Volpi, nutrie, pesci siluro, cormorani e i danni all’ecosistema
La geografia degli animali che invadono la provincia
PROVINCIA – Se gli ungulati sono gli animali selvatici più discussi per via dei danni all’agricoltura e per i numerosi incidenti stradali che causano al passaggio sulle strade, non sono gli unici ad aver popolato in grandissimo numero e con gravi danni all’ecosistema il territorio provinciale.
Le volpi
Tenuta in parte sotto controllo perché specie cacciabile, si stanno espandendo dappertutto: «È una specie molto prolifica, con un paio di cuccioli all’anno», conferma Massimo Lerta, responsabile della sezione faunistica della Provincia. Quei simpatici animali simbolo della scaltrezza si stanno spostando dalle alture anche in pianura, senza problemi nell’incontrare predatori ma solo grandi quanti di cibo a disposizione.
Le nutrie
Per questi roditori di palude si erano studiati metodi di contenimento tra i più disparati, ma alla fine nessuno efficace: «Infestano praticamente tutti i fiumi. Il loro predatore naturale sarebbe il puma…».
I cinghiali e i caprioli
Fino agli Anni ‘90 i cinghiali erano solo in Toscana. Poco per volta, dalla Liguria hanno trovato boschi e poi terreno fertile anche sulle nostre colline. Ora si trovano alle porte delle città e sono tra gli animali – con i caprioli – a destare maggior preoccupazione. Si riproducono molto rApidamente, anche triplicando il numero ogni anno.
Praticamente «intoccabili» e cacciabili solo in modo selettivo, i caprioli trovano cibo in abbondanza tra le campagne, soprattutto nelle vigne dell’Acquese e dell’Ovadese/Gaviese. Aumentano del 25% ogni anno se trovano l’habitat giusto.
Il siluro
Lo squalo dei fiumi tipico dei Balcani mangia di tutto: «Anche i cani». Hanno popolato praticamente tutti i grandi corsi d’acqua, arrivando fino al Canale Carlo Alberto e sono oggetto di contrabbando: «Abbiamo fermato camion frigo diretti in Romania pieni di pesci siluro». Voracissimo, se pescato non dev’essere ributtato in acqua.
Il gambero
Quelli della Louisiana e della California hanno soppiantato i gamberetti di fiume storici ingredienti del Pollo alla Marengo. «Per fortuna sono circoscritti nel torrente Vella, acquese. Provengono da allevamenti andati male che hanno abbandonato gli esemplari senza preoccuparsi delle conseguenze. Con l’Università di Pavia abbiamo un progetto di monitoraggio».
Il cormorano
New entry tra le specie infestanti della provincia, come i gabbiani si spostano in cerca di cibo anche per molti chilometri. Trovano cibo fresco nei laghetti artificiali per la pesca sportiva, quindi avvistati anche alle porte di Alessandria.
Corvi e piccioni
Presenze fisse nelle aree urbane e rurali, sono vere e proprie calamità, tra l’altro portatrici potenziali di malattie: «Facciamo migliaia di abbattimenti all’anno», dicono dalla Provincia, ma evidentemente non basta. «Guardate sul tetto della fattoria Pederbona per rendervi conto della quantità di uccelli che ci sono».
Che rogna (in tutti i sensi)
Gli animali selvatici sono anche portatori di malattie endemiche e in qualche caso dovuto proprio al sovrappopolamento della specie in aree ridotte. In provincia di Alessandria non sono state segnalate situazioni particolarmente preoccupanti, ma gli uffici faunistici dell’Ente di Palazzo Ghilini sono sul chi vive.
In un caso a Pozzolo una mucca si era ammalata a causa della presenza massiccia dei piccioni. E poi c’è la peste suina di cui i cinghiali potrebbero esserne portatori. Con la minaccia del virus West Nile i tecnici faunistici hanno predisposto un piano di cattura annuale di corvidi, da portare all’Asl per le analisi: «Consegniamo in laboratorio duecento esemplari all’anno per monitorare eventuali casi di febbre del Nilo che anche in Italia, nel Veneto, ha creato problemi». Le volpi, in espansione un po’ ovunque, possono essere colpite dalla rogna. Il parassita è altamente contagioso e falcidia periodicamente gli animali, in qualche modo autoregolandone il numero.
Sterilizzazione?
L’abbattimento, ancorché selettivo, è l’unico modo per contenere un po’ gli animali invasivi? «In alcuni Stati europei la stanno sperimentando nei cinghiali, ma si nutrono dubbi su eventuali problemi nelle carni, se mangiate». I mangimi per sterilizzare i piccioni, per ora, no.
Pochi guardacaccia
Sono armati, preparati, ma sempre meno. I guardacaccia della Provincia di Alessandria sono sicuramente in numero insufficiente per fronteggiare le varie emergenze, in un territorio molto vasto e ricco di fauna come il nostro. «Una volta di guardie ce n’erano 50», ricorda Massimo Lerta, responsabile della sezione faunistica della Provincia, «adesso siamo in 24». E a gennaio il numero si ridurrà ancora: ne resteranno solo 19, con tutti i problemi di organizzazione che ne possono conseguire dopo una riduzione di ulteriori cinque unità.
Per di più alcune competenze sul recupero degli animali morti – in caso di incidente stradale, per esempio – sono passate ai Comuni. Impensabile pensare ad un servizio puntuale: «Rimaniamo a disposizione se l’animale è ferito. Abbiamo una convenzione con il Centro della Lipu a Tigliole, nell’Astigiano (pagato 5.500 euro all’anno) dove portiamo i capi feriti, ma anche gli animali protetti come ricci e poiane». Se il trasporto provinciale non fosse immediato, le guardie concedono al privato cittadino che si fosse imbattuto in un animale in difficoltà al trasporto, sempre nel Cras astigiano.
Immaginate però uno scontro auto-cinghiale in piena notte. L’animale morto non verrà tolto dal luogo del delitto se non il giorno dopo, con i tempi del Comune competente. «In questo modo si disperdono dati e conoscenze sulla situazione territoriale», lamentano dalla Provincia. Che applicano le leggi piovute dall’alto: «Sette province piemontesi con sette metodi diversi nella gestione faunistica. La Provincia di Alessandria è l’unica in Piemonte ad avere un servizio di reperibilità».