La vita straordinaria di David Copperfield: una Londra vittoriana raccontata con ironia
Di tutti i miei libri, quello che più amo è questo…come molti genitori amorosi, ho nel più profondo del cuore un figlio preferito: il suo nome è David Copperfield. (Charles Dickens)
CINEMA – «Ho riletto David Copperfield dieci anni fa e ho deciso di farci un film. Ho deciso di coglierne la parte visiva e comunicativa che rasenta la slapstick comedy in molte scene. Nel lavoro di adattamento ci siamo resi conto che c’era moltissimo materiale da utilizzare e volevamo farlo in modo diverso da ciò che era stato fatto prima, perché c’era sempre stata una reverenza nei confronti della storia, invece secondo noi il rispetto si doveva più allo spirito che alla storia, perché è un libro ricco di creatività e immaginazione».
Come sottolinea lo stesso autore nel corso di un’intervista per il sito “Cinefilos”, il David Copperfield trasposto in immagini cinematografiche dal regista italo-scozzese Armando Iannucci (di estrazione per lo più televisiva; laureato non casualmente in letteratura a Oxford, è l’autore dell’esilarante satira Morto Stalin se ne fa un altro, 2017) rappresenta un mix originale – anche a livello visivo e non solo narrativo – di fedeltà al celebre romanzo di Charles Dickens uscito per la prima volta a puntate su rivista tra il 1849 e il 1850, e di autonomia creativa.
La storia è risaputa: Dickens era insuperabile nel tratteggiare ritratti di poveri, di emarginati, di ceti sottoproletari miseri e sfruttati, di bambini costretti al lavoro e di anziani ridotti allo stato di mendicanti, sullo sfondo di una Londra vittoriana già vittima dei problemi della Rivoluzione industriale, dall’affollamento al traffico all’accattonaggio.
In questo universo caotico e malsano si muove anche il giovane Copperfield del romanzo (nel film di Iannucci interpretato dall’attore indiano Dev Patel – divenuto famoso nel 2008 per il pluripremiato The Millionaire di Danny Boyle – con un’inconsueta ma riuscita sovrapposizione tra le proprie fattezze e quelle del tipicamente britannico protagonista dickensiano), destreggiandosi abilmente fin dall’infanzia rispetto alle vessazioni di un patrigno crudele, alla dura esperienza del collegio, alla spietatezza del lavoro in fabbrica.
Come sappiamo, il lieto fine, seppur conquistato a fatica, è dietro l’angolo: David trova rifugio dall’eccentrica e in apparenza arcigna ma umana e generosa prozia paterna Betsey Trotwood (una Tilda Swinton irresistibile nel rivestire il suo personaggio di nervosa pragmaticità), che lo aiuta a concludere gli studi, permettendogli di entrare come praticante in uno studio legale e di coltivare nello stesso tempo il talento per la scrittura.
Iannucci, pur nel rispetto del testo originario, trasfonde nuova linfa alla difficile e tormentata parabola esistenziale di Copperfield caratterizzando all’estremo alcuni personaggi (non solo la zia Betsey ma anche, ad esempio, il misterioso inquilino nonché cognato della stessa, l’aereo e bizzarro Mr. Dick, interpretato da Hugh Laurie-ex Dr. House), filtrando anche gli eventi più neri e dolorosi tramite l’esercizio di un’ironia raffinata, surreale; infine, a livello estetico, praticando un autentico bagno di colore a sfondi e ambientazioni, come nelle pagine di una fiaba illustrata per bambini (lodi al direttore della fotografia Zac Nicholson e alla scenografa Cristina Casali).
In questo modo la tragica realtà sociale dell’Inghilterra ottocentesca assume, per contrasto, maggiore evidenza: un risultato figlio di una comicità amara, tendente al paradosso così come gli abissali contrasti tra povertà e ricchezza, ignoranza e istruzione, generosità e avarizia di cui sia il racconto letterario che quello cinematografico si nutrono.
Su tutto e tutti, al di sopra del caos che alberga nel mondo ma soprattutto all’interno dell’animo umano, domina la scrittura con il suo potere salvifico, lenitivo, rivelatore: un potere di cui David Copperfield si fa strumento e diapason.
«È un film che parla di scrittura, ma anche di amicizia, di amore e comunità», conclude Iannucci nell’intervista per “Cinefilos”. «Siccome non ho visto molto spesso nel cinema celebrare la persona che scrive, lo scrittore, ho pensato che potesse essere una sfida e incoraggiare il pubblico a godere dell’uso delle parole. Per questo vediamo sempre le parole sullo schermo, che vengono mostrate, perché sono importanti. Anche io, come David, mi sono preoccupato se quello che facevo, se il sogno che rincorrevo potesse avere un esito positivo o negativo. Mi ci è voluto molto tempo per avere sicurezza e sentirmi uno scrittore. Un po’ come accade per David, che ci mette tempo a trovare la sua strada ma poi trova la fiducia in se stesso».
La vita straordinaria di David Copperfield
Regia: Armando Iannucci
Origine: GB/Usa, 2019, 119’
Sceneggiatura: Armando Iannucci, Simon Blackwell
Fotografia: Zac Nicholson
Montaggio: Mick Audsley, Peter Lambert
Musica: Christopher Willis
Cast: Albie Atkinson, Aneurin Barnard, Ben Whishaw, Dev Patel, Fisayo Akinade, Nikki Amuka-Bird, Tilda Swinton, Tuwaine Barrett
Produzione: Film 4, FilmNation Entertainment
Distribuzione: Lucky Red