La leggenda di Fausto Coppi in scena al Teatro San Francesco
Venerdì 6 dicembre un recital di parole e musica che vuole ricordare una delle più grandi figure del ciclismo mondiale
ALESSANDRIA – A cent’anni dalla nascita, Coppi rimane leggenda ma anche simbolo della storia del nostro Paese: una forza simbolica che esprime il profondo legame del territorio con il ciclismo, ieri come oggi. Gian Luca Favetto, Michele Maccagno e Fabio Barovero celebrano il grande sportivo in parole e musica, un racconto a più voci che si apre alle pagine di Buzzati, Pratolini, Malaparte, ammiratori e testimoni delle imprese del Campionissimo.
Con “Fausto Coppi. L’affollata solitudine del campione”, progetto di Gian Luca Favetto, il Teatro Stabile di Torino e la Fondazione Circolo dei Lettori portano in scena, venerdì 6 dicembre alle 21 al Teatro San Francesco, un recital di parole e musica che vuole ricordare una delle più grandi figure del ciclismo mondiale.
«La storia di un uomo dentro la storia – scrive Gian Luca Favetto – di un campione, di una persona gentile e riservata diventata già in vita, al di là delle intenzioni, una leggenda. Un uomo sempre in fuga che riassume in sé la storia di quel lembo di Piemonte sud orientale che lo ha forgiato, di cui portava in giro per il mondo silenzi, tenacia, fatiche, asprezze e dolcezze. Un recital di parole e musica che vuole restituire al tempo presente la figura di Fausto Coppi. Non un ricordo, ma un racconto che si avvale anche delle pagine di chi ha ammirato e cantato le sue imprese, da Dino Buzzati a Vasco Pratolini, da Orio e Guido Vergani a Curzio Malaparte. Un racconto di vittorie e tragedie, di cadute e trionfi che mette in fila le prime pedalate come garzone di macelleria e la prima corsa, la prima vittoria al Giro d’Italia e la prima doppietta Giro d’Italia-Tour de France, la fuga più lunga e i grandi distacchi con cui arrivavano al traguardo gli avversari. E poi il rapporto inscindibile con Gino Bartali. E l’Italia di quegli anni. E il suo essere tutt’uno con la bicicletta, come Paganini era tutt’uno con il suo violino. E naturalmente l’amore. E naturalmente la morte, che consegna al mito questo uomo solo in fuga, con la maglia biancoceleste addosso: il suo nome è Fausto Coppi».