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Resta in carcere l’autore della sparatoria al Cristo
E' stato convalidato il fermo del 23enne ritenuto l'autore della sparatoria al quartiere Cristo di sabato sera e del ferimento di un uomo di 34 anni. Davanti ai magistrati si è avvalso della facoltà di non rispondere [AGGIORNAMENTO]
E' stato convalidato il fermo del 23enne ritenuto l'autore della sparatoria al quartiere Cristo di sabato sera e del ferimento di un uomo di 34 anni. Davanti ai magistrati si è avvalso della facoltà di non rispondere [AGGIORNAMENTO]
CRONACA – AGGIORNAMENTOE’ stato convalidato il fermo del 23enne ritenuto l’autore della sparatoria al quartiere Cristo di sabato sera e del ferimento di un uomo di 34 anni. Davanti ai magistrati Dario Lo Iacono si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Non è ancora stata trovata l’arma dalla quale sono stati esplosi diversi colpi, tra i 4 e i 10.
Non si era recato a casa, dai genitori, per preparare la fuga, ma per attendere l’avvocato e costituirsi alle forze dell’ordine. E’ quanto sostiene l’avvocato Davide Bianchi, che fu contattato nella serata di lunedì, poco prima dell’arresto, dai familiari di Dario Lo Iacono, 23 anni, individuato come l’autore della sparatoria di sabato notte in via Bruni, nel quartiere Cristo.
Lo Iacono, che si trova in carcere, dopo il fermo eseguito dagli agenti della squadra mobile di Alessandria, sarà ascoltato oggi nel corso dell’udienza di convalida davanti al giudice per le indagini preliminari. Al momento l’accusa è quella di tentato omicidio, per aver esploso dei colpi di arma da fuoco nei confronti di un uomo di34 anni, di origini marocchine. Uno dei proiettili esplosi lo ha colpito alla schiena, perforando un polmone.
Alla base della sparatoria, avvenuta fuori da un locale del quartiere, ci sarebbero motivi personali, vecchi rancori esplosi, poi, in reciproche minacce. “Ho sparato prima che lo facesse lui”, avrebbe detto Lo Iacono agli agenti che lo hanno fermato.
Subito dopo la lite, il giovane alessandrino si era allontanato a bordo di una Porsche, insieme ad un amico, ed avrebbe passato le prime due notti da conoscenti, in una zona di campagna. Il lunedì sarebbe tornato a casa. Secondo gli investigatori stava preparando la fuga. Non secondo l’avvocato che era stato chiamato quella stessa sera per accompagnarlo negli uffici della Questura.