Borsalino, il caso ora si sgonfia: cessione del marchio, archiviata l’accusa
In cinque dal Gup l?11 febbraio 2021, sotto analisi alcune ipotesi di bancarotta
ALESSANDRIA – Il mare in tempesta che ha segnato la gloriosa storia della Borsalino si sta calmando.
Il vento che soffiava a oltre cento nodi, e arrivava diretto dalla Procura e della Guardia di Finanza, si è placato, ridimensionando le ipotesi d’accusa dell’inchiesta che ha travolto l’attuale patron – e amministratore di Haeres Equita – Philippe Camperio, i tre componenti del vecchio cda della società Marco Moccia, Francesco Saverio Canepa e Raffaele Grimaldi (quest’ultimo anche presidente) e il procuratore speciale di Mediocredito, Paolo Pavia.
L’inchiesta parte nel 2017
L’inchiesta partì nel 2017 (l’input fu il fallimento dell’azienda), con sette indagati che nel corso degli accertamenti divennero cinque.
La Procura chiuse le indagini a inizio 2020: tra le ipotesi di reato anche la bancarotta per distrazione del marchio da parte dell’istituto bancario all’imprenditore italo-svizzero.
In quella fase molto delicata, la difesa di Philippe Camperio (affidata agli avvocati Luca Gastini del foro di Alessandria e Giuseppe Iannaccone del foto di Milano) presentò una ulteriore memoria difensiva parzialmente condivisa dal pubblico ministero Tiziano Masini, che ha portato a una richiesta di archiviazione per l’aspetto più rilevante della vicenda, la presunta distrazione del marchio Borsalino.
Archiviazione disposta dal Gip (giudice per le indagini preliminari), Paolo Bargero, il 17 settembre.
La richiesta d’archiviazione
Quindi, dal momento che si è ritenuto non vi sia stata alcuna sottrazione del segno distintivo dell’azienda dei famosi cappelli, sono rimaste oggetto di contestazione unicamente alcune partite di credito e debito tra la Borsalino (che allora era in concordato preventivo) e la Haeres, prima affittuaria e poi acquirente dell’azienda.
Per queste ultime ipotesi d’accusa, il Pm ha chiesto il rinvio a giudizio, con udienza davanti al Gup già fissata.
Rispetto agli addebiti originari, oltre alla querelle relativa al marchio, è caduta – perché archiviata – un’ipotesi di bancarotta preferenziale, secondo la quale sarebbe stato favorito dalla Borsalino il creditore Mediocredito.
Così come è stato escluso che Camperio, socio e amministratore della società affittuaria, fosse pure amministratore di fatto dell’azienda dei cappelli.
Ricapitolando, per le ipotesi d’accusa che il pubblico ministero continua a contestare agli imputati Moccia, Canepa e Grimaldi (amministratori della società fallita), Pavia (funzionario del Mediocredito) e Camperio (limitatamente ai rapporti di debito e credito con la Borsalino), il Gip Aldo Tirone ha fissato l’udienza preliminare l’11 febbraio 2021.
Rimangono da analizzare una bancarotta preferenziale, una bancarotta semplice, una ipotesi per il Mediocredito di ricettazione fallimentare e una bancarotta patrimoniale concernente alcune rate di leasing e una parte di magazzino.
Nel procedimento non ci sarà, in ogni caso, alcuna costituzione di parte civile dal momento che i rapporti con il fallimento sono stati definiti con transazione approvata dal Comitato dei creditori e autorizzata dal Tribunale.
Raffaele Grimaldi è difeso dall’avvocato Marika Crivelli (foro di Alessandria), Marco Moccia da Riccardo Borsari (foro di Verona), Francesco Canepa da Giorgio Perroni (foro Roma) e Paolo Pavia da Guido Carlo (foto di Milano).
Il punto nevralgico
L’operazione di vendita del marchio da Mediocredito alla società dell’attuale proprietario – «riqualificata durante le indagini come distrazione di uno dei maggiori asset dell’azienda» – fu il punto nevralgico delle attività ispettive della Guardia di Finanza.
Del valore di 17 milioni 500mila euro, il marchio Borsalino – sequestrato dai finanzieri del comando provinciale nel 2018 in esecuzione di una ordinanza del Gip del Tribunale – venne restituito nel giugno dello stesso anno in seguito a un accordo transattivo tra le parti.
Sul punto, una dichiarazione di Haeres Equita arrivò a fine gennaio 2020: Camperio si diceva «certo di poter chiarire alla Procura di Alessandria i fatti», ricordando che con l’acquisto di Borsalino dal fallimento, «ne ha preservato il know-how e ha mantenuto la produzione ad Alessandria».
La memoria presentata dai legali Gastini e Iannacone al Pm Tiziano Masini ha permesso di chiarire i fatti, accompagnando all’archiviazione l’accusa che riguardava il prestigioso marchio.