Per la “nullità” del matrimonio nasce il “Tribunale Ecclesiastico” di Alessandria
Prima della Riforma avviata da papa Francesco, il Tribunale ecclesiastico era quello regionale. Da oggi nasce anche ad Alessandria, per essere più vicino alla comunità con un "percorso pastorale" come lo ha definito il vescovo Monsignor Gallese. Ha costi ridotti (in alcuni casi a carico della diocesi) e tempi brevi
Prima della Riforma avviata da papa Francesco, il Tribunale ecclesiastico era quello regionale. Da oggi nasce anche ad Alessandria, per essere più vicino alla comunità con un "percorso pastorale" come lo ha definito il vescovo Monsignor Gallese. Ha costi ridotti (in alcuni casi a carico della diocesi) e tempi brevi
ALESSANDRIA – E’ un tribunale che opera all’interno di un contesto diocesano, alla base di un “percorso pastorale” grazie alla Pastorale Familiare creata per essere “più vicini alla comunità” come ha sostenuto il vescovo di Alessandria Monsignor Guido Gallese. Ma l’operatività è quella di un vero e proprio tribunale, con un “processo” di aiuto per “verificare la validità del sacramento del matrimonio” e di conseguenza la possibilità di un suo “annullamento”. Alla base c’è ovviamente una lettura diversa dell’amore: “non da intendersi come sentimento, legato quindi alla fisicità, alla materia e come tale mutevole. Ma amore sancito dal matrimonio, come sacramento cristiano e quindi indissolubile”. Il 50% delle persone non sa se il proprio matrimonio è valido oppure no. Se rispecchia e rispetta tutti i vincoli del sacramento del matrimonio.
Prima quindi a gestire queste “pratiche” c’era il Tribunale ecclesiastico a livello regionale, oltre al passaggio ultimo alla Sacra Rota. Oggi – grazie alla riforma voluta da papa Francesco – nasce il Tribunale ecclesiastico diocesano. Alessandrino, con sede nella curia, in via Vescovado. E anche la procedura si semplifica: non più due sentenze conformi, ma soltanto una con possibilità e diritto di appello, ovviamente.
Una semplificazione anche in termini di “costi” proprio per far sì che questo processo potesse arrivare vicino alla gente, anche a coloro che non possono permettersi di sostenere i costi processuali richiesti prima e di “tempo”(prima con la doppia sentenza conforme ci volevano da3 ai 5 anni). Le spese da sostenere sono una tassa iniziale di 540 euro per le spese ordinarie, cui si deve aggiungere il compenso per il proprio avvocato ecclesiastico, che in questo contesto ha il nome di “patrocinatore”, che varia da un minimo di 1540 euro fino ad un massimo di 2900 euro. Il patrocinatore che deve avere i titoli di diritto canonico per esercitare può essere scelto dall’albo regionale, oppure Alessandria per andare incontro alle persone più indigenti, con gravi difficoltà economiche mette a disposizione un “patrocinatore stabile” che viene pagato direttamente dalla diocesi. Per iniziare l’iter per la “nullità” del matrimonio i coniugi possono farlo insieme, oppure anche singolarmente iniziando con il presentare alcuni dati essenziali, tra cui i capi di nullità imputati ad un coniuge che vengono incrociati e valutati, nella prima fase di questa procedura definita “libello”.
A questo punto parte l’iter del Tribunale ecclesiastico, che deve fare le valutazioni. “E si aprono quindi due strade possibili – come spiega Massimo Marasini, vicario giudiziale – Se il libello è sostenuto da entrambi i coniugi e ha evidenza la richiesta di nullità, allora il vicario giudiziale indirizza al giudizio del vescovo in un’unica sessione (che rappresenta la novità) in quello che viene definito processo ‘brevior’ e che può anche concludersi nel giro di un paio di mesi se il vescovo decide che il matrimonio può ritenersi nullo”. In caso di diniego invece, se non ci sono i caratteri di evidenza di nullità, bisogna procedere con il processo ‘ordinario’ (durata dai 7 ai 12 mesi) durante il quale si inseriscono elementi importanti come le “confessioni”, ovvero “affermazioni della visione dei fatti” e cioè testimonianze. Anche qui si avrà una “prova piena” nel caso di testimonianza congiunta e credibile dei coniugi;altrimenti saranno necessarie testimonianze di persone terze.

Tutto questo percorso per arrivare a conclusione della causa, con il giudizio di due chierici e un laico oppure di un giudice monocratico (chierico) affiancato da due sacerdoti di esperienza, definiti “assessori”. Il giudizio viene reso “pubblico”, ovvero reso noto alle parti che hanno 15 giorni per presentare il ricorso. Se quest’ultimo non viene presentato viene redatta la sentenza che in 15 giorni è effettiva, con comunicazione al parroco che ha sposato i coniugi e anche alle chiese di battesimo delle due parti. Se invece dovesse essere scelta la strada dell’appello, allora tutto il processo si sposterebbe prima al Tribunale regionale di Torino e in ultima istanza alla Sacra Rota Romana.
Ma tutto ciò ha valenza civile?”La nullità del matrimonio con questo processo del Tribunale ecclesiastico è come se fosse pronunciata da uno stato straniero. Se presentando la sentenza il capo di nullità viene riconosciuto come causa e quindi valido anche per la legislazione civile, allora sì. Ad esempio non vengono toccati o minimamente messi in dubbio gli “alimenti alla prole”, ma per esempio il sostentamento economico all’ex coniuge sì.