Indagine Atm, Cabella: “Cercai di salvare l’azienda”
Il sindaco di Novi Ligure spiega: "Carenza di liquidità causata dai mancati pagamenti del Comune di Alessandria"
NOVI LIGURE — Ci sarebbe anche il sindaco di Novi Ligure Gian Paolo Cabella tra i politici e gli amministratori coinvolti nell’inchiesta sul fallimento dell’Atm, l’azienda dei trasporti di Alessandria. La società versava in condizioni critiche già nel 2008 ma l’istanza di fallimento è stata presentata solo nel 2016. L’indagine intende appurare la ragione del ritardo e se vi siano stati illeciti.
Cabella è stato presidente di Atm dal giugno 2011 ai primi di marzo del 2013. Della società l’azionista di riferimento era il Comune di Alessandria, che aveva con Atm diversi contratti di servizio in essere: per il trasporto pubblico locale, per il controllo dei parcheggi e per la gestione della segnaletica. Oggi Cabella si difende spiegando che mentre era presidente ha sempre avvisato il Comune della precaria situazione finanziaria «con tutta la forza possibile». La carenza di liquidità, afferma, era causata proprio dai «mancati pagamenti» del Comune, che non rispettava «gli oneri derivanti dai regolari contratti di servizio in essere». Insomma, un cane che si mordeva la coda.
Nonostante la situazione («determinata dal socio proprietario», ribadisce Cabella) «sono riuscito a contrarre i costi di gestione, tanto da chiudere in pareggio il conto economico per l’esercizio 2011». D’altronde l’azienda doveva «garantire la continuità di un servizio pubblico essenziale per la città», ricorda oggi il primo cittadino.
Cabella cita alcuni esempi di come ha provato a contenere i costi della società: «Ho chiuso gli uffici situati nel parcheggio di via Parma, affidato ad Atm dal Comune, troppo onerosi per i costi di manutenzione, disponendo il trasferimento del gruppo degli ausiliari del traffico presso i locali di Lungo Tanaro Magenta, sede ufficiale dell’azienda». «Dopo il dissesto dichiarato dall’amministrazione comunale di Alessandria – dice ancora il sindaco di Novi – le mie iniziative furono sempre rivolte al mantenimento degli ingenti crediti vantati nei confronti del socio proprietario [il Comune; ndr], al fine di salvaguardare l’integrità del patrimonio aziendale, fino a quando tutto il consiglio di amministrazione fu sostituito per scadenza imminente del mandato. Da allora altre persone gestirono Atm».