Social Housing a San Michele: “è corsa contro il tempo per finire i lavori”
Entro fine anno bisognerà aver ultimato il cantiere e assegnato i primi alloggi, che in buona parte hanno cambiato destinazione rispetto al progetto originale, o si dovrà restituire 1 milione e 300 mila euro alla Regione. I locali sono pronti all'80% ma, lasciati incustoditi, hanno subito nel tempo atti di vandalismo
Entro fine anno bisognerà aver ultimato il cantiere e assegnato i primi alloggi, che in buona parte hanno cambiato destinazione rispetto al progetto originale, o si dovrà restituire 1 milione e 300 mila euro alla Regione. I locali sono pronti all'80% ma, lasciati incustoditi, hanno subito nel tempo atti di vandalismo
ALESSANDRIA – La commissione politiche sociali e sanitarie, insieme alla commissione territorio, ha svolto ieri, giovedì 20 aprile, un sopralluogo presso la cascina La Vescova di San Michele, dove nascerà, dopo anni di ritardo rispetto al piano originale, un progetto di Social Housing. I tempi per realizzarlo sono però ormai strettissimi e se non si riuscirà a ultimare l’intervento, assegnando i primi alloggi agli inquilini, c’è il rischio concreto di dover restituire alla Regione, partner del progetto, quando da lei già versato, vale a dire circa 1 milione e 300 mila euro. A ricostruire la storia è stata l’architetto Silvia Fasolo, che da anni lavora al progetto per conto della parocchia guidata da don Ivo, con cui il Comune ha da poco rinnovato (e modificato) la scrittura privata di commodato d’uso che regola l’utilizzo della cascina, di proprietà di don Ivo e parzialmente assegnata al Comune.
“L’idea di utilizzo originale risale al 1997-98 – ha spiegato l’arch. Fasolo – quando don Ivo comprò la cascina con l’idea di farne una casa di riposo. I lavori iniziarono ma poi, non riscendo a trovare tutti i finanziamenti necessari, il cantiere si fermò. Nel 2008 l’allora dirigente comunale Pelizzone chiese la concessione di una parte dello stabile in comodato d’uso gratuito per consentire al Comune di partecipare a un bando regionale dedicato al Social Housing. All’Atc venne assegnato il compito 
L’assessore alla coesione Mauro Cattaneo è poi tornato su una delle vicende più controverse, vale a dire la recente restituzione a don Ivo di parte degli spazi inizialmente assegnati al Comune, con un rinnovo e aggiornamento del comodato d’uso: “da allora sono cambiati sia i referenti comunali che quelli dell’Atc. Non ci è ancora chiaro perché l’accordo prevedesse l’assegnazione di determinati spazi, distinti da quelli definiti dai progetti di Social Housing approvati dalla Regione, al Comune. Sinceramente è difficile ricostruire la vicenda e in un primo tempo non ci eravamo neppure accorti di essere titolari di questa ulteriore area. Restituendoli a don Ivo (visto che non avevano una destinazione d’uso definitiva e su di essi non sono stati fatti interventi) gli consentiamo di proseguire il suo progetto di creazione di una comunità, mentre noi recuperiamo, grazie alla sua disponibilità, ben 7 anni di comodato d’uso gratuito, riportando l’accordo a una durata trentennale”. Marco 
Intanto i progetti e le destinazioni d’uso di alcuni spazi sono però mutate: don Ivo ha scelto di non realizzare più un centro diurno integrato, “perché non sarebbe più sostenibile – ha spiegato l’arch. Fasolo – faremo invece una sorta di casa di quartiere che erogherà servizi utili per tutto San Michele, con un ambulatorio medico, laboratori aperti e fruibili da un target variegato di persone, con la possibilità di insediarvi una cooperativa mista di tipo A+B che possa aiutare persone svantaggiate, magari destinando una parte degli spazi comuni a orti sociali e avviando un servizio di lavanderia, che potrebbe essere utile anche agli ospiti dell’housing sociale. Sarà anche l’occasione per avere un luogo fisico in cui riorganizzare le tante attività che don Ivo porta avanti da tempo”.

Per quel che riguarda i progetti originali, resterà la parte dedicata ai mini alloggi, mentre per gli altri spazi gli iniziali piani saranno parzialmente riconvertiti (con il benestare della Regione) per ospitare persone sole con figli piccoli, un po’ come già avviene nella microcomunità creata in via San Giacomo della Vittoria ad Alessandria. Sono infatti le realtà con meno bisogno di accompagnamento (visto che il Cissaca non avrebbe più le risorse sufficienti per presidiare costantemente la struttura) e compatibili con la limitata grandezza degli alloggi a disposizione.


La corsa contro il tempo per ultimare tutto segue però anche un’ulteriore necessità: “nel corso del tempo il cantiere è rimasto aperto e abbandonato – ha sottolineato l’arch. Fasolo – e questo ha comportato atti di vandalismo sia alla parte assegnata al comune che a quella di don Ivo. Sono state forzate porte tagliafuoco, rubati materiali e provocati danni che ora hanno come conseguenza che piove in alcune parti degli stabili in costruzione. Fare presto a ultimare i lavori vorrà dire evitare nuove effrazioni e ulteriori danneggiamenti. Mentre il pubblico proseguirà la propria parte noi ultimeremo i lavori per l’apertura della casa di quartiere, che potrebbe divenire operativa l’anno prossimo”.