Processo penale da remoto? Levata di scudi della Camera Penale
Oggi se ne parlerà tra addetti ai lavori: ci saranno anche il Procuratore Cieri e il Gip Bargero
ALESSANDRIA – Emergenza sanitaria e processo penale da remoto: il virus dell’emergenza alla conquista del giusto processo. Questo il tema dell’incontro che avrà inizio oggi, alle 15.
Ne discuteranno, rigorosamente distanziati grazie alla piattaforma Microsoft Teams, l’avvocato Sara Ongaro (segretaria Camera Penale di Alessandria), il procuratore della Repubblica di Alessandria Enrico Cieri, il giudice per le indagini preliminari Paolo Bargero, e l’avvocato Giulia Boccassi, responsabile dell’osservatorio pari oppurtunità dell’Unione Camere Penali italiane. Introduce e modera, l’avvocato Lorenzo Repetti, presidente Camera Penale alessandrina.
Si discuterà delle ultime innovazioni legislative introdotte da un emendamento approvato dal Senato e dalla Camera (Cura Italia) diventato legge dal 24 aprile, e poi del successivo Decreto del 30 aprile attraverso il quale il Governo, accogliendo anche le istanze delle Unioni delle Camere Penali e Associazioni Forensi, ha ingranato una parziale retromarcia non consentendo il processo a distanza, riferito agli atti fondamentali del processo (esame di testi, periti e consulenti, nonché discussioni finali delle parti e conseguenti camere di consiglio).
Il confronto sarà proprio sui limiti del processo a distanza: “Che, a nostro avviso – spiega Lorenzo Repetti – viola i principi del giusto processo, dell’immediatezza, del contraddittorio, rendendo più difficoltoso il diritto di difesa”.
Il timore dei penalisti italiani è che un provvedimento che dovrebbe avere le caratteristiche della provvisorietà (legato quindi al tempo della crisi Covid) diventi la regola anche ad emergenza conclusa. Alcuni settori della magistratura, infatti, avevano lamentato il fatto che l’innovazione non fosse vincolata alla sola fase emergenziale.
Da parte delle Camere Penali immediata la levata di scudi nei confronti di “norme che tendono a spersonalizzare il percorso giudiziario, perché al centro del processo c’è un individuo, che difficilmente può essere giudicato dall’interno di un monitor”.