Brutti, leziosi, svogliati, presuntuosi
Longo: "Tutte le volte che questo gruppo è atteso al salto di qualità, incappa in un passo falso"
PIACENZA – “Brutta prestazione. Un passo indietro sotto tutti gli aspetti“. Sì, mister, fin qui tutti d’accordo: abbiamo visto tutti che l’Alessandria ha giocato male, che all’ennesima occasione per dimostrare di essere pronta per lottare in alto ha fallito. Nel gioco, nel ritmo (lenti e prevedibili), nella personalità (assente). “Per fare il salto in avanti bisogna sapersi calare nella realtà della categoria“: vero anche questo, mister, e i Grigi non l’hanno fatto. “L’avversario chiude gli spazi, il terreno è pessimo e non permette di palleggiare? Allora ci si deve adattare e trovare, insisto, alternative – così Longo – L’avevo detto alla vigilia, in gare come questa, e sempre, bisogna saper pareggiare lo spirito della squadra che sta di fronte, meglio ancora essere superiori. Oggi sicuramente non è stato così“.
La sintesi di una pessima prova è il gol: ripartenza nata da un angolo battuto dai Grigi. “Gol evitabile e, prima ancora, azione evitabile. Forse l’unico modo in cui il Piacenza avrebbe potuto segnare, peggio ancora averla subita da una palla inattiva: sulle coperture preventive si doveva lavorare meglio”.
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NON SOLO PALLE INATTIVE
Anche sulle palle ferme: dieci angoli e mai una occasione vera. Non ci sono record da battere da annotare sul tabellino, c’è da fare gol sfruttando queste opportunità. “Perché una palla inattiva sia redditizia dipende dalle caratteristiche dei giocatori, dall’aspetto mentale, da come si approccia l’azione. Oggi siamo stati per almeno 80 minuti su 90 nella loro metacampo, ma su tutte le palle sporche, su tutti i confronti, i difensori del Piacenza sono arrivati sempre prima rispetto ai nostri attaccanti. Se non si vincono i duelli, si è sterili. Volevamo fare un altro tipo di partita, non lo abbiamo fatto: abbassiamo la testa e lavoriamo, queste problematiche si risolvono con il lavoro. Anche con quanto il momento negativo insegn – aggiunge Longo – . Certo, tutte le volte che questo gruppo è stato chiamato a fare il salto di qualità, è incappato in un passo falso“. Giudizio, questo, da convidere, perché mette a nudo, in maniera giusta anche se spietata, il limite di questa Alessandria, una squadra ‘incompleta’ prima di tutto nel carattere.
CAMBIO TATTICO, ZERO ESITI
Dal 3-5-2 al 3-4-1-2 dal quarto d’ora della ripresa, con gli inserimenti di Chiarello e Casarini. Peraltro impercettibili nei fatti, ma cosa avrebbero dovuto determinare? “Una pressione maggiore sul Piacenza. Non è la prima volta: senza cambi sull’esterno, a parte Mustacchio che avremmo potuto inserire per una decina di minuti, con Di Quinzio dietro ai due attaccanti si poteva, nelle intenzioni, creare qualcosa in più, e lavorando su più linee gli avversari avrebbero faticato di più ad accorciare su Bruccini, concedendogli la possibilità di vedere meglio il gioco in avanti. Abbiamo alzato il baricentro, per provare a giocare dentro qualche palla in più“. Senza riuscirci.
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IN ATTACCO ‘NON PERVENUTI’
Centrocampo cambiato rispetto a sette giorni fa, ma non in grado di determinare la gara, anche giocando più palla a terra. Invece assenti anche gli inserimenti delle mezzeali. Perché ? “Non siamo stati con il furore e il fuoco per fare la battaghlia in una gara con molte insidie”.
Perché non un tridente in avanti, ma un cambio radicale della coppia d’attacco? “Mi sarei aspettato più presenza, per questo ho dato spazio a Stanco e Corazza. Con tutte le palle messe dentro l’area, mi sarei aspettato qualche giocata in più, qualche sponda per vincere duelli, invece di permettere ai loro difensori di spuntarla”. Così non è stato: anche sotto questo profilo Grigi “non pervenuti”.