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Alessandria città carceraria ma anche culla dei diritti civili
Dalle pagine dell'Osservatore Alessandrino troviamo conferma di come, fra metà e fine '800, la nostra città vide trasformare il suo forte Bormida in struttura adibita alla carcerazione, specie per i ceti più poveri. Una tale concentrazione di manifestanti reclusi non restò però sterile di risultati...
Dalle pagine dell'Osservatore Alessandrino troviamo conferma di come, fra metà e fine '800, la nostra città vide trasformare il suo forte Bormida in struttura adibita alla carcerazione, specie per i ceti più poveri. Una tale concentrazione di manifestanti reclusi non restò però sterile di risultati...
ALESSANDRIA – Queste notizie tratte dall’Osservatore Alessandrino si riferiscono solamente agli articoli apparsi sul giornale cittadino nei mesi di luglio e agosto 1869.Una serie di constatazioni di come Alessandria e il suo forte Bormida, da costruzione militare è stata ridimensionata a struttura carceraria.
Si parla di più di 400 manifestanti rastrellati a Genova, Milano, Verona, Bologna durante le molte proteste popolari per l’introduzione della tassa sul macinato, quindi sul pane; tassa che andava a colpire maggiormente i ceti popolari.
Negli articoli viene descritta sommariamente la vita della prigione, molto dura e soggetta a svariate privazioni che durano molti mesi prima di sfociare in un interrogatorio ufficiale.
Dagli articoli si cominciano a vedere le richieste per un maggiore rispetto dei diritti civili che sfocerà solamente molti anni dopo nella carta dei diritti civili di cui ora possiamo tutti beneficiarne.
Alessandria sì cittadina carceraria ma anche cittadina dei diritti civili sulla scia dei moti carbonari del 1821 cominciati proprio qui da noi con la richiesta della Costituzione Albertina e il martirio repressivo di molti giovani insorti.








