Ilva, domani è sciopero: “Mantenere gli impegni presi”
Presidio davanti alla prefettura e ai cancelli della fabbrica: "Inaccettabile rimettere in discussione l'accordo"
NOVI LIGURE — Ventiquattro ore di sciopero: le hanno decise i dipendenti dello stabilimento ex Ilva di Novi Ligure, che oggi si sono riuniti in assemblea dopo lo stop per il maltempo. Lo sciopero si terrà domani, martedì 12 novembre, e sarà allestito un presidio davanti alla fabbrica e uno presso la prefettura di Alessandria (i pullman per il capoluogo partiranno alle 8 da Novi).
Le organizzazioni sindacali Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, unitamente alle rsu della fabbrica, chiederanno di essere ricevute dal prefetto per manifestare «la propria preoccupazione, ma anche la rabbia di chi da anni non vede un futuro per il proprio posto di lavoro in un settore e in un territorio già pesantemente colpiti dalla crisi industriale».
«L’accordo sottoscritto l’anno scorso con Arcelor Mittal è stato frutto di una lunga trattativa e aveva già lasciato migliaia di lavoratori fuori dal perimetro aziendale, in cassa integrazione. Pensare di rimettere in discussione quell’equilibrio basato su un piano industriale e ambientale in cui Arcelor Mittal si era impegnato a mantenere l’occupazione e la produzione dell’acciaio da Taranto a Genova, Novi, Racconigi, Marghera, non è accettabile e soprattutto non può avvenire senza che i lavoratori siano informati di ciò che si sta discutendo», dicono i sindacati delle tute blu.
Arcelor Mittal domani comunicherà ufficialmente la propria volontà di recedere dal contratto di acquisizione del gruppo ex Ilva, “restituendo” le fabbriche e i lavoratori ai commissari di governo. Secondo la multinazionale franco-indiana, all’origine della decisione ci sarebbe l’eliminazione dello “scudo penale” per i reati ambientali. In realtà, come è emerso durante l’incontro tra i vertici della società con il premier Giuseppe Conte, il problema principale sarebbe il piano industriale, non più adeguato all’attuale congiuntura economica: Arcelor Mittal potrebbe ritirare il proprio recesso se venisse approvato un piano con 5 mila esuberi (attualmente i dipendenti sono 10.700, di cui 681 a Novi).