Alle feste di Pd e Lega, buona cucina e poca politica
Viaggio dietro le quinte delle feste di partito
POLITICA – C’era la festa dell’Unità, quando il partito era il Pci, quella dell’Avanti del Psi. Si chiamava festa dell’Amicizia quella targata Dc. Più recente la festa della Lega, che comunque ha i suoi vent’anni di tradizione sulle spalle. Insomma, i partiti per come si conoscevano nella prima Repubblica sono morti o hanno cambiato nome. Le feste, alcune, sono rimaste. Ma anch’esse hanno cambiato registro: sempre meno spazio al dibattito politico, sono quasi spariti i simboli dei movimenti. Restano le serate musicali, gli stand dei ristoranti e un po’ di sano divertimento. Siamo stati dietro alle quinte di due delle feste più longeve della Provincia, quella dell’Unità a Novi Ligure e quella della Lega a Fubine. Le accomuna l’entusiasmo e l’intraprendenza dei tanti volontari che ogni sera si prestano a servire ravioli e salsicce ai tavoli. E l’orgoglio di appartenere comunque ad una ‘famiglia’.
Alla festa della Lega di Fubine il piatto forte, da 19 anni, è il fritto misto alla piemontese. E anche quello preferito da Matteo Salvini, «insieme al bagnetto, quando viene qui lo prende con il dito, direttamente dall’insalatiera». Parola di Graziella, “cuoca” alla festa. La prima edizione si tenne nel 2000 e, da allora, ogni anno, i volontari si adoperano per allestire la festa del Carroccio. «Abbiamo acquistato noi, poco per volta, tutta l’attrezzatura, che abbiamo lasciato a disposizione di tutto il paese», dice Lino Pettazzi, l’onorevole. Durante la festa, smette i panni di parlamentare per vestire quelli più amati di militante della Lega Nord.
L’organizzatore è il segretario della sezione e sindaco di Altavilla Massimo Arrobbio. «Eravamo qui anche quando la Lega era al 3%», dice con un certo orgoglio. Il successo della festa è sempre stato ottimo, in barba ai risultati delle urne. Perchè alla festa della Lega «ci si viene soprattutto per stare insieme». Quest’anno, poi, è stato eccezionale. «Vengono onorevoli e militanti da Torino, da Biella, da tutto il Piemonte. A curiosare arrivano però un po’ tutti, anche quelli che non sono della Lega», dice Arrobbio. Al dibattito è dedicata una sola serata: domenica protagonista è stato Matteo Salvini. Un bagno di folla come non si era mai visto.
A Novi Ligure, alla Festa dell’Unità (ci fu solo un breve periodo che cambiò nome per prendere quello di Festa Democatica) tra i fornelli e le cucine sono nate storie d’amicizia e d’amore. Accordi politici pochi. Ma discussioni tante. «Spesso, al bar, fino a tarda notte, si sentono i giovani discutere di temi di attualità. È un piacere sentirli, non accadeva da tempo», racconta Alfredo Lolaico, ex consigliere comunale e responsabile della sezione bar.
All’ingresso, tradizionalmente, ci sono i big del partito con davanti in cesto per le offerte, sempre più scarne. «A volte danno uno o due centesimi. Se fosse una questione politica, immagino sarebbero più generosi», dice Giacinto Smacchia, il responsabile organizzativo. «Qui si viene principalmente per mangiare, bere, ascoltare musica», è la sua opinione.
«Ho visto gente di ogni schieramento, mica solo del partito», ribadisce contento Smacchia.
A Novi fino agli anni Ottanta di feste se ne organizzavano addirittura due, una al parco Aurora, una al Castello. «Poi c’è stata l’esigenza di trovare un’area più spaziosa e dal 2002 siamo qui, allo Stadio». Di aneddoti e ricordi Smacchia ne ha a decine, «come quella volta che arrivò un americano e pagò in dollari, o quando nel 1984 vennero a suonare i Nomadi. C’era gente ovunque».
Secondo Alfredo Lolaico, responsabile del servizio bar, comunque, «quest’anno c’era più gente. Sarà per il caldo, sarà perchè il Pd ha perso le elezioni e c’è un senso di solidarietà, o di orgoglio ritrovato». Insomma, dopo qualche anno di ‘molla’ la festa ‘rossa sembra aver trovato un nuovo vigore.
Quest’anno, dietro il bancone del bar c’erano i ‘ragazzi della Pieve’ un gruppo di amici che è finito per essere protagonista di un libro, scritto da Salvatore Sacco. «Alcuni di loro non sono del Pd – dice Graziano Moro – uno è addirittura del Movimento 5 Stelle… ».