promuove palesemente il cameratismo e l’inquadramento. Nasce, con professionalità e con sacrificio, la Ciclistica Valenzana (1919-20) poi Gruppo Ciclistico di Valenza Gil. La classicissima è la Coppa San Giacomo con il percorso dei 32 (Valenza-San Salvatore-Alessandria-Valenza) compiuto dai ciclisti per quattro volte. Partecipa al Giro d’Italia 1935 il ciclista valenzano Osvaldo Della Latta (detto Ratò).
Diverse le competizioni sportive che si tengono a Valenza, alcune perfino a carattere nazionale: prestigiosa la sistematica corsa automobilistica (Bordino dal 1928) che si svolge sul consueto giro dei 32.
Eventi e allenamenti sono per la maggior parte promossi dal regime, più di facciata che di sostanza e più manifestazioni propagandistiche che di merito. Nel 1927, l’insegnamento dell’Educazione fisica passa dall’Enef all’Opera Nazionale Balilla (Onb), per l’addestramento ai ragazzi dai sei ai diciassette anni, mentre nel 1937 la responsabilità dello sport è trasferita alla Gioventù italiana del Littorio (Gil). Una specie di penombra sacra che volteggia da tutte le parti. L’esercizio sportivo funziona non solo come svago e cura del proprio corpo ma anche come scacciapensieri. Il gioco delle bocce è praticato da tutti in ogni luogo, germoglia la Bocciofila Belvedere.
Dopo la liberazione, Valenza ha 12.460 abitanti e l’euforia per la fine della guerra fa esplodere il desiderio di svago a vantaggio d’ogni tipo di gioco. Fioriscono i gruppi che praticano lo sport: pugilato, atletica, motociclismo, ma soprattutto calcio (sempre con la Valenzana e la Fulvius).
Nei primi anni ’50 fa la sua apparizione ufficiale il basket, all’Oratorio con la Fulvius e la Polisportiva Libertas (lo hanno insegnato i soldati americani nei primi tempi del dopoguerra), si consolida il ciclismo con la nascita dell’Anpi Sport (1953) e il motociclismo con la comparsa del Moto Club G. Corsico (1957). Nel 1955 si costituisce l’Associazione Pugilistica Valentia (precedentemente Pugilistica Colombino), diventerà Pugilistica Valenzana nel 1968. Si realizzano campi di tennis e di bocce. In questi anni tre pezzi pregiati valenzani (Coppo, Mandrini, Bonetto) partecipano con successo a gare automobilistiche importanti.
Valenza conosce in questi anni il più intenso processo di sviluppo economico all’interno della provincia e realizza il più poderoso aumento percentuale di popolazione: passa dai 13.430 abitanti del 1950 ai 18.441 del 1960, con una forte immigrazione. Questa città, dal brutto clima e con nessuna particolare attrattiva, è diventata la “terra promessa” cui pare aspirino abitanti delle più lontane zone del Paese. Valenza non sarà mai ostica o insofferente, riuscendo ad amalgamare culture, tradizioni e storie così diverse anche nello sport. L’appartenenza ad una società sportiva favorisce enormemente l’integrazione sociale dei più giovani, intanto l’identificazione con la comunità locale è raggiunta anche attraverso la disputa di campionati e tornei. Sono gli sport di squadra ad offrire il legame che unifica tutti coloro che fanno parte della stessa compagine: soprattutto per i tanti nuovi giovani sopraggiunti.
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Nella seconda parte degli anni ’60, mentre inizia la lunga depressione economica italiana, Valenza, con più di 21 mila abitanti e più di mille imprese orafe-calzaturiere, prosegue invece il suo ritmo progressivo che la rende uno dei centri più atipici della penisola.
Negli anni successivi con il più manifesto benessere si sviluppano altre discipline sportive poco conosciute: lo judo con Mario Giardi (1971) nella palestrina di piazza Gramsci, la ginnastica con la Polisportiva Valentia (1974), la Pallavolo Femminile (1972) all’Oratorio di Viale Vicenza. La pallacanestro si espande in modo considerevole: sorge il Basket Valenza (1972) che assorbe le logore società del passato. Sempre nel 1972 nella Parrocchia Madonnina si costituisce un’altra bocciofila cittadina. Nel 1971 viene costituita l’A.S. Golf Club La Serra che si afferma ben presto per l’incantevole impianto e per i risultati che ottiene.
Molta attenzione viene ora riservata ai più piccoli, mentre la scuola, purtroppo e sovente, gioca il ruolo della “grande assente”. Solo qualche anno dopo con i Giochi della Gioventù ci sarà un certo fervore agonistico scolastico.
Le organizzazioni sportive diventano sempre più piccole aziende che devono conseguire obiettivi, sopportare incombenze e costi, che qualcuno dovrà pur sostentare. Per far ciò servono strutture e soldi, purtroppo, non è sufficiente la passione. Nelle società sportive più affermate il vivaio è ormai considerato un investimento e non un costo aggiuntivo.
Dopo il 1973, quando finalmente Valenza ha un palazzetto dello sport, giungono pure alcuni luccicanti risultati nelle competizioni a squadre, disseminate frequentemente d’emozionanti colpi di scena. Annata 1989-90 serie B femminile della Fortitudo Basket (nata nel 1982), durerà 10 anni. Annata 1997-98 serie B2 Pallavolo Femminile, resterà per 4 anni. Due squadre di ragazze fatte per brillare, per luccicare come polvere di stelle.
Anche l’apertura della piscina comunale, nel 1981, accresce considerevolmente in città la pratica del nuoto: nasce lo stesso anno la società Nuoto 3 G e nella Parrocchia S. Antonio la Samp. Nella seconda metà degli anni Ottanta sboccia la squadra di football americano femminile “Stormbringers Aft” che significa “portatori di tempesta”. Siamo al libro sportivo dei sogni; anche queste ragazze dominano a botte di simpatia, nessuno l’avrebbe mai immaginato, restano in vita per un lustro. Nel 1989 sorge l’Atletica Valenza e qualche anno dopo il Calcio Femminile Valenza Sport (più avanti dal 2016 Mado Calcio Femminile).
Sempre più numerose sono le palestre private, dove una buona parte della popolazione valenzana pratica l’esercizio fisico al fine di un benessere corporeo, ricreativo e non solo (fitness, aerobica, arti marziali, ballo, danza, ecc.): ambienti dinamici, divertenti e stimolanti con una presenza sempre più ampia. A conferma che sono gli impianti a sviluppare l’attività e a far conseguire risultati, dopo la costruzione della palestra del Comune in via Michelangelo (anno 1994) la Ginnastica Valentia, che ne farà uso esclusivo e sfavillante, raggiunge il più alto numero di iscritti (diverse centinaia) tra le associazioni sportive locali. Dopo anni di sacrifici e molto consenso, nel 2003 anche lo Judo Ginnic Club possiede un nuovo dotato impianto, un centro fitness, body building, che ruota intorno alla primaria disciplina.
Ormai molti inattivi e diversi soggetti con età avanzata si avvicinano alle attività motorie in chiave preventiva e di recupero; l’esercizio di gruppo promuove entusiasmo, migliora i riflessi e l’equilibrio. La palestra è diventata abitualmente il luogo più frequentato dai valenzani. Con l’incremento della pratica sportiva, anche il concetto di sport cambia di pari passo. Discipline e attività che un tempo non erano considerate alla stregua di sport, ora lo sono diventate a tutti gli effetti. A onor del vero, la crescita della pratica sportiva si è fondata sulla conquista di nuovi gruppi di utenti, ma anche su una definizione più ampia del concetto di sport.
Tra i giochi di squadra, il calcio mantiene la sua particolare rilevanza: sorgono diverse società calcistiche amatoriali e giovanili che estendono ancora di più il quadro locale di questa disciplina. Il calcio vibra d’emozioni inafferrabili, come fosse un culto, e chi continua a far sognare ed esaltare il nome della città nel panorama sportivo nazionale è senza dubbio la vecchia e cara Valenzana la quale, nel primo decennio del nuovo millennio, raggiunge il suo apice prendendo parte al campionato di calcio serie C2. Sublimata dall’agonismo e dalla forte carica del suo presidente Alberto Omodeo, fatta per emergere e per toccare il cielo, resiste nella Lega Pro sino al campionato 2011-2012, quando retrocede. Difficile rimettere insieme certi cocci, resta un retrogusto amaro ma non un fiasco sportivo; sulle sue ceneri si costituisce la nuova società Valenzana Mado che ora (2020-2021) disputa il campionato di Promozione.
Intanto, negli ultimi anni, si affermano nuovi sodalizi rivolti principalmente al giovanile, quali la Asd Mado Basket Valenza 2014 e l‘ambizioso Nuovo Tennis Paradiso, mentre, lasciando profondamente delusi e amareggiati i praticanti, termina male l’attività natatoria per la chiusura, quasi inspiegabile, dell’impianto comunale: una decisione impopolare e imbarazzante, attualmente ancora molto biasimata. Tuttora, nel calcio giovanile e dilettantistico è sempre viva e ringalluzzita la veterana e gloriosa Fulvius, nel volley l’effervescente Pallavolo Valenza, nelle bocce e nel biliardo l’esperta Bocciofila Belvedere e nel pugilato l’APV Boxe Valenza con l’esaltante affermazione del campione valenzano Lucio Randazzo.
Ora, in un panorama di disparità socio-economiche ben note, siamo addentrati in una nuova epoca contraddistinta dalla calamità pandemica e dai mali che ci causa. Tanti sono gli atleti giovani e non, le società, specie quelle più piccole e più numerose con poca visibilità che per spazio non abbiamo citato, i dirigenti, gli allenatori, i collaboratori vari che hanno agito incessantemente senza lucro, sovente con rilevanti dispendi, affinché la pratica sportiva a Valenza si conservasse e ci rendesse orgogliosi del passato e speranzosi della posterità. Una collettività di qualità in castigo, oggidì bloccata per le misure di contenimento al malaugurato morbo, che non sa dove andare e che non intravede la fine. Speriamo si riesca presto ad alimentare nuovamente a Valenza la voglia di emozioni, d’esercizio e competizione sportiva, di cui tanto si ha bisogno.