Ridotta in schiavitù, a giudizio il marito e i suoceri
Inizierà il 4 dicembre, in corte d'Assise, il processo ad un uomo e suoi genitori per riduzione in schiavitù. La giovane moglie, insultata e privata della sua libertà, era costretta a lavorare per tutta la famiglia
Inizierà il 4 dicembre, in corte d'Assise, il processo ad un uomo e suoi genitori per riduzione in schiavitù. La giovane moglie, insultata e privata della sua libertà, era costretta a lavorare per tutta la famiglia
Per averla privata di fatto della sua libertà saranno chiamati a rispondere del reato di riduzione in schiavitù Mustafha Sadiqui, cittadino di origini marocchine ma residente ad Alessandria e i suoi genitori Jad Fatna e Abcennabi Sadiqui. Il processo si aprirà il prossimo 4 dicembre, davanti alla corte d’Assise di Alessandria, competente per il tipo di reato.
Secondo l’accusa, la giovane donna ha subito parole pesanti, che feriscono l’anima e la fiaccano: “asino parlante… le mucche sono meglio di te.. non servi a nulla”. Lei, prostata, ascoltava e “obbediva”. C’erano anche le botte, se non avesse obbedito, se non avesse accettato di fare i mestieri in casa, cucinare e lavare per il marito, i suoceri e i familiari che frequentavano la casa. Le era vietato uscire o avere contatti con altre persone.
Secondo il marito non era in grado di darle un figlio e, forse, per questo non era degna di rispetto.
Soprusi subiti per circa due anni, fino a quando la donna non è entrata nella rete di assistenza di un centro antiviolenza,che le hanno dato protezione. Poco per volta, con l’aiuto di assistenti, è riuscita a liberasi da quell’incubo ed ora vive in una comunità protetta. Il marito e i suoceri dovranno ora comparire davanti al tribunale . La donna si è costituita parte civile con l’avvocato Alessandro Suffia