Etica, diritto, giustizia: il convegno per ricordare Giorgio Ambrosoli
Nel 40 esimo anniversario della scomparsa dell'avvocato, venerdì 22 novembre a Palazzo Borsalino l'incontro organizzato dalla Scuola Forense "G. Ambrosoli". Tra i relatori Giancarlo Caselli
ALESSANDRIA – Nel 40° anniversario della scomparsa dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, venerdì 22 novembre a Palazzo Borsalino in via Cavour 84 si terrà il convegno Etica, diritto, giustizia. L’evento costituisce lezione inaugurale del primo modulo dell’anno accademico 2019/20 del “Ginnasio Forense” organizzato dalla Scuola Forense G. Ambrosoli.
A partire dalle 9,30 saranno presenti Giancarlo Caselli, già Procuratore Capo della Repubblica a Torino (La lotta alla mafia, da allora ad oggi), Mauro Ronco, professore emerito dell’Università di Padova, già presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino (Giorgio Ambrosoli: radici ideali e spirituali di un sacrificio), Remo Danovi, già presidente del Consiglio Nazionale Forense e del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano (La deontologia dell’avvocato, dai tempi di Ambrosoli ai nostri tempi) e l’avvocato Umberto Ambrosoli per il ricordo di Giorgio Ambrosoli.
Milanese, classe 1933, di famiglia borghese e tradizionalista, appassionato della cosa pubblica, Giorgio Ambrosoli da giovane milita nell’Unione Morarchica Italiana. Si laurea in legge con una tesi sull’istituendo Consiglio Superiore della Magistratura. Si specializza poi in diritto fallimentare, e quale fondamentale esperienza professionale in tale ambito, diviene coadiutore dei commissari liquidatori della Società Finanziaria Italiana.
Nel 1974 Guido Carli, governatore della Banca d’Italia, gli affida l’incarico di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, per risanarne la situazione debilitata dagli inganni del banchiere siciliano Michele Sindona. Emerge cosi l’intricato intreccio nato tra quest’ultimo, la politica, l’alta finanza, la massoneria, la Chiesa e la criminalità organizzata siciliana.
Compresa la complessità della questione, appena un anno più tardi scrive una lettera alla moglie, da lei ritrovata tra i fascicoli del lavoro, in cui spiega come sia «Indubbio che,in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me e stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese […] A quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito». E tanto convinto da non cedere ai diversi tentativi di corruzione e alle ripetute minacce.
Dopo cinque anni, avviata la fase conclusiva del procedimento di liquidazione, impedisce il tanto richiesto salvataggio della Banca Privata Italiana. Collabora con la magistratura statunitense e l’Fbi per il fallimento della Franklin National Bank, permettendo al Tribunale di New York di raccogliere gli elementi per processare Sindona. È stato assassinato la notte dell’11 luglio 1979, vigilia del giorno in cui avrebbe dovuto sottoscrivere la sua deposizione in quel procedimento.