“Ordine imprudente?”, lo sfogo di uno dei feriti
ALESSANDRIA – Le motivazioni della sentenza che vede condannati i coniugi Vincenti a quattro anni per lesioni dolose, crollo, e truffa all’assicurazione, fanno discutere. Le reazioni sono incentrate sul paragrafo in cui il Gup, riferendosi alla somma liquidata a Giuliano Dodero, il caposquadra rimasto ferito insieme al collega Graziano Luca Trombetta nell’esplosione che uccise Marco Triches, Matteo Gastaldo e Antonino Candido, attribuisce all’ordine di entrare nella cascina (poi esplosa) una sorta di imprudenza.
Lo sfogo sui social, oggi è di Luca Trombetta.
“Non sono solito a scrivere quando si tratta di queste cose perché preferisco tenere tutto dentro perché alla fine solo io, o chi si è trovato nella mia situazione può capire, ma la notizia che sta rimbalzando nei vari post in questi giorni riguardo all’operato nostro in merito alla strage del 5 Novembre scorso non mi lascia indifferente. Leggere dalle motivazioni del GUP che quasi quasi la colpa della morte dei miei colleghi è stata una nostra, e in particolare del mio capo squadra, imprudenza nell’affrontare l’intervento, queste dichiarazioni hanno il peso di un macigno che già gravava sulle spalle di noi superstiti e delle famiglie delle vittime, e non fa altro che riaprire una ferita che difficilmente si rimarginerà.
Le parole espresse dal giudice in questione penso che non intacchino solo il nostro pensiero, ma risuonano anche nella mente di tutti i miei colleghi di Italia che fanno il mio stesso lavoro, perché chi fa il mio stesso mestiere non può che essere indignato, per usare una parola non volgare, delle parole dette. Perché chi come noi affronta ogni giorno il pericolo non può accettare queste parole, ...dove gli altri fuggono noi corriamo… è il nostro mestiere che ci chiede di lavorare in condizioni che altri abituati a stare comodamente seduti a firmare carte non possono nemmeno immaginare. Facile dire che si è stati imprudenti, allora siamo imprudenti anche quando mettiamo a repentaglio la nostra vita per salvare da una zona devastata dal terremoto quei pochi affetti personali che sono rimasti dentro una casa che potrebbe crollare da un momento all’altro. Sì, perché il mio mestiere è anche quello di salvare “cose” oltre alle persone, quindi mettiamo a repentaglio la nostra vita per salvare manufatti o oggetti in quel caso non siamo imprudenti, lavoriamo durante i nubifragi dove intere cittadine sono spazzate dalle piene dei fiumi che si portano via qualsiasi cosa, ma noi siamo preparati anche per affrontare questo. Certo è da imprudenti mettere a rischio la propria vita in quelle condizioni, eppure lo facciamo, perché dobbiamo magari aiutare qualcuno che è rimasto sul tetto dell’auto o intrappolato in casa e non riesce a tornare in un punto più sicuro, e in quei momenti che noi interveniamo, perché i quei momenti la gente vede in noi quella sicurezza che non c’è e che solo noi riusciamo a dare con la nostra professionalità e capacità di lavorare in condizioni non proprio ideali, quindi se il voler mettere in sicurezza una zona per cercare di evitare qualcosa di peggio è da imprudenti, allora qualcuno non ha capito cosa è il nostro lavoro. Quante chiamate si ricevono per fuga gas, eppure sappiamo il rischio che corriamo in questo tipo di intervento, che dovremmo fare? Stare a guardare e aspettare che esploda? Se quel giorno avessimo fatto i “prudenti” a quest’ora credo staremmo parlando della negligenza della squadra a non aver controllato l’altro stabile. Tutti eroi quando si muore o si salva qualcosa che interessa. Poi quando tutto è finito noi torniamo ad essere dei numeri, e nelle nostre azioni quasi quasi ci fanno passare per incompetenti e incapaci di fare il nostro lavoro. Troppi colleghi sono morti per fare il proprio lavoro, e anche quando la gente ci definisce eroi la risposta unanime che si da è sempre “ ..ho fatto solo il mio lavoro”.
Noi non vogliamo medaglie, parate o belle frasi dette solo nelle circostanze che fanno comodo. Io, come penso tutti i miei “fratelli” vorremmo soltanto essere considerati con un po’ più di rispetto e apprezzati a 360° per il meraviglioso lavoro che facciamo. Salviam la vita agli altri e il resto conta poco…“.