“Ogni partita per noi deve essere come la finale dei playoff”
"Le rivoluzioni ad ogni stagione non servono". Al campo il messaggio dei tifosi alla squadra per la gara di domani con la Giana
SPINETTA – Prima della rifinitura al campo arriva una delegazione della Nord. C’è anche Mario Di Cianni, lo slo. I tifosi vogliono solo consegnare allo staff e alla squadra un messaggio importante: il sostegno, la voglia di costruire qualcosa insieme. Che, poi, è il pensiero di Fabio Artico nell’intervista di ieri al Piccolo. “Siamo noi, società e squadra, che dobbiamo dare ai nostri tifosi i motivi per esserci sempre. Non chiediamo, dobbiamo solo dare”. Anche gli argomenti per riempire di nuovo una curva da tempo con spazi vuoti: prestazioni convincenti, gioco, coraggio, vittorie sono proprio gli argomenti che servono. Lo sa la tifoseria, lo sa Artico, lo sa anche Gregucci che conosce bene questa piazza.
“Noi siamo un cantiere che si sta programmando. Una squadra che sta cercando la sua identità, con margini di miglioramento. Serve tempo, è vero, ed è una parola che nel calcio non piace molto. Ma noi abbiamo tempo per programmarci, per darci una identità e un gioco nostro. Certo, proveremo, già nel breve periodo, a concretizzare qualcosa di importante, partendo dalle prestazioni. Se penso a domenica scorsa, ho in testa una squadra che ha preso palla e l’ha buttata. Non l’ha quasi mai gestita. Dovremo migliorare molto“. Non necessariamente con un cambio di modulo. “Non conta la difesa a 3 o a 4. Conta difendere 20/30 metri più avanti e qui, ripeto non sono i numeri, ma la mentalità: la gamba anche, e pure la velocità, perché per andare a prendere gli avversari, bisogna essere pronti nell’uno contro uno. La difficoltà è attaccare negli spazi piccoli e difendere in quello grande“.
Come ottenere tutto questo? “Anche alzando la qualità sotto il profilo atletico. Anche dare ai giovani il tempo per capire cosa stiamo facendo, e noi abbiamo giovani validi. Nelle prossime giornate di campionato lavoreremo per verificare i loro progressi, perché bisogna avere una visione per il futuro. Non si possono cambiare 8 – 10 giocatori tutti gli anni: si deve costruire, invece, uno zoccolo duro, a cui aggiungere tre o quattro elementi ogni stagione. Con una premessa: quando si costruiscono giocatori, servono anche gli uomini, con un dna ben preciso, di mentalità, di atteggiamento, di principi. Capaci di riconoscere, in campo, le situazioni e sapere come intervenire, soprattutto nelle difficoltà. Io non distinguo tra giovani e meno giovani: per me ci sono giocatori bravi e meno bravi”.
Domani un esame in questo momento delicato e complicato, con una squadra in forma. “Lo dicono anche i dati: la Giana ha alzato il livello di prestazioni, di qualità del gioco. E’ tornato Albé che è l’icona, garazia di professionalità, persona con un grande senso di apparteneza. Non si vince a Carrara in quel modo per episodi: la Giana è molto pericolosa”
Che Alessandria sarà? “In 15 giorni non ho ancora una conoscenza a 360 gradi, ma sto mettendo nel gruppo le mie idee. Soprattutto l’idea di una squadra che deve combattere, che deve essere coraggiosa. Che deve giocare, che deve prendersi il massimo margine in tutte le componenti: se per gli avversari è una gara di campionato, per noi deve essere la finale dei playoff“. Spazio per gli ultimi arrivati dall’inizio? “Può essere, è una delle soluzioni che sto valutando”