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Indagini serrate su medici e avvocati coinvolti nel giro dei falsi incidenti
Sono decine i medici coinvolti, nell'inchiesta giudiziaria avviata dalla procura della Repubblica di Alessandria su un giro di truffe ai danni di società di assicurazione, orchestrata da una banda guidata da una famiglia di kosovari. Nel mirino della procura, oltre ai medici, ci sono anche alcuni avvocati
Sono decine i medici coinvolti, nell'inchiesta giudiziaria avviata dalla procura della Repubblica di Alessandria su un giro di truffe ai danni di società di assicurazione, orchestrata da una banda guidata da una famiglia di kosovari. Nel mirino della procura, oltre ai medici, ci sono anche alcuni avvocati
CRONACA – Sono decine i medici coinvolti nell’inchiesta giudiziaria, denominata “gesso” avviata dalla procura della Repubblica di Alessandria su un giro di truffe ai danni di società di assicurazione, orchestrata da una banda guidata da una famiglia di kosovari. Nel mirino della procura, oltre ai medici, ci sono anche alcuni avvocati, attraverso i quali falsi infortunati chiedevano rimborsi alle assicurazioni.
Nelle scorse settimane, su disposizione del procuratore Tiziano Masini, le forze dell’ordine hanno eseguito perquisizioni in studi medici ed ospedali dell’alessandrino, del pavese e della Liguria, per acquisire cartelle cliniche relative ai presunti infortunati.
Una vicenda complessa, emersa tra il 2014 e il 2015, per la quale i carabinieri hanno già eseguito degli arresti. In manette erano finiti Alessandro Clarente. Alessandrino di 33 anni, Laura Piave di Pietra Ligure, Samir Bajrami, 35enne, ritenuto uno dei dominus dell’organizzazione.
Per i medici e gli avvocati al momento le indagini sono ancora in corso e non ci sono rinvii a giudizio. Le indagini, tuttavia, sono alle battute finali.
Dagli accertamenti eseguiti fino a questo momento, è emerso come alcuni membri della famiglia Bajrami “reclutassero” persone per lo più indigenti i quali, in cambio di un modesto compenso, accettavano di stipulare polizze assicurative presso più di una compagnia, omettendo peraltro di dichiarare la circostanza. Contestualmente, sempre dietro indicazioni dei Bajrami, aprivano anche conti correnti.
Trascorsi un paio di mesi dalla stipula, veniva denunciato un sinistro. La presunta vittima, accompagnata da un membro della “banda”, si recava in un ospedale (Tortona, Voghera, Genova, Busto Arsizio e altri) per farsi refertare fratture e presentando poi la documentazione medica alla compagnia di assicurazione per ottenere il rimborso. In qualche caso la richiesta avveniva tramite avvocati.
La Procura sta ora cercando di chiarire il ruolo dei medici ed avvocati. Per i primi si ipotizza il reato di falso e truffa in atto pubblico. Ma potrebbero anche essere stati indotti a commettere un atto falso inconsapevolmente. Chi si rivolgeva al pronto soccorso per farsi medicare ferite o fratture potrebbe avere rilasciato infatti false identità. Durante le perquisizioni i medici hanno collaborato con l’autorità giudiziaria, fornendo le cartelle cliniche richieste, che sono ancora a disposizione della magistratura. Qualche medico sarebbe già stato interrogato.
Al vaglio della procura c’è anche l’ipotesi di associazione a delinquere.
Nelle scorse settimane, su disposizione del procuratore Tiziano Masini, le forze dell’ordine hanno eseguito perquisizioni in studi medici ed ospedali dell’alessandrino, del pavese e della Liguria, per acquisire cartelle cliniche relative ai presunti infortunati.
Una vicenda complessa, emersa tra il 2014 e il 2015, per la quale i carabinieri hanno già eseguito degli arresti. In manette erano finiti Alessandro Clarente. Alessandrino di 33 anni, Laura Piave di Pietra Ligure, Samir Bajrami, 35enne, ritenuto uno dei dominus dell’organizzazione.
Per i medici e gli avvocati al momento le indagini sono ancora in corso e non ci sono rinvii a giudizio. Le indagini, tuttavia, sono alle battute finali.
Dagli accertamenti eseguiti fino a questo momento, è emerso come alcuni membri della famiglia Bajrami “reclutassero” persone per lo più indigenti i quali, in cambio di un modesto compenso, accettavano di stipulare polizze assicurative presso più di una compagnia, omettendo peraltro di dichiarare la circostanza. Contestualmente, sempre dietro indicazioni dei Bajrami, aprivano anche conti correnti.
Trascorsi un paio di mesi dalla stipula, veniva denunciato un sinistro. La presunta vittima, accompagnata da un membro della “banda”, si recava in un ospedale (Tortona, Voghera, Genova, Busto Arsizio e altri) per farsi refertare fratture e presentando poi la documentazione medica alla compagnia di assicurazione per ottenere il rimborso. In qualche caso la richiesta avveniva tramite avvocati.
La Procura sta ora cercando di chiarire il ruolo dei medici ed avvocati. Per i primi si ipotizza il reato di falso e truffa in atto pubblico. Ma potrebbero anche essere stati indotti a commettere un atto falso inconsapevolmente. Chi si rivolgeva al pronto soccorso per farsi medicare ferite o fratture potrebbe avere rilasciato infatti false identità. Durante le perquisizioni i medici hanno collaborato con l’autorità giudiziaria, fornendo le cartelle cliniche richieste, che sono ancora a disposizione della magistratura. Qualche medico sarebbe già stato interrogato.
Al vaglio della procura c’è anche l’ipotesi di associazione a delinquere.