Rsa: “Serve un nuovo clima di serenità”
L'intervento dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia
ALESSANDRIA – Coronavirus: le polemiche sulla gestione dell’emergenza non si placano. Sulla questione delle Rsa interviene Mauro Cappelletti, presidente dell’Ordine Medici Chirurghi e degli Odontoiatri Provincia di Alessandria.
“Le RSA hanno svolto e svolgono una fondamentale azione di supporto al welfare individuale ed alle famiglie italiane – si legge in un comunicato – Il progressivo invecchiamento della popolazione ha portato ad un numero elevato di anziani, spesso con polipatologie, ed alla necessità di trovare soluzioni assistenziali.
La qualità fornita da queste strutture è progressivamente cresciuta in questi anni fornendo nuove risposte ad un tema sempre più complesso, causa la convivenza di fattori economici, organizzativi, affettivi.
Negli ultimi anni, a fronte di episodici casi criminosi, che i media hanno riportato sia sulle case di riposo, che sugli asili, ed in generale nei vari settori sul tema malasanità in Italia, c’è la realtà di migliaia di strutture operose ed impegnate a fare bene il loro lavoro. Nelle ultime settimane i riflettori (a livello nazionale) sono stati puntati sulle RSA.
E’ opportuno fare una analisi critica anche di questo settore perché l’esperienza della pandemia porterà a nuove modalità operative sia temporanee che magari definitive (pensiamo allo sviluppo della telemedicina o di nuove modalità di comunicazione degli ospiti che probabilmente entreranno a far parte del futuro). Tuttavia a fianco di un corretto approccio analitico alla situazione, si sta manifestando un clima nel quale queste strutture vengono presentate in modo generalizzato come centri di malfunzionamento sanitario, disorganizzazione e sterminio.
Questo non corrisponde al vero.
Dall’altra parte, centinaia di medici in Piemonte, stanno svolgendo le loro funzioni di Direzione sanitaria, con impegno e sacrificio personale; andando a lavorare fuori orario, festivi compresi e talvolta anche isolandosi dalla famiglia, onde meglio proteggere gli ospiti da rischi di contagio.
Hanno risolto, con la loro esperienza, i tanti problemi portati dal Covid (carenza di operatori, necessità di limitarne il turnover, nuove normative, richieste strutturali di nuovi percorsi ed accessi a nuclei che andavano compartimentati, ecc).
Si sono recati al lavoro, dando il buon esempio (alcuni di loro sono tra i colleghi deceduti in Piemonte), motivando gli operatori a buone prassi di comportamento. Si sono collegati ancora di più ai medici di famiglia degli ospiti, collaborando strettamente con loro, hanno vigilato sui frequenti tentativi di intrusione dall’esterno, hanno studiato e condiviso decine di protocolli
arrivati via email, hanno messo al centro delle loro giornate da mesi, la tutela degli ospiti dalla aggressione del Covid.
Hanno a volte preso, con coraggio, decisioni importanti ed impopolari (come ad esempio la chiusura degli ingressi dei familiari) in totale scienza e coscienza affrontando notevoli difficoltà.
Migliaia di medici in Italia che hanno messo a disposizione la loro esperienza spesso pluridecennale per svolgere una professione dai profondi risvolti sociali, in un sistema sempre più povero di risorse.
Questi medici, dimenticati da tutti, non possono diventare gli “Enzo Tortora” della situazione. Vanno aiutati, non indagati a priori per il lavoro che svolgono. Non vogliamo né medici eroi, né medici sul rogo. Vogliamo essere medici e basta.
Migliaia di operatori, oss, infermieri ed altro personale si stanno adoperando da mesi per fare bene il proprio dovere assoggettandosi a sacrifici, usando i DPI (dispositivi di sicurezza personale), supplendo gli assenti, con turni ed impegno moltiplicati e non meritano di lavorare in questo clima di odio e di diffidenza che si riversa loro contro.
L’attuale campagna mediatica che porta a demonizzare le RSA può avere conseguenze negative sulla popolazione e su chi ha bisogno di queste strutture, indurre false opinioni. Questo settore, non va criminalizzato ma va protetto. Protetto perché indispensabile ingranaggio della nostra sanità, che produce sempre più anziani e cronicizza sempre di più malattie, prima mortali, con continuo progressivo incremento di stati invalidanti che necessitano di supporto.
In questi momenti nei quali, in tutto il mondo, il Covid miete vittime tra gli anziani, per proteggere i nostri padri e nonni nelle RSA, servono collaborazione, impegno, ingegno e buona volontà. Per ripensare e modificare il modo in cui le strutture di assistenza a lungo termine operano oggi e opereranno nei mesi a venire. Ciò significa trovare un equilibrio tra le esigenze dei residenti e delle loro famiglie e garantire che i servizi siano gestiti in sicurezza e che il personale sia protetto e ben supportato.
Usiamo serietà e competenza, ristabilendo un nuovo clima di serenità e rispetto nell’interesse soprattutto dei cittadini anziani e dei loro familiari, tutelando la serenità dei medici e degli operatori che ivi lavorano”.