Solitudine e tecnologia: “hikikomori”, il disagio del nuovo millennio
Quando i giovani preferiscono la rete alle relazioni sociali. Il 3 dicembre convegno al Liceo 'Galilei'
ALESSANDRIA – Isolati dal resto del mondo, anche dalla famiglia. Il solo spazio tollerato, la propria cameretta. L’unico punto di ritrovo con i coetanei, internet, i social, insomma, il “virtuale” in generale. I ragazzi che per mesi, spesso per anni, vivono queste situazioni in Giappone sono chiamati hikikomori, ovvero “coloro che stanno in disparte”. Nel Paese del Sol Levante, dove la tecnologia è da sempre pane quotidiano e dove davvero tutti hanno un pc o uno smartphone, questa parola è molto popolare sin dagli anni ’80. Solo in Giappone, ad oggi, sono circa due milioni gli hikikomori dai 14 ai 30 anni.
Adolescenti e adulti che per diverse ragioni decidono di non uscire più di casa, di non andare più a scuola, di allontanarsi dagli amici. I più grandi, spesso abbandonano addirittura il lavoro. Tutto questo per chiudersi al sicuro tra quattro mura, usando internet o la propria console per videogiochi come uniche valvole di sfogo.
Convegno al ‘Galilei’
Di questa condizione, sempre più diffusa tra i giovani di tutto il mondo ma ancora poco conosciuta, se ne parlerà martedì 3 dicembre nell’Aula Magna del liceo scientifico ’Galileo Galilei’ di Alessandria a partire dalle 14.30. “Oltre il muro… parliamo di Hikikomori” è il convegno organizzato da For.Al, Abilitando, Cissaca, Forte Chance e Hikikomori Italia, col patrocinio di Miur, Regione Piemonte e Comune di Alessandria, destinato ad insegnanti ed operatori (per info e iscrizioni: hikikomori@abilitando.it).
«L’incontro del 3 dicembre servirà a comprendere meglio la problematica, a capire quanto si stia diffondendo e quale sia il modo migliore per affrontarla» ha spiegato Enrica Bosio, presidente del For.Al. Già, perché questo tipo di disagio non può essere considerato né una malattia, né una vera e propria forma depressiva. Ciò che di certo si sa, è che le cause sono quasi sempre si origine caratteriale, famigliare, sociale e, molto spesso, scolastica. Il bullismo, infatti, è sovente il fenomeno scatenante, la molla che fa nascere in adolescenti fragili e introversi il desiderio di lasciare il mondo fuori dalla porta di casa, anzi, fuori dalla propria cameretta.
Il ‘mostro’ non è il web
Non è la tecnologia, né internet o i social, a dover essere demonizzati. «Spesso, ciò che viene considerato la causa di questa condizione – sottolinea Mauro Buzzi di Abilitando Onlus – in realtà è l’unica finestra sul mondo che hanno a disposizione gli hikikomori. La tecnologia in generale è il loro strumento per dire “anche io esisto, e faccio parte della società…”».
Ad ogni modo, chi decide di relazionarsi con l’esterno solo attraverso la tecnologia non è una persona in salute, perlomeno dal punto di vista psicofisico. «Dobbiamo essere anche noi insegnanti a saper cogliere i primi segnali di questa condizione – osserva Patrizia Melanti, dirigente del For.Al. – Ragazzi di 15 o 16 anni che non escono mai con gli amici o che non hanno relazioni sociali devono essere seguiti e capiti. A volte, dietro questi comportamenti si nascondono realtà davvero preoccupanti».
Anche nella nostra Regione il fenomeno sta iniziando ad essere studiato da psicoterapeuti e specialisti: in Piemonte attualmente si contano circa 360 casi accertati.