Pishing – Il link da non cliccare. Mai
C’è il messaggio che ci invita, in un italiano stentato, a cliccare su una serie di link per permettere la manutenzione del nostro conto corrente postale, c’è un tizio – quasi sempre dalla Nigeria – che dice di avere l’intenzione di consegnarci un invidiabile tesoretto basta che rispondiamo alla mail e c’è persino, da anni peraltro, un astronauta perso nello spazio che chiede il nostro aiuto invitandoci a premere da qualche parte: è il phishing, bellezza, e, siccome col tempo siamo diventati più tecnologici, oggi ci può arrivare via mail, whatsapp, facebook messenger e non c’è giorno che passa che persino fra i DM ricevuti sul mio account Instagram, non proprio noto come quello della Ferragni, non vi sia un inesorabile avvertimento o, celata dietro un link, la speranza di magnifiche sorti e progressive.
La risposta è solo una: non cliccare. Mai.
Riconoscere una situazione di phishing dietro la ricezione di una mail o di una notifica su Instagram è parte di una consapevolezza digitale che il 2020 ci ha indubbiamente lasciato dopo tutto il tempo trascorso online per studiare, lavorare o anche semplicemente iniziare ad adottare i servizi digitali che in forme mai viste prima hanno visto protagoniste le aziende e la Pubblica Amministrazione.
TORNA AL BLOG DI ANDREA BOSCARO
Tutti conosciamo la macabra espressione italiana ed inglese “non gettare via il bambino con l’acqua sporca”: ben potrebbe essere usata in questo periodo per sottolineare quanto le difficoltà che in qualche caso hanno coinvolto l’accesso ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione non dovrebbero indurre a sottovalutare l’enorme passo in avanti che è stato fatto in termini di facilità e sicurezza nel loro uso.
Penso all’app Immuni, ma anche al click-day dedicato al bonus mobilità per non parlare delle difficoltà dei mesi precedenti del portale dell’Inps: questi inconvenienti non debbono infatti farci dimenticare il salto in alto che è stato compiuto negli ultimi anni per rendere accessibili i servizi della Pubblica Amministrazione attraverso un’identità digitale unitaria (lo SPID) e per favorire la trasformazione organizzativa che essa stessa vivendo per rendere possibile tutto ciò.
Ecco perché è interessante mettere in fila i principali servizi digitali che oggi sono disponibili per tutti così da rendersi conto del processo di digitalizzazione interno ed esterno in corso:
- lo SPID che permette di accedere, con un nome-utente e una password a tutti i servizi online della PA (es. la richiesta degli assegni familiari) e di pagare dalla Tasi al bollo auto, dalla mensa scolastica ai ticket sanitari;
- il portale (e la app) dell’Inps attraverso il quale si può consultare la propria posizione contributiva, pagare i contributi, verificare gli esiti delle domande NASpI, accedere ai bonus nido e relazionarsi con l’istituto previdenziale nazionale;
- PagoPA, il sistema di pagamenti elettronici per gestire qualsiasi pagamento verso la Pubblica Amministrazione e verso le aziende a partecipazione pubblica, le scuole, le università, le ASL;
- la PEC con quale, a titolo obbligatorio per le imprese e i liberi professionisti e a titolo facoltativo per i privati, è possibile inviare e ricevere e-mail dal valore legale giacchè è il sostituto della raccomandata postale con ricevuta di ritorno;
- il Fascicolo Sanitario Elettronico che si attiva dietro richiesta del cittadino e traccia tutta la storia sanitaria (esami, terapie, …), per rendere più efficiente la relazione con i medici e gli istituti ospedalieri;
- la prescrizione elettronica dei farmaci e delle prestazioni specialistiche che mira ad eliminare progressivamente la ricetta cartacea.
Questo cammino deve sicuramente procedere nel rispetto del divide generazionale, ma è vero che l’ampia comunicazione su questi servizi è in corso può accrescere la fiducia verso le istituzioni e verso i servizi con i quali essi entrano nella vita quotidiana di tutti noi.
***
Alessandrino ed esperto di digital: ecco chi è Andrea Boscaro