Anni di carte bollate per niente: “Alla fine hanno pagato solo i cittadini”
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G. P. - giordano.panaro@alessandrianews.it  
25 Ottobre 2017
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Anni di carte bollate per niente: “Alla fine hanno pagato solo i cittadini”

Parla l'architetto che aveva chiesto giustizia per lo spreco delle strade rifatte due volte. La politica che avrebbe dovuto pretendere chiarezza per i soldi pubblici sperperati non gli ha mai risposto, se non con qualche vaga ipotesi.

Parla l'architetto che aveva chiesto giustizia per lo spreco delle strade rifatte due volte. La politica che avrebbe dovuto pretendere chiarezza per i soldi pubblici sperperati non gli ha mai risposto, se non con qualche vaga ipotesi.

ALESSANDRIA – Dopo aver letto sui giornali che sulla vicenda del porfido antismog nelle vie del centro – strade rifatte a distanza di pochi anni per evidenti errori di posa – era stata posta l’ultima, definitiva pietra dev’essere saltato dalla sedia. Dal 2014 l’architetto Fulvio Perugini è stato forse il solo a rivolgersi alla magistratura e alle istituzioni per chiedere giustizia a nome dei cittadini di Alessandria. La vicenda è nota: le strade ricoperte di autobloccanti ‘mangiasmog’ avevano perso i pezzi in pochissimi mesi. Lo stesso committente, Amag, aveva sborsato deciso di rifarle, senza aspettare di sapere di chi fosse la colpa, utilizzando soldi pubblici derivanti dall’erogazione di energia e acqua.

A seguito dell’esposto di Perugini la magistratura si era mossa per capirne di più. Ma come vedremo, senza cavarne un ragno dal buco. Le domande più ovvie del cittadino medio “Ma di chi è la colpa?”, “Qualcuno è responsabile di tanto spreco pubblico?” non hanno trovato una risposta. Un progettista, un collaudatore, un tecnico. Nessuno, apparentemente, è finito tra i cattivi.

Il primo esposto di Perugini al Tribunale di Alessandria nel 2014 rischiava quasi di finire in un nulla di fatto se non per il magistrato che ne aveva rigettato l’archiviazione. In pratica nessuno aveva indagato o trovato prove consistenti: la conseguenza sarebbe stato chiudere il procedimento e di non pensarci più.

“In quel periodo mi ero rivolto ai consiglieri comunali, avevo sensibilizzato il presidente della commissione speciale sulle partecipate”, racconta sconsolato Perugini, “dal mondo politico ho ricevuto pochissimo interesse e solidarietà. Qualche tentativo di risposta, inconsistente. Il paventato contenzioso tra Amag e ditta costruttrice, una ipotetica responsabilità di dirigenti che avrebbero modificato i progetti. Quindi? Questi sono ancora al loro posto?”, si chiede il cittadinol’architetto, che si sente di aver lottato per anni contro i mulini a vento.

“Avevo suggerito anche qualche nome di tecnici e ditte che avrebbero potuto quantomeno sapere. Nulla. La sensazione è che da Palazzo Rosso fosse stata poca la voglia di approfondire e tanta quella di rifare al volo i lavori, per consegnare le strade perfette nel più breve tempo possibile. Così facendo, però, sotto la sabbia ci è finita la possibilità di fare ulteriori perizie e controlli sui precedenti lavori…”.

Non è servito neppure inviare un corposo fascicolo di oltre 80 pagine alla Procura Generale di Torino: “Mi è stato risposto che se ne sarebbero occupati dal capoluogo e che erano in corso approfondimenti investigativi. Invece il 5 aprile ricevo la richiesta di archiviazione definitiva perché le accuse sono inconsistenti”. Nessun colpevole.

In questa vicenda per nulla chiarita, escono solo degli sconfitti. Dal cittadino Perugini che ha speso tempo e risorse per sensibilizzare le istituzioni, al ‘sistema’ che non è riuscito a punire i responsabili di uno spreco sotto gli occhi di tutti. Politica compresa, ugualmente sollecitata e che non ha voluto/potuto fare altro che osservare dal Palazzo e constatare che no, nessuno pagherà per il doppio cantiere. Anzi, paga la collettività.

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