Caserma Valfrè: torna l’idea di trasferirci il Tribunale?
Nessuna novità: resta in piedi, almeno per il Demanio, l'idea che la Caserma Valfrè possa diventare sede di uffici statali, come ad esempio del Tribunale. Queste sono state le "rivelazioni" dell'assessore Buzzi Langhi in risposta ad una mozione, poi ritirata. Ma la "chiusura" della discussione da parte del presidente Locci ha fatto infuriare la minoranza Pd
Nessuna novità: resta in piedi, almeno per il Demanio, l'idea che la Caserma Valfrè possa diventare sede di uffici statali, come ad esempio del Tribunale. Queste sono state le "rivelazioni" dell'assessore Buzzi Langhi in risposta ad una mozione, poi ritirata. Ma la "chiusura" della discussione da parte del presidente Locci ha fatto infuriare la minoranza Pd
“La Caserma Valfrè è di proprietà del Demanio – ha ricordato l’assessore Davide Buzzi Langhi in risposta al consigliere di maggioranza – che non ha intenzione di alienarla. Quindi impossibile riprendercela. E lì per ora resta aperta la strada per un ‘Federal Building’, come vorrebbe il Demanio”. Uno degli ultimi incontri tra la giunta di Cuttica e il rappresentante regionale del Demanio si è tenuto poco tempo fa, in concomitanza con l’asta per l’immobile conosciuto come Ex Consorzio Agrario, che era un “papabile” ampliamento proprio del Tribunale di Alessandria. In quella occasione è tornata alla ribalta (e forse non è mai tramontata per il Demanio) l’idea della Caserma Valfrè come possibile contenitore per ospitare uffici statali, come quelli della magistratura.
Chissà quando sarà davvero presa una decisione sulla “destinazione” della Valfrè, ma nel frattempo l’assessore commenta positivamente “il dialogo” aperto con le altre Istituzioni: “quando c’è confronto ci sono anche soluzioni per la città”.
Un tema che desta l’attenzione in sala del Consiglio, il futuro di un bene come quello della Caserma non potrebbe essere altrimenti. Ma la discussione e le “rivelazioni” dell’assessore sono state troncate sul nascere dal presidente del Consiglio comunale, Emanuele Locci. “Il consigliere Bianchini ha ritirato la mozione per apportare modifiche. Quindi chiudo la discussione”.
La modalità del presidente dell’aula non è piaciuta a tutti: critiche tra i banchi della minoranza del Pd, che sono poi proseguite anche sui Social. “Disse che avrebbe ridato dignità morale al Consiglio Comunale e disse che la sua presidenza avrebbe garantito tutte le voci del Consiglio. E invece il Presidente Locci si esercita nel togliere la parola, nel mortificare il dibattito. Succede spesso. È successo anche questa sera a proposito di una mozione illustrata dal Consigliere Bianchini in cui si chiedeva di discutere sul futuro della Valfrè. Di questo volevamo discutere e ci è stato impedito. Se un Consiglio Comunale non si confronta su queste cose, se non è luogo di informazione corretta, se non è momento di proposta cosa deve essere? In cosa dimostra dignità?”. Queste le parole dell‘ex sindaco Rita Rossa. Alle quali ha subito ribattuto Emanuele Locci, rimandando al mittente tutte le accuse e giustificando quanto fatto con “l’articolo 102 del Regolamento comunale in merito al ritiro delle proposte o mozioni”.
Nessuno sgarbo sulla decisione presa dal presidente, che ha solo rispettato quanto concesso dal Regolamento. A volte sono gli argomenti in discussione, però, a fare la differenza: un tema che interessa la città, una sua parte storica, ormai ferma da troppo tempo come la Valfrè. Forse poteva meritare ancora “due parole”.