Cit, un solo uomo per uscire dall’impasse?
La società novese di trasporto pubblico locale sarà affidata a un amministratore unico? È la proposta dell'amministrazione Cabella
NOVI LIGURE — Il Cit sarà affidato a un amministratore unico? La società novese di trasporto pubblico locale è rimasta senza guida dallo scorso luglio, quando il neo sindaco Gian Paolo Cabella ha chiesto ai rappresentanti nominati negli enti e nelle aziende comunali dalla precedente amministrazione di presentare le dimissioni. Il consiglio di amministrazione del Cit, presieduto da Beppe Licata, ha obbedito alla sollecitazione e ora è in carica solo per il “disbrigo degli affari correnti”, come si dice in gergo.
Il momento però è delicato. Lo scorso ottobre i vertici del Cit avevano elaborato un piano di salvataggio che prevedeva di riportare in pareggio in bilancio nel giro di tre anni. Un piano che ovviamente comportava sacrifici sul fronte del personale (come il mancato rinnovo dei contratti di lavoro a termine e l’“accompagnamento” alla pensione di alcuni dipendenti) e delle linee servite.
Il progetto di Licata era stato approvato dalle varie amministrazioni comunali. La società infatti è partecipata dai Comuni di Novi (che ha il 35,7 per cento), Gavi (16,2), Serravalle (12,6), Arquata (9,5), oltre a Parodi, Stazzano, Voltaggio, Bosio, Francavilla, Pasturana, Borghetto, Grondona, Mornese, Carrosio, Tassarolo, Fraconalto e San Cristoforo. Ma recentemente i sindaci hanno chiesto che il piano fosse rivisto e ripresentato in assemblea: troppo onerosi gli investimenti richiesti oltre al ripianamento del debito.
Domani si terrà l’assemblea dei Comuni soci. La speranza è che si possa arrivare alla nomina di un nuovo consiglio di amministrazione che prenda in mano le redini del Cit. Finora, in omaggio a una regola non scritta, il cda veniva composto da due persone indicate dal Comune di Novi e da una indicata dagli altri soci minori (Gavi, Serravalle e Arquata), a rotazione. Ma l’amministrazione comunale novese ha sparigliato le carte proponendo la figura dell’amministratore unico. Un vantaggio in termini di costi, che però rischia di mettere di malumore gli altri Comuni soci.