cC6O4: ampliamento, si deciderà senza che l’Europa l’abbia analizzato
Gli amministratori si pronunceranno solo sulle dichiarazioni di Solvay, senza la valutazione indipendente di un organo governativo
ALESSANDRIA – Ampliamento della produzione del cC6O4, Pfas di nuova generazione, chiesta da Solvay: siamo alle battute finali. La Conferenza dei Servizi sta per decidere, si riunirà il prossimo 1° ottobre.
Da quello che abbiamo appreso in questi mesi, il cC6O4 è una sostanza che merita approfondimenti scientifici.
Sicuramente è vero che la molecola è stata registrata al Reach (regolamento della Comunità Europea), una normativa integrata che prevede la registrazione e la validazione da parte di un ente governativo delle sostanze chimiche prodotte o immesse in commercio.
Ma è altrettanto vero che l’Echa, l’Agenzia europea delegata a queste, non è ancora entrata nel merito della sostanza, ovvero non ha ancora effettuato la valutazione indipendente della registrazione Solvay. In particolare per quanto riguarda la possibile tossicità dei cC6O4.
Per capirci: l’azienda di Spinetta ha iscritto il suo prodotto al registro Reach, come prevede la normativa, ma l’autorità di regolamentazione (Echa, che valida le registrazioni delle aziende private) non ha ancora analizzato il dossier cC6O4.
Proviamo ad approfondire: il cC6O4 non è prontamente biodegradabile, quindi deve essere classificato come sostanza potenzialmente persistente (o molto persistente nell’ambiente) e tossica per l’ambiente acquatico.
L’Echa, dunque, non ha ancora né aperto tantomeno analizzato i documenti relativi al Pfas di nuova generazione.
Il cC6O4 sotto forma di sale d’ammonio, dunque, sembrerebbe non prontamente biodegradabile, ma tossico e non bioaccumulabile (a differenza di altri Pfas).
Quali sono i pericoli di questa sostanza così come è stata registrata da Solvay? Tossicità acuta, nociva se ingerita, provoca irritazione cutanea, gravi lesioni oculari, può causare danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta.
Siamo dunque di fronte ad una sostanza sospetta di arrecare danni all’uomo e all’ambiente. Questo lo si desume dall’Echa, sulla base di ciò che è stato registrato dall’azienda. Se questa sostanza evidenzia potenziali pericoli, e la correttezza delle valutazioni Solvay non è ancora stata valutata da un organo indipendente, che cosa può decidere la Conferenza sull’ampliamento della produzione e sul rilascio di questa sostanza in ambiente?
L’ADV 7800
C’è un’altra sostanza, poi, che continuerebbe ad essere presente nella produzione e nello scarico: l’Adv 7800 (che l’azienda avrebbe intenzione di eliminare). Anche di questa si sa poco, se non che per l’Echa, l’Adv 7800 ha un profilo di tossicità maggiore rispetto al cC6O4. Infatti, dalla registrazione del produttore Solvay, risulta anche altamente persistente in ambiente acquatico. Anche per questa sostanza l’iter di controllo non si è ancora concluso.
Risulterebbe letale se ingerita, letale per contatto, causa gravi ustioni alla pelle e danni agli occhi, causa danni agli organi per esposizione prolungata ed è tossica per l’ambiente acquatico con effetti persistenti.
Salute e ambiente, il parere di Claudio Coffano (responsabile settore Ambiente della Provincia)
«Il cC6O4 è un prodotto registrato al REACH , che è la norma di riferimento. L’Asl è competente in materia e ha degli esperti regionali che fanno propria la verifica della correttezza degli esperti europei» ha spiegato l’ingegner Claudio Coffano, responsabile settore Ambiente della Provincia.
«Gli aspetti sanitari sono di competenza dell’Asl – continua Coffano il 9 luglio scorso -La Provincia verifica che l’impianto garantisca delle performance ambientali adeguate secondo gli indici di riferimento europeo per quel tipo di lavorazione. Poi c’è la ricaduta sull’ambiente esterno accertata da Arpa.
Per poter autorizzare l’ampliamento di produzione di cC6O4 dobbiamo avere la garanzia che quelle perdite accidentali che sono accorse non si devono più verificare. Dobbiamo essere certi che quella sostanza non fuoriesca. Quello che esce (gli scarichi nel fiume ed emissioni in atmosfera, ndr) deve essere ciò che è ritenuto come un valore compatibile con l’ambiente e con la sanità».
L’intervento dell’assessore regionale Matteo Marnati
I limiti riferiti allo scarico nel Bormida di cC6O4, e più in generale di tutti i tipi di Pfas, sarà il campo di gioco su cui si confronteranno Solvay e gli Enti territoriali che compongono il pool di esperti dell’ambiente. L’azienda chimica di Spinetta aveva chiesto l’autorizzazione a una modifica non rilevante dell’impianto di produzione della molecola di nuova generazione. Modifica che di fatto è stata invece considerata rilevante dalla stessa Conferenza dei Servizi, ora chiamata a decidere sul da farsi.
Sulla questione interviene l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati. «La decisione di giovedì è importantissima perché scriverà nero su bianco il futuro dell’ampliamento di produzione del cC6O4. La misura potrebbe aprire la pista per la creazione di linee guida per i Pfas e per tutti gli inquinanti. Il nostro orientamento è che i limiti di scarico debbano rispettare lo 0,5 microgrammi per litro, lo stesso previsto per le acque potabili. Se l’azienda riuscirà a rispettare quei parametri allora sarà un punto di svolta importante che prevede un investimento in tecnologie di filtraggio».
Se così fosse, i tempi quali dovranno essere? «Si discuterà su tutto giovedì. Sui tempi non so ancora dire, ma riguarderanno tutti i Pfas. Sarà la base di partenza almeno per quelli che conosciamo».
Comitato Spot Solvay e la protesta: presidio giovedì davanti alla Provincia
In attesa della Conferenza dei Servizi, tra gli ambientalisti sale il tono della protesta. «Il primo di ottobre – scrive Fridays For Future – scenderemo in piazza insieme al Comitato Stop Solvay. La popolazione di Spinetta Marengo subisce da oltre 70 anni. Negli ultimi mesi altri 9 comuni sono stati coinvolti, e sono state danneggiate migliaia di persone dal Piemonte al Veneto. Il 23 giugno scorso, in occasione della Conferenza dei Servizi indetta per discutere della richiesta di Solvay di ampliamento della produzione di cC6O4, ci siamo trovati per pretendere che tale proposta venisse negata da parte della Provincia.
La Provincia ha deciso di non decidere. Per questi e altri motivi ci prepariamo ad un nuovo presidio, giovedì̀ °1 ottobre, alle 10 scendiamo in piazza anche quel giorno».
Ambientalisti, lanciato l’allarme su un altro Pfas
Gli ambientalisti dichiarano battaglia. E si preparano all’appuntamento di giovedì prossimo. Nel merito entra l’ex assessore all’ambiente del Comune, Claudio Lombardi.
«L’appuntamento di giovedì prossimo è molto sentito, soprattutto dagli ambientalisti che in questi ultimi anni hanno portato avanti una dalla conferenza dei servizi relativa alla richiesta Solvay di aumentare la produzione di cC6O4 nello stabilimento di Spinetta riprenderà il primo ottobre.
La Solvay alla quale erano stati concessi 60 giorni per rivedere il progetto presentato in conferenza il 22 giugno 2020, e giudicato in tale sede inadeguato, ha provveduto a modificarlo. Anche ARPA ha inviato un documento che contiene nuove ed importanti informazioni. Tali documenti sono stati resi pubblici in parte – una parte è secretata in base alla richiesta di non divulgare “segreti industriali” ritenuta del tutto ingiustificata e oggetto di ricorso (per altro respinto) di Legambiente».
Sostanza sospetta
Nel lungo comunicato, si parla anche dell’ADV 7800. «Nei documenti depositati in agosto 2020 come contributo alla conferenza dei servizi, per la prima volta sono riportati risultati di analisi eseguite da Solvay nei riguardi di ADV 7800, PFAS a catena lunga, in precedenza mai citato delle relazioni inviate dall’azienda. La sostanza – continua l’ex assessore – sarebbe presente in tutti i pozzi di controllo a concentrazioni rilevanti sia all’interno che all’esterno dello stabilimento.
Ha inquinato la falda? «Potrebbe essere presente negli acquedotti come è successo nel caso di Montecastello per cC6O4?»
Come fare le analisi?
«In base ad informazioni di cui siamo venuti a conoscenza – sostiene Lombardi – Solvay non avrebbe mai reso nota ad ARPA la procedura per la corretta misurazione di tale composto a concentrazioni tali da poterne valutare la presenza nelle acque superficiali e nelle acque potabili. Si tratterebbe di un fatto assai grave in quanto Adv 7800 è un Pfas a catena lunga, e come tale nocivo nella stessa misura di Pfoa la cui produzione è stata vietata in base agli accordi intercorsi con EPA nel 2008 ed al dettato della Conferenza di Stoccolma. Nel database Ue – Echa delle sostanze chimiche è catalogato con n°CAS 329238-24-6 ed è dichiarato “fatale se ingerito, fatale se in contatto con la pelle, causa di severe ustioni della pelle, causa di danni agli organi, tossico per la vita acquatica”. Le associazioni ambientaliste richiedono che sia imposto a Solvay di consegnare ad Arpa le metodologie di analisi di Adv 7800».