Amante scagionato dall’accusa di violenza
Il Tribunale di Alessandria
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Irene Navaro - redazione@alessandrianews.it  
19 Giugno 2018
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Amante scagionato dall’accusa di violenza

Da amanti a “nemici” in un'aula di tribunale. Bisognerà attendere le pubblicazioni delle motivazioni della sentenza per capire pienamente cosa abbia spinto il giudice del tribunale di Alessandria ad assolvere dall'accusa di violenza un quarantenne di Novi, portato in tribunale dalla donna con la quale aveva avuto una relazione

Da amanti a ?nemici? in un'aula di tribunale. Bisognerà attendere le pubblicazioni delle motivazioni della sentenza per capire pienamente cosa abbia spinto il giudice del tribunale di Alessandria ad assolvere dall'accusa di violenza un quarantenne di Novi, portato in tribunale dalla donna con la quale aveva avuto una relazione

CRONACA – Da amanti a “nemici” in un’aula di tribunale. Bisognerà attendere le pubblicazioni delle motivazioni della sentenza per capire pienamente cosa abbia spinto il giudice Paolo Bargero ad assolvere dall’accusa di violenza un quarantenne di Novi, trascinato in tribunale dalla donna con la quale aveva avuto una relazione.
I due si frequentavano, forse da tempo, nonostante lui fosse sposato. A presentarsi dai carabinieri è stata l’amante, dicendo di essere stata aggredita nella sua abitazione. Lei stesse raccontò che poco prima dell’aggressione aveva avuto un rapporto sessuale con l’uomo, consenziente. Ma avevano poi discusso e lui, secondo il racconto reso in caserma, aveva preso la chiave dell’abitazione, impedendole di uscire, sottratto il telefono cellulare e costretta a subire un altro rapporto sessuale, procurando anche una violenza fisica, provocandole una frattura delle costole.
Per le costole rotte la donna si era recata poi al pronto soccorso dell’ospedale dove però non avrebbe fatto cenno alla violenza sessuale.
L’episodio di violenza non avrebbe comunque impedito alla donna di vedere anche successivamente quell’uomo ma di aver troncato il rapporto successivamente.

I carabinieri svolsero le indagini, sentendo anche come testimoni i vicini di casa i quali riferirono di aver udito rumori, di avere anche visto le scarpe dell’uomo ”lanciate” dalla finestra. Fu vista rientrare anche dall’ospedale, ma alla vicina avrebbe detto di essere semplicemente caduta. Elementi da valutare con attenzione, secondo un protocollo ormai in uso in presenza di presunta violenza sulle donne che non sempre hanno la forza ed il coraggio di denunciare episodi di cui sono vittime, che si sentono esposte e che sono spesso vittima di violenza psicologica, prima ancora che fisica.
Secondo il giudice, però, non sarebbe stato questo il caso.
A fornire altri elementi sulla vicenda è infatti la difesa, assunta dall’avvocato Giuseppe Cormaio.
In “scena” entra infatti anche la moglie legittima dell’imputato la quale era a conoscenza della relazione del marito con la donna. Le due donne avrebbero anche parlato insieme, dopo che la denunciate si era recata in ospedale.
Secondo la difesa, sarebbe stata la gelosia dell’amante nei confronti dell’uomo a fare scattare la lite, che la rottura della costola potesse essere stata causata da una caduta sul pavimento bagnato e non da un gesto di violenza. Richiesto il rito abbreviato, il Pubblico Ministero aveva chiesto di condannare l’imputato alla pena di due anni e 4 mesi di reclusione. Richiesta alla quale si era associata anche la parte civile. Il giudice ha però ritenuto valide le motivazioni della difesa, assolvendo l’imputato.

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