Università: investimenti? “Pronti a farli ma a ragion veduta”. E sugli spazi…
?Mettere al centro lo studente?, perché tutto ruota intorno a loro nel Piano Strategico dell'Upo. Avanzi: "tornassi indietro oggi direi 'no grazie' a palazzo Borsalino?
ALESSANDRIA – Cultura e sviluppo. Comune e Università. Quali prospettive per il futuro? Si è provato a discuterne con il Magnifico Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, Gian Carlo Avanzi e il sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco di fronte ad una platea di cittadini (pochi), istituzioni e politici nella serata organizzata dall’Associazione Cultura e Sviluppo.
Una ‘politica’ comune
“Mettere al centro lo studente”, perché tutto ruota intorno a loro nel Piano Strategico dell’Upo. “Fare in modo che la città offra servizi per gli studenti: residenze, mense. Così che chi viene da fuori abbia la possibilità di abitare qui”. E per essere interessanti, “bisogna essere innovativi”: didattica e corsi di laurea nuovi, che si differenzino dagli atenei “blasonati” che ci sono nei d’intorni, come Genova e Pavia. “Corsi che intercettino il mondo del lavoro e i dati di Almalaurea dicono che l’Upo di Alessandria è già impostata in questa direzione: da un anno dalla laurea il 78% trova occupazione. Percentuale che sale al 90% dopo 5 anni dal conseguimento”.
Ma affinché i ragazzi ‘vivano’ la città, questa deve essere anche “attrattiva” secondo il primo cittadino. Quindi non solo in termini di servizi per gli studenti appropriati, ma anche di cultura e divertimento (e qualcosa è stato fatto: sconti e convenzioni legati al mondo del commercio, ma anche l’idea futura del Teatro Comunale deve considerare le necessità di chi oggi vive gli spazi della cultura). Insomma una città invitante, “così da arrivare all’obiettivo che si è posta l’amministrazione, in collaborazione con gli altri soggetti interessati, rendere Alessandria non una città con l’Università, ma una città universitaria”.
Gli spazi
Ed è su questo aspetto che si inserisce il tema degli spazi per gli studenti universitari. “Non siamo ancora sede di campus, come Novara e in parte Vercelli – ha sottolineato il Magnifico Rettore – E non ho trovato molte realtà, enti pubblici e privati che abbiano chiesto di comprare spazi. L’Università ha risorse da investire, ma non può fare da sola. Serve la collaborazione, e in questo il cofinanziamento, di privati, fondazioni, enti pubblici”.
Così se lo spazio dell’ex ospedale militare non va bene per metterci la biblioteca universitaria, “perché studi di staticità hanno dato esito negativo e per farli sono comunque stati spesi soldi, mezzo milione di euro” ha spiegato Avanzi, è anche vero “che non va bene per grossi pesi, ma possiamo ragionare di creare lì il campus, che si troverebbe in una posizione strategica e non è una cosa impensabile, con lavori anche i problemi strutturali si possono risolvere” ha aggiunto il sindaco. Sostenendo che questa “idea folle” è stata condivisa solo pochi giorni fa da un professionista, un architetto di Milano, che ha chiesto un incontro con il primo cittadino, proprio per proporre la stessa cosa. “Ecco noi ci eravamo già arrivati” ha aggiunto Cuttica. Ma intanto visto che da due anni è sistemato il primo piano della palazzina dei Giardini Pittaluga (grazie ad un bando con il finanziamento della Compagnia di San Paolo e del Comune) “perché non utilizzarla? Perché non creare spazi per studenti o anche per professori?” rilancia Alessio Del Sarto, direttore di Cultura e Sviluppo.
Ma gli spazi che nei dibattiti saltano fuori sono sempre tanti: per il Digspes, cioè il Borsalino “perché non riconsiderare l’ex caserma dei Carabinieri li vicino per nuove aule e biblioteca?” ha chiesto Renzo Penna dal pubblico. “Perché i pilastri e la struttura già esistente non permettono di creare aule o spazi che l’università necessita. Lì giusto degli uffici amministrativi – ha risposto il Rettore – A volte purtroppo sedi già costruite, palazzi storici, non hanno le potenzialità architettoniche che servono. A volte sono meglio le ‘scatole nuove’, sicuramente meno belle (come la struttura dell’Esselunga) ma su cui è più facile agire. Infatti tornassi indietro oggi direi ‘no grazie’ alla sede di palazzo Borsalino”.
Poi c’è l’offerta degli ultimi tempi: “una struttura sportiva a Casalbagliano (l’area verde non più utilizzata, prima sfruttata per il rugby, ndr). L’Università si è resa disponibile ad acquistarla e sistemarla. E infine a che punto siamo con le aule per Medicina e Infermieristica, all’ex Macello, dove c’è il Disit, di proprietà del Politecnico, che lì aveva dei laboratori? “Stiamo perfezionando quel contenitore, facendo dei lavori, anche se siamo in ritardo. Lo volevamo comprare ma ci è stato detto no. Però lo hanno dato in affitto. E a noi quello spazio serve per le aule” ha aggiunto Avanzi. Cercando di mostrare “che non è vero che l’Università qui non vuole investire. Ma lo vuole fare a ragion veduta, con criterio. A costo di non farlo oggi, ma magari tra un anno”, per rispondere alle domande di Giorgio Abonante e Domenico Ravetti (Pd).
Gli investimenti
Poche risorse nel piano finanziario dell’università 2019-2021 su Alessandria: solo 500 mila euro a fronte di 5 milioni di investimenti per le tre sedi (con Novara e Vercelli), è il commento dalla platea. “Gli investimenti sono in divenire e possono essere modificati” è stata la risposta di Avanzi. Che insieme al direttore del Disit, Leonardo Marchese che ha ricordato “non ricordo di grossi investimenti qui, e ci sono dal 1993, nemmeno per un milione di euro per finanziare corsi o ricercatori. Mentre a Vercelli enti e fondazioni per il corso di scienze biologiche sdoppiato da Alessandria ne hanno investiti 6 o 7”. Quello che vuole passare è quindi che “su Alessandria non è che non si vuole investire, anzi. Ricordiamo che la sede del Disit (Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica) è stata finanziata totalmente da noi, come è stato per Palazzo Borsalino”. Ma serve – oggi – guardare a cofinanziamenti che arrivano dall’esterno (enti, fondazioni, privati): “solo così si può rende l’ateneo sano. Visto che dovrò chiedere a Ministero di sfondare il tetto per questo anno di 5 milioni, perché risorse ne abbiamo ma non possiamo usarle tutte e come vogliamo. E dal prossimo anno partono le sanzioni, con riduzione del finanziamento ordinario che arriva dallo Stato se si sgarra”.
Insomma, in conclusione, sembra che da più parti il messaggio sia: tutti devono fare la propria parte.