Lo Sprar passa a Social Domus: “gestiamo 250 richiedenti asilo, ma non chiamatelo business”
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Marco Madonia - marco.madonia@alessandrianews.it  
26 Novembre 2018
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Lo Sprar passa a Social Domus: “gestiamo 250 richiedenti asilo, ma non chiamatelo business”

Anna Pagella, presidente di Social Domus, racconta l'esperienza portata avanti da anni con i migranti nei progetti legati ai Cas, i Centri di Accoglienza Straordinaria gestiti dalle Prefetture e che ora la vedrà impegnata anche sul fronte dell'accoglienza Sprar, in collaborazione con il Comune. "L'organizzazione consente di arrivare all'eccellenza"

Anna Pagella, presidente di Social Domus, racconta l'esperienza portata avanti da anni con i migranti nei progetti legati ai Cas, i Centri di Accoglienza Straordinaria gestiti dalle Prefetture e che ora la vedrà impegnata anche sul fronte dell'accoglienza Sprar, in collaborazione con il Comune. "L'organizzazione consente di arrivare all'eccellenza"

ALESSANDRIA – L’esperienza non manca di certo ad Anna Pagella, cavaliere del lavoro, per 40 anni impegnata nell’accoglienza delle persone in difficoltà, prima a capo dell’ipab Soggiorno Borsalino e dal 2011 in prima linea sul fronte dell’accoglienza ai migranti, con il progetto Emergenza Africa all’inizio e poi con i Cas, i centri di accoglienza straordinaria coordinati dalle Prefetture per fare fronte ai continui sbarchi al Sud e alla conseguente necessità di ripartire i richiedenti asilo giunti in Italia su tutto il territorio nazionale. 

Quello di cui però proprio non vuol sentire parlare è che si tratti di un business, perché, come sottolinea, “se avessi voluto guadagnare con i migranti avrei scelto di affittare grandi hotel, cosa che mi sono sempre rifiutata di fare. La nostra accoglienza è diretta a offrire le migliori condizioni per facilitare la reale integrazione dei migranti sul nostro territorio, garantendo loro alti standard d’accoglienza. E’ per questo che la Prefettura in passato si è fidata così tanto di noi, assegnandoci molte persone in difficoltà, a volte anche nei casi in cui ci chiedeva di subentrare ad altre comunità a cui i migranti erano stati tolti perché non venivano trattati adeguatamente. Il riconoscimento legato all’assegnazione dello Sprar, in collaborazione con il Comune, è un’ulteriore conferma del fatto che siamo abituati a lavorare bene”. 

Attualmente Social Domus gestisce circa 250 richiedenti asilo sul territorio provinciale (ricevendo contributi annuali per alcuni milioni di euro), ripartiti in 14 comuni, per un totale di una cinquantina di alloggi: “in passato siamo arrivati a gestire 73 appartamenti, questo perché preferiamo lavorare con comunità piccole, accogliendo non più di 18 persone nella medesima struttura”. 
 
Per Social Domus non si tratta però solamente di offrire cibo e vestiti: “il lavoro sull’integrazione delle persone accolte è fondamentale. Attualmente abbiamo 28 progetti di volontariato attivi, con 34 richiedenti asilo impegnati, per esempio, al servizio della Cittadella, per renderla un posto migliore. Stiamo parlando di persone che vogliono integrarsi davvero e per farlo sono felici di contribuire in città, riuscendo così a imparare meglio la lingua, interagendo con gli alessandrini e rendendosi utili in vario modo. Proprio dal rapporto con i comuni nascono i nostri risultati – sottolinea Anna Pagella, presentando la nuova sfida legata allo Sprar – e abbiamo diversi esempi in passato. Penso al comune di Bassignana, giusto per citarne uno, che passò da un clima di rivolta quando fu annunciato che lì sarebbero arrivati alcuni richiedenti asilo a un clima completamente diverso alcuni mesi dopo, quando gli abitanti si resero conto che si trattava di persone bravissime, con tanta voglia di integrarsi e di fare volontariato per la comunità”. 

L’organizzazione è alla basa della gestione di numeri così importanti, come ricorda la presidente di Social Domus: “se veniamo scelti è per la nostra capacità di lavorare sugli inserimenti lavorativi dei richiedenti asilo e per i grandi investimenti che garantiamo sul personale. Ad oggi la nostra realtà conta circa 70 operatori, con sezioni ben organizzate e referenti a capo di ciascuna area. Siamo gli unici che hanno, per esempio, un ambulatorio medico proprietario con 4 infermieri a completa disposizione. Investiamo costantemente in corsi di formazione per il nostro personale, e siamo noi a pagarli. Anche nei casi in cui poi alcuni rapporti professionali finiscono, gli operatori formati restano sul territorio e ne diventano una ricchezza. Oggi, con le modifiche introdotte sul piano dell’accoglienza dal ministro Salvini, sarà ancor più importante concentrarsi sui processi d’integrazione lavorativa e con il territorio, visto che saremo chiamati ad occuparci sempre più di persone che hanno già ottenuto lo status di rifiugiato o comunque un titolo di accoglienza valido per rimanere sul territorio”. 


Per quel che riguarda lo Sprar alessandrino, l’avvicendamento con Cambalache e gli altri soggetti che lo hanno gestito finora (Coompany & e San Benedetto al Porto), “avverrà senza nessun tipo di problema – garantisce Anna Pagella – anzi, voglio sottolineare il massimo rispetto per chi ha portato avanti l’accoglienza finora. Il nostro obiettivo è garantire continuità ai progetti avviati, nell’interesse dei migranti coinvolti, e anche evitare inutili cambiamenti per i beneficiari. Non ci aspettavamo di poter vincere ad Alessandria, anche se altrove era già successo. D’altronde lavoriamo per gare, fare progetti e partecipare ai bandi è il nostro mestiere. Ci siamo già detti disponibili a subentrare agli affitti pagati oggi da Cambalache e partners così da evitare che i migranti si debbano spostare e consentire un risparmio per gli ultimi 6 mesi circa di affitto, visto che se spostassimo i richiedenti asilo nei nostri alloggi, che pure sono pronti, si avrebbe un doppio costo di affitto. Inoltre, lo diciamo fin d’ora, abbiamo intenzione di offrire due dei 6 alloggi che avevamo predisposto al Comune di Alessandria come soluzione da adottare per casi di emergenza abitativa per persone bisognose in città, visto che un paio di alloggi, subentrando nelle utenze oggi gestire da Cambalache, ci resterebbero comunque liberi. Essere più grandi vuol dire semmai questo, essere più elastici nel far fronte ad alcune necessità che possono sorgere, sempre nell’interesse delle comunità per le quali operiamo. La grandezza non è per forza in contrasto con l’eccellenza“. 
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