Parodi, i compositori omaggiano l’organista novese
Compositori italiani e stranieri hanno dedicato le proprie partiture a Giancarlo Parodi, musicista di fama internazionale
NOVI LIGURE — La città di Novi Ligure può vantare di aver dato i natali a illustri musicisti e compositori. Ce n’è uno, però, di cui si parla troppo poco, e che ha appena compiuto ottant’anni: si tratta del maestro Giancarlo Parodi, organista di fama internazionale. Già titolare della cattedra di Organo e composizione organistica presso i conservatori di Trento e di Milano, è professore emerito di Organo principale al Pontificio istituto di musica sacra di Roma. Attualmente è docente di Organo presso la Scuola diocesana di musica “Santa Cecilia” di Brescia. Di recente, la figura di Parodi è stata oggetto di una pubblicazione di letteratura organistica (“Hortus deliciarum”): ne affidiamo la presentazione al nipote, Isidoro Parodi.
Undici novembre. È arrivato, dopo una lunga attesa. Apro un anonimo involucro di cartone e finalmente posso vederlo, toccarlo e sfogliarlo. Due volumi, per un totale di 480 pagine, rilegati in un’elegante e sobria edizione della prestigiosa casa editrice Carrara di Bergamo. È questo il prezioso scrigno di 36 partiture per organo scritte da 31 compositori italiani e stranieri che attraverso le loro note hanno deciso di rendere omaggio agli ottant’anni del maestro Giancarlo Parodi (classe 1938), organista di fama internazionale, novese. La rarità di una simile iniziativa editoriale ne sancisce, da subito, un valore assoluto nel panorama della letteratura organistica. Per diversi motivi, forse troppi – e sicuramente non alla portata di chi scrive – per essere descritti, analizzati, commentati. È un compito che lascio agli esperti, a chi nella musica ha trovato la propria ragione di vita. Troppo spesso infatti assistiamo all’improvvisazione – e non mi riferisco all’ambito musicale – con l’enorme rischio di generare fraintendimenti, errori, dimenticanze.
Preferisco lasciarmi trasportare da un sentimento puro e fluido, che scorre senza una ragione esatta fra me e questo zio, lontano, troppo lontano eppure sempre vicino, per poter offrire ai futuri lettori di “Hortus deliciarum” una ragione più intima su cui riflettere. Sì, perché Giancarlo – o semplicemente lo zio Carlo, come lo chiamiamo in famiglia – è qualcosa di insostituibile e indescrivibile. È un maremoto, un vento in poppa che gonfia le vele, un’enorme torta golosa e dolcissima. Ma anche una barra d’acciaio, inossidabile, poco duttile (e non in senso artistico). È uno zio speciale, perché speciale il modo in cui ha interpretato la sua vita, rapita dalla musica a soli 9 anni e diventata la “sua” ragione di vita. Con una postilla: che quest’arte – oserei dire indiscussa, considerato quest’ultimo traguardo – zio Carlo l’ha messa a completa disposizione del prossimo. Ai suoi allievi – innumerevoli, data la lunghissima carriera di insegnante presso prestigiosi conservatori e istituti musicali – e al suo pubblico, incontrato in quasi ogni angolo del mondo.
Descrivere il rumore delle foglie che cadono dagli alberi vestiti d’autunno. È in questo misterioso esercizio, impartito dal maestro Berutti Bergotto a un giovanissimo Giancarlo, che credo risieda l’origine della grandezza di questo zio. Un musicista “ingombrante”, perché da sempre sovrappeso, ma di una levità esecutiva assoluta. Le sue dita, invero, si posano ancora sulla tastiera con la stessa delicatezza di quelle stanche foglie.
Isidoro Parodi
M. Ruggeri (a cura di), Hortus deliciarum. 36 opere organistiche dedicate al M.° Giancarlo Parodi, edizioni Carrara, Bergamo.