Rapina: riconosciuto dalla vittima, ma non era lui ed è assolto
A processo per il colpo ai danni di una prostituta erano tre persone, due sono state condannate
ALESSANDRIA – Era uno dei tre imputati per una rapina commessa il 12 maggio 2015 a una prostituta nel suo appartamento di Ovada, ma la difesa ha dimostrato come l’uomo fosse estraneo ai fatti. Oggi il processo si è infatti concluso con due condanne e una assoluzione.
A processo erano finiti Marco Scalzo, Davide Denora e Ivano Cannito la cui difesa era affidata agli avvocati Giuseppe Cormaio e Marco Conti.
Scalzo è stato condannato a 5 anni e 9 mesi di reclusione; a Denora sono stati inflitti 3 anni e 3 mesi di reclusione; Cannito è stato assolto per non aver commesso il fatto.
La difesa di Cannito si è battuta per dimostrare la sua totale estraneità ai fatti. Cannito era stato tratto a giudizio perché la persona offesa nel consultare un fascicolo fotografico mostrato dalla Polizia giudiziaria aveva indicato l’uomo come “somigliante” ad uno dei tre banditi. Aveva però precisato che il rapinatore, rispetto alla foto mostrata, aveva gli occhiali da vista ed i capelli più lunghi.
Già all’atto delle richieste di prova, all’esordio del dibattimento, gli avvocati Cormaio e Conti avevano chiesto l’acquisizione dei tabulati telefonici per dimostrare che il loro assistito, al momento del colpo, non si trovava ad Ovada ma si era mosso tra Alessandria Castellazzo per motivi di lavoro. E i tabulati, con l’indicazione delle celle telefoniche, acquisiti dal Tribunale di Alessandria confermarono la circostanza.
E’ stato dimostrato come Cannito non abbia mai portato occhiali da vista e non abbia mai avuto i capelli più lunghi rispetto alla foto segnaletica che lo ritraeva. Al termine del dibattimento il pubblico ministero si è convinto della totale estraneità del Cannito e ha chiesto (e ottenuto) la sua assoluzione. Gli altri due imputati, riconosciuti dalla persona offesa e trovati in possesso della refurtiva, sono stati condannati.