Nei comuni migliora la qualità dell’aria, ma le polveri sottili restano su livelli critici
PROVINCIA – Le deroghe ai blocchi del traffico per la prossima stagione invernale contenute nell’ordinanza emanata dalla Giunta regionale la scorsa settimana hanno scatenato la dura reazione di Legambiente, che ritiene “inaccettabili” i provvedimenti in base ai quali vengono esclusi dai blocchi urbani i veicoli condotti da automobilisti con Isee inferiore ai 14 mila euro, i camioncini o furgoni in appoggio ai montacarichi durante i traslochi e tutti gli altri mezzi per “trasporti specifici” e “per uso speciale”. Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta ha rivolto un appello ai Sindaci “affinché adottino ordinanze più ambiziose” e interpretino gli interventi “a favore di una mobilità nuova, per una maggiore vivibilità dei centri urbani”. All’associazione ambientalista ha replicato l’assessore regionale Matteo Marnati, che ha definito ‘miope’ la scelta di colpire il solo settore automobilistico, in quanto “strada che non porta da nessuna parte. La Regione – ha spiegato Marnati – vuole tutelare le categorie più deboli, che spesso pagano il prezzo più alto. Per ridurre l’inquinamento metteremo a disposizione fondi per aiutare privati e imprenditori a modernizzare le proprie strumentazioni, veicoli compresi”.
A partire dal 1° ottobre i blocchi del traffico potranno essere applicati dai 34 Comuni con popolazione superiore ai 20 mila abitanti che per almeno tre anni (anche non consecutivi) abbiano superato i valori limite di Pm10 e di NO2. Tra questi, in provincia, Alessandria, Casale, Novi Ligure e Tortona.
L’inquinamento nei comuni più popolosi
A leggere i dati Arpa riportati nella relazione del 2018 sulla qualità dell’aria, negli ultimi dieci anni i livelli di particolato (Pm10) e di biossido di azoto (NO2) hanno fatto registrare una decrescita costante, anche se più significativa nel caso degli NO2, che negli ultimi anni sono sempre rimasti al di sotto dei limiti praticamente ovunque (ad Alessandria si è andati di poco oltre solo nel 2016). Le criticità maggiori riguardano le emissioni di Pm10 (particelle microscopiche costituite da polvere, fumo e un insieme di particolati, ndr). I superamenti nell’arco di un anno, riscontrati esclusivamente nei mesi autunnali e invernali, restano infatti eccessivi nei quattro comuni più popolosi. Tutti gli altri inquinanti (benzopirene, arsenico, cadmio, nichel e piombo) non destano preoccupazione in quanto ben al di sotto del livello di guardia.
Pm10 e NO2: da dove vengono?
Il riscaldamento a legna è di gran lunga la fonte che causa la maggiore dispersione di Pm10, le cosiddette “polveri sottili”. In base ai dati rilevati nel 2018 dalla stazione di monitoraggio urbano di piazza D’Annunzio, nel capoluogo esso ha inciso per oltre il 60% del totale (più un 2,4% da attribuire agli altri tipi di riscaldamento), mentre il traffico, comprensivo di tutti i tipi di veicoli e di tutti i tipi di carburante, per meno del 18% (ma diventa preponderante in estate). Le emissioni di Pm10 industriali hanno superato di poco il 9%, stesso discorso per quelli di origine agricola. Per fare un paragone, a Casale il riscaldamento a legna ha prodotto Pm10 al 58,6%, mentre il traffico al 16% (il comparto agricolo al 15,7% e quello industriale al 7,4%).
Per l’emissione di NO2 (biossidi di azoto in larga parte dovuti agli effetti del traffico veicolare, ndr), ad Alessandria la responsabilità è da attribuire al 70% al traffico (per fare un esempio, a Casale non si arriva al 60%), all’industria per il 12,7% (15,5% a Casale), al riscaldamento per il 10,8% (13,2%) e al comparto agricolo per il 5.4% (11%).
L’ultimo triennio…
Per quanto riguarda la qualità dell’aria, il 2017 è stato decisamente l’anno peggiore nei quattro Comuni della provincia più densamente abitati, con Alessandria a fare da capofila. Nel capoluogo, in base ai dati raccolti sui Pm10 dalla stazione di monitoraggio di piazza D’Annunzio, il limite consentito (che a protezione della salute può essere superato al massimo 35 giorni l’anno) è stato sforato per ben 102 giorni nei 6 mesi più freddi, a fronte dei 69 del 2016 e dei 59 del 2018. I rilievi della stazione ‘Volta’ (ubicata in una zona più decentrata con intensità di traffico meno elevata rispetto a quella di piazza D’Annunzio e cosiddetta “di fondo” perché rileva i livelli di inquinamento riferibili al contributo integrato di diverse sorgenti) testimoniano invece come il livello giornaliero di polveri sottili sia andato per 90 giorni oltre il limite dei 50 micrometro. Molto meglio nel 2018, quando i limiti sono stati superati 40 volte. E negli altri comuni? Nel 2017 a Casale i particolati hanno superato il livello critico per 64 giorni, a fronte dei 26 dello scorso anno. Sempre nel 2017, a Tortona, i 50 micrometro sono stati superati 70 volte, più che dimezzati i superamenti giornalieri nel 2018, “solo” 30. A Novi 65 giorni oltre il limite nel 2017, 42 lo scorso anno. Ad ogni modo, bisogna tener conto che ogni anno i livelli di inquinamento sono subordinati alle condizioni climatiche.
Dal 2006 ad oggi, nei comuni più popolosi della provincia il trend dell’inquinamento da polveri sottili e biossidi di azoto è in costante diminuzione, ma molto resta ancora da fare. Se le limitazioni al traffico veicolare rimangono un valido e necessario deterrente, un grave errore sarebbe trascurare o sottovalutare gli effetti altrettanto dannosi provocati da caldaie, stufe e caminetti (così come dagli impianti industriali e dal comparto agricolo), nel caso dei Pm10, soprattutto in inverno, fonte principale di inquinamento.