Arfea: quattordicesime a “spizzichi e bocconi”. Pronti allo “stato di agitazione”
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G.B. - giulia.boggian@alessandrianews.it  
27 Luglio 2017
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Arfea: quattordicesime a “spizzichi e bocconi”. Pronti allo “stato di agitazione”

Lavoratori e sindacati di nuovo sul piede di guerra: le quattordicesime arrivano in ritardo, con un acconto di 300 euro e la divisione in due tranche come comunicato dall'azienda. Ma per i sindacati un'altra questione "che non va" è quella del passaggio al "contratto collettivo nazionale" che prevede minori mansioni. "Siamo pronti allo stato di agitazione"

Lavoratori e sindacati di nuovo sul piede di guerra: le quattordicesime arrivano in ritardo, con un acconto di 300 euro e la divisione in due tranche come comunicato dall'azienda. Ma per i sindacati un'altra questione "che non va" è quella del passaggio al "contratto collettivo nazionale" che prevede minori mansioni. "Siamo pronti allo stato di agitazione"

 ALESSANDRIA – Ogni anno (o quasi) sempre la stessa storia. Questa volta sono i lavoratori e i sindacati di riferimento (Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Silt) a denunciare i ritardi nel pagamento della quattordicesima mensilità da parte di Arfea.

Una quattordicesima che – come comunicato dall’azienda trasporti ai suoi dipendenti – arriverà a “spizzichi e bocconi” ovvero in ritardo, in due tranche. Per il momento è arrivato l’acconto di 300 euro.

A questo i lavoratori non ci stanno. Ma ad inasprire i rapporti con Arfea, fino alla volontà di dare battaglia con un possibile stato di agitazione alle porte e perché no, uno sciopero, c’è la questione contrattuale. La volontà di Arfea è di applicare il contratto collettivo nazionale, che rispetto all’attuale non prevede alcune mansioni oltre a quella della “guida”. Finirebbero quindi nel cassetto ad esempio la mansione della biglietteria o il rifornimento dei mezzi”.

Come spiegano le organizzazioni sindacali di categoria, “ogni anno ci sono difficoltà che si ripetono.Tutto questo non è più giustificabile e l’azienda deve porre rimedio il prima possibile”. Altrimenti l’obiettivo è quello di non stare fermi a guardare, ma di chiedere un confronto in Prefettura”. Oltre all’ipotesi di incrociare le braccia con uno sciopero.

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