Personaggi valenzani: Paolo De Michelis
VALENZA – Paolo De Michelis nasce a Valenza il 24 febbraio 1889 da Francesco (calzolaio) e da Luigia Oliva (cucitrice). Operaio orafo, dotato di notevole intelligenza e di un’indubbia superiorità morale, s’iscrive nel 1904 alla sezione giovanile del Partito Socialista Italiano, diventando ben presto segretario organizzatore delle forze giovanili locali ed esponente sindacale.
Nelle amministrative del 12-7-1914 Valenza riconferma la sua fiducia alla passata amministrazione, portando a Palazzo Valentino l’intera lista socialista, la quale rielegge Oliva sindaco. De Michelis, che ha 25 anni, entra nel Consiglio comunale e l’anno dopo è nominato segretario generale della Camera del lavoro di Alessandria, divenendo uno dei più rappresentativi organizzatori sindacali della provincia, carica che tiene fino al 1921. In un prodigio di personali sinergie, collabora pure con i periodici socialisti La Scure di Valenza, Bandiera Rossa di Casale, l’Idea Nuova e Avanguardia di Alessandria.
Con uno sguardo lungimirante, allo scoppio del conflitto mondiale assume posizioni antimilitariste ed è attivo promulgatore del neutralismo.
Nelle elezioni politiche del 16-11-1919 (le prime con il sistema proporzionale, legislatura 1-12-1919 / 7-4-1921) è eletto per lo PSI nel Collegio di Alessandria (è pure eletto il locale sindacalista socialista contadino Francesco Tassinari) e, per le sue accreditate capacità di organizzatore, viene nominato segretario del gruppo parlamentare socialista alla Camera dei Deputati. Dopo la confusionaria scissione comunista del gennaio 1921, egli resta nello PSI schierandosi con la fazione “centrista”, capeggiata da Agnini, la quale cerca di mediare tra le posizioni dei riformisti di Turati, propugnatori di una politica gradualista, e i massimalisti di Serrati, inclini all’azione rivoluzionaria e favorevoli a seguire l’Internazionale comunista.
Nell’ottobre del 1922, aderisce al Partito Socialista Unitario (PSU) che, composto di oltre 80 deputati, accoglie anche i riformisti espulsi dallo PSI massimalista. Diventa segretario di Giacomo Matteotti stringendo con lui un forte sodalizio politico, e resta il suo segretario particolare fino all’uccisione del famoso leader riformista nell’estate del 1924. A dimostrazione di questo legame, all’indomani della scomparsa di Matteotti, Filippo Turati in una lettera ad Anna Kuliscioff scrive che De Michelis “gli era accanto come un caro padre”.
Autorevolmente, nel 1923, diventa segretario propagandista della Federazione Laziale Umbra e nel 1925 segretario della sezione socialista romana.
Nel frattempo, Il 5-4-1923 a Torino, sposa Angela (Lina) Verzetti che dopo poco lo lascerà vedovo sconsolato, con un ricordo indelebile dell’amata che esternerà nelle sue composizioni poetiche.
Dopo la scomparsa della sua compagna, lascia Roma e ritorna a Torino, per proseguire la lotta politica contro il fascismo oramai imperante. Ricopre il delicato incarico di fiduciario-segretario della sezione regionale del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), erede del disciolto PSU. Dileggiato e calunniato, oggetto di persecuzioni e perquisizioni periodiche, abbandona l’attività politica. Stroncate le speranze, i legami si sfaldano; a Torino riprende la sua professione di orafo.
Dopo la caduta di Mussolini, nel luglio del 1943, si sposta a Casale Monferrato per riprendere i legami con i vecchi compagni socialisti e dopo l’8 settembre partecipa intensamente alle adunate del locale Comitato di Liberazione Nazionale che opera nel casalese e valenzano. A causa di questa sua operosità nel marzo del 1944 viene arrestato e condotto alle carceri “Nuove” di Torino. Dopo un mese è rilasciato, ma dopo poco si dà alla macchia in quanto nuovamente ricercato dalla polizia fascista.
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Dopo la liberazione, torna a Casale per riorganizzare il partito sino a quando viene chiamato a reggere la Federazione Provinciale di Alessandria quale segretario fino al momento che viene eletto all’Assemblea Costituente (2-6-1946, circoscrizione Piemonte Sud, preferenze 16.733), dove ritorna a rivestire il ruolo di segretario che aveva svolto prima del regime sia nello PSI che, dopo il 1922, nello PSU.
Dopo la scissione di Palazzo Barberino, De Michelis, a differenza della maggior parte dei riformisti, non aderisce al PSLI e continua la sua militanza nel Partito Socialista. Il suo contributo nella Costituente lo offre principalmente nelle cinque diverse commissioni di cui fa parte. È capogruppo parlamentare dal 15 luglio 1946 al 7 febbraio 1947, sostituito poi da Pietro Nenni, e segretario dello stesso gruppo dall’8 febbraio 1947.
Nelle elezioni politiche del 18 aprile 1948 è un candidato non eletto fra i socialisti, nella lista del Fronte Popolare circoscrizione di Cuneo-Alessandria-Asti. La più rilevante forza del PCI sopravanza quasi ovunque gli sconfortati socialisti. Avvilito, decide di non ripresentarsi nel futuro. Rimane abitante della sua città in modo modesto e onesto, dedicandosi al lavoro originario d’orefice.
Ma chi lo sta ricordando sa che, oltre a quello della politica, un altro aspetto di questo famoso e umile personaggio valenzano va menzionato. Il nostro, anche durante il periodo d’intensa vita pubblica non ha tralasciato mai di seguire la sua squisita vena poetica, dove, decantando continuamente il suo amore per la sposa perduta e per la sua adorata Valenza, è espressa in molti versi una forte solitudine, quasi per rimanere solo con se stesso e riflettere in una dimensione evanescente di ricordi. Tra le tante poesie citiamo: Crisantemi, Voci Intime, Sostando, Con cuore di discepolo, In solitudine, Nella Tormenta, Ore serene, Valenza.
La sua penna continua a scrivere fino agli ultimi giorni trascorsi nell’ospedale cittadino dove muore il 26 marzo del 1961.