“L’eredità” di Eco finisce a Bologna e Milano
Il Mibact conclude l’acquisizione dei libri del semiologo alessandrino che diventano patrimonio dello Stato. Per ora nessun volume - né antico né moderno - andrà nella sua città natale
ALESSANDRIA – La biblioteca e l’archivio di Umberto Eco diventano patrimonio dello Stato. Lo ha annunciato la Corte dei conti che ha concesso il via libera all’acquisizione dagli eredi al Ministero dei Beni culturali. La collezione comprende un patrimonio culturale ricco e prezioso di cui il Mibact assicurerà la corretta conservazione. La biblioteca moderna e l’archivio storico di Eco saranno affidati, in comodato d’uso per 90 anni, alla Biblioteca universitaria di Bologna mentre alla Biblioteca Braidense di Milano spetterà la raccolta dei volumi antichi. Inoltre, l’intera collezione sarà resa accessibile a studenti e studiosi, rispettando le indicazioni dello stesso Eco.
Dunque, due città importanti per il vissuto di Umberto Eco. A Bologna, ottenne la cattedra di Semiotica generale nel 1975, diventando professore ordinario, contribuì alla fondazione del primo corso di Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo (DAMS) e fondò il corso di laurea in Scienza della Comunicazione (1992) dirigendolo nei suoi primi anni di vita. Milano poi, il luogo adottivo che amava e dove visse gran parte della sua vita fino all’ultimo giorno.
Una sorta di “ritorno a casa” per Eco che a qualche alessandrino non è piaciuto. Forse un’altra occasione persa per Alessandria, per la sua Biblioteca civica e per la sede dell’Università del Piemonte Orientale a seguito della già mancata intitolazione del Liceo classico. O forse, l’ennesimo insegnamento che Umberto Eco ha voluto ricordarci: “La saggezza non sta nel distruggere gli idoli, sta nel non crearne mai.”