Home
Medico davanti al giudice di Pace per un drenaggio “dimenticato” dopo l’operazione
La cannula di drenaggio da quindici centimetri dimenticata nella spalla del paziente, dopo l'operazione per una frattura scomposta. Venne individuata solo dopo otto mesi, ma dalla prima lastra non era apparso nulla. Ora il medico è stato chiamato a rispondere davanti al giudice di Pace.
La cannula di drenaggio da quindici centimetri ?dimenticata? nella spalla del paziente, dopo l'operazione per una frattura scomposta. Venne individuata solo dopo otto mesi, ma dalla prima lastra non era apparso nulla. Ora il medico è stato chiamato a rispondere davanti al giudice di Pace.
CRONACA – E’ in dibattimento davanti al giudice di Pace di Alessandria la vicenda che, nel 2009, finì sulle pagine dei Tg nazionali e che vede implicato un medico del reparto di ortopedia dell’ospedale Santi Antonio e Biagio. Dopo essere stato sottoposto ad una operazione per una frattura scomposta alla spalla, il paziente continuava ad accusare dolori. Dopo otto mesi di “calvario” e di tentativi per individuare l’origine del dolore, che risultava circoscritto ad una zona per precisa, l’uomo viene sottoposto ad una Tac. Dai risultati era poi emerso come il dolore fosse causato da una cannula di drenaggio, lunga una quindicina di centimetri, che non era stata tolta dopo la prima operazione.
L’uomo fu sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico e il drenaggio finalmente asportato.
A distanza di parecchi anni, la vicenda è giunta davanti al giudice di Pace de tribunale di Alessandria, di fronte al quale è stato chiamato il medico che eseguì la prima operazione, alla spalla, asportando solo il parte (come poi emergerà) il tubicino in lattice utilizzato per il drenaggio.
L’altro giorno, in aula, è stato ascoltato il perito della difesa (avvocato Roberto Cavallone) il quale ha evidenziato come il medico, M. C., nel rimuovere la cannula dopo l’intervento, avvertì una certa resistenza e per scrupolo, chiese che venisse eseguita una radiografia cosiddetta “molla”, dalla quale, però, non emerse nulla. Anche il perito nominato dal pubblico ministero avrebbe confermato come dalla radiografia non si evincesse nulla. Per la parte offesa gli avvocati Giuseppe Lanzavecchia e Davide Daghino sostengono, invece, che il medico aveva l’esperienza e la capacità per comprendere che la cannula estratta era solo una piccola parte di quella applicata e che, la restante parte, era quindi probabilmente rimasta all’interno. Ci fu quindi imperizia? Il medico si fidò del referto del radiologo senza eseguire ulteriori controlli o era “impossibile” vedere da una lastra la presenza di una cannuccia in silicone da 15 centimetri? Gli avvocati di parte offesa, nell’ultima udienza, hanno chiesto che la lastra venga acquisita agli atti e che vengano nuovamente ascoltati i periti del pubblico ministero.
La prossima udienza è fissata per il 12 novembre. A gennaio l’eventuale reato rischio però che venga prescritto.