L’équipe ‘rosa’ che guida la ricerca scientifica
All'Azienda Ospedaliera un team di tre dottoresse coordina le attività di studio su mesotelioma e patologie causate dalle condizioni ambientali
ALESSANDRIA – La ricerca scientifica è il motore della medicina, un motore costantemente in funzione che non può mai interrompere il proprio ciclo. Nuove cure da applicare a patologie sempre più complesse, farmaci cosiddetti sperimentali che nel tempo si rivelano innovativi e più efficaci di quelli fino a quel momento sul mercato. Studi sempre più approfonditi, grazie ai quali vengono debellati disturbi cronici o vere e proprie malattie.
Un lavoro di ricerca che non di rado incontra il contributo attivo dei pazienti, i quali accettano di ricevere cure ancora in fase di sperimentazione ma che un giorno potrebbero diventare di uso comune. Aspetti che riguardano da vicino l’attività svolta dall’Irfi – Infrastruttura Ricerca Formazione Innovazione – che dal 2011 opera all’interno dell’Azienda Ospedaliera, che dallo scorso marzo su delibera regionale, ha permesso alla struttura di rientrare nel percorso di riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs). In Italia sono 51 gli istituti che hanno ottenuto tale qualifica, tra questi sono solo 21 quelli pubblici.
Il riconoscimento di Irccs conferisce il diritto alla fruizione di un finanziamento statale (che va ad aggiungersi a quello regionale) finalizzato esclusivamente allo svolgimento delle attività di ricerca relative alle malattie riconosciute. Al ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’, all’interno dell’Irfi opera il Clinical Trial Center, che si occupa dell’attivazione, del monitoraggio e della conduzione degli studi clinici. Un’equipe composta dalle dottoresse Marta Betti, Marinella Bertolotti e Annalisa Roveta che fa da “anello di congiunzione” tra lo staff ospedaliero, i pazienti e gli enti promotori della ricerca. «I nostri studi sono promossi sia da aziende farmaceutiche che da enti no profit – spiega la dottoressa Bertolotti – in stretta sinergia con l’Università del Piemonte Orientale e istituti di ricerca farmacologica come ad esempio il ‘Mario Negri’ di Milano. Le ricerche che svolgiamo riguardano in particolare il mesotelioma e le patologie ambientali che causano malattie infettive, cardiologiche e metaboliche».
L’attività di ricerca
Attualmente, Irfi ha all’attivo circa 200 studi che hanno coinvolto un migliaio di pazienti volontari. «La sperimentazione offre al malato l’opportunità di accedere a cure e trattamenti innovativi – sottolinea Annalisa Roveta – ai quali ci si sottopone in maniera volontaria e dopo un accurato percorso informativo. Questo per dare al paziente il tempo necessario per riflettere e decidere di conseguenza».
Dal punto di vista procedurale, gli studi effettuati all’interno dell’Irfa necessitano dell’autorizzazione dell’Aifa – Agenzia Italiana del Farmaco – e dell’approvazione dei comitati etici. In ultimo, è la stessa Azienda Ospedaliera a dare il via definitivo alla sperimentazione. All’Ospedale di Alessandria sono le dottoresse Roveta, Betti e Bertolotti a monitorare tutte queste delicate e lunghe fasi.
Un Master ad Disit
Per far sì che la macchina operativa proceda ancora più spedita servono però nuove figure professionali. È proprio questa la finalità per cui l’Azienda Ospedaliera in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale, per il corrente anno accademico ha attivato un Master annuale di primo livello in “Data Manager e coordinamento sperimentazioni cliniche”. I corsi inizieranno il prossimo maggio ma le iscrizioni sono già aperte.
«Quella del ‘data manager’ è una figura forse poco conosciuta, – commenta la dottoressa Betti – ma che all’interno di un Irccs ricopre un ruolo di fondamentale importanza. Sgravando i medici di tutta la parte amministrativa, l’operato del data manager garantisce le cosiddette ‘Good Clinical Practice’, ovvero l’applicazione di procedure molto rigorose condotte con alto livello di qualità».