Gianmarco “Ighli” Vannucchi, presente e futuro da numero uno
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Alessandro Francini  
14 Marzo 2017
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Gianmarco “Ighli” Vannucchi, presente e futuro da numero uno

La squadra di Materia Grigia ha incontrato Gianmarco Vannucchi, nelle ultime due stagioni assoluto protagonista tra i pali mandrogni. Dal Santa Lucia alla Primavera della Juve ("è successo davvero per caso..."), il lungo infortunio a Renate ("mi fratturai il pollice in sedici punti..") e l'esplosione ad Alessandria."Ighli? Il soprannome è un'idea di Marconi.."

La squadra di Materia Grigia ha incontrato Gianmarco Vannucchi, nelle ultime due stagioni assoluto protagonista tra i pali mandrogni. Dal Santa Lucia alla Primavera della Juve ("è successo davvero per caso..."), il lungo infortunio a Renate ("mi fratturai il pollice in sedici punti..") e l'esplosione ad Alessandria."Ighli? Il soprannome è un'idea di Marconi.."

MATERIA GRIGIA – Ha cominciato tra i pali del Santa Lucia, la stessa società pratese che ha visto sbocciare i talenti di futuri campioni del calibro di Paolo Rossi, Christian Vieri e Alessandro Diamanti; chissà che un giorno non riesca ad emularli arrivando, come loro, a calcare i campi della Serie A. Le premesse, d’altronde, ci sono tutte, anche perché Gianmarco ‘Ighli’ Vannucchi si potrebbe davvero definire ‘un predestinato’. A 13 anni, infatti, il classico sogno che diventa realtà: la Juventus lo vuole a Vinovo per un provino. “Mi sembrava davvero di sognare; è successo tutto per caso. In realtà i talent scout bianconeri erano interessati ad un ragazzo degli Allievi Nazionali del ’92. La loro partita, però, si giocò in ritardo ed allora, nel frattempo, gli osservatori si fermarono a vedere noi dei ‘Giovanissimi’. Mi notarono e dissero al mio allenatore che li avevo impressionati”.
Così è iniziata l’avventura di Gianmarco nelle giovanili bianconere. Tanti allenamenti ma, prima di tutto, il profitto scolastico. “Vivevo in convitto e frequentavo lo Juventus College. Non si poteva sgarrare, se non ottenevi buoni risultati a scuola non ti allenavi”. Il distacco dalla famiglia e dagli amici, all’inizio tanta euforia per l’incredibile opportunità, “poi, dopo qualche mese, la nostalgia ha iniziato a farsi sentire. I miei genitori, però, nel fine settimana venivano a Vinovo ogni volta che potevano. Ad ogni modo, soprattutto per mia madre, non è stato facile”.

Dalla Primavera della Juve alla convocazione in prima squadra. “Ho fatto il mio esordio in panchina a Verona contro il Chievo. Poi un’altra chiamata contro l’Inter in casa. Ero il quarto portiere, ma mi allenavo quasi tutti i giorni con la prima squadra. Buffon, Storari e Rubinho sono stati eccezionali con me, mi facevano sentire parte del gruppo, mi davano consigli e, se necessario, mi riprendevano, spronandomi a dare il massimo”. Dalla Primavera della Juve al Renate, un’avventua decisamente poco fortunata. “Andai lì per giocare e fare esperienza; invece, poco prima che iniziasse il campionato mi fratturai il pollice in sedici punti. Un infortunio molto serio per un portiere. Rimasi fermo cinque mesi, ma ci misi ancora del tempo per ristabilirmi appieno perchè il dolore non accennava a darmi tregua. Ogni volta che andavo sulla palla ero molto insicuro. Alla fine giocai solo due partire sul finire di stagione”.

Dopo la travagliata esperienza con il Renate, la chiamata in grigio. A fare da ‘chioccia’ al promettente ex Primavera della Juve non un preparatore qualsiasi, ma colui che in tanti in città considerano il miglior portiere degli ultimi 20 anni, ovvero Andrea Servili, per sei stagioni idolo della ‘Nord’. “Con il mister c’è un rapporto stupendo. Dal mio arrivo qui ad Alessandria è sempre stato al mio fianco, mi aiuta e mi dà consigli in ogni momento. E’ metodico e preparatissimo, cerca sempre di migliorarsi. So di aver fatto notevoli passi avanti grazie a lui, c’è fiducia reciproca e ci confrontiamo continuamente”. 
Vannucchi è un portiere di indiscusso talento che, soprattutto per la giovane età, ha ancora grandi margini di miglioramento. “Per un portiere personalità e carisma sono importantissimi, perché chi sta tra i pali deve trasmettere sicurezza ai compagni. Certamente l’età conta per accumulare esperienza, ma la personalità un portiere o ce l’ha, o non ce l’ha, e lo si capisce sin da subito. Con mister Servili stiamo lavorando molto su questo aspetto”. Con Servili durante la settimana, ma il giorno della partita è Piero Braglia a dare gli ordini…“Il mister è una persona schietta e diretta, che ti dice sempre quello che pensa. Secondo me è giusto così; un allenatore deve essere chiaro, senza fare tanti giri di parole. D’altronde le decisioni più importanti spettano a lui”.

La scorsa stagione Gianmarco Vannucchi ha fatto il suo debutto in maglia grigia alla 10^ giornata, nel match casalingo con la Pro Patria, prendendo il posto di Emanuele Nordi, fino a quel momento titolare inamovibile. Da lì in poi, l’addio definitivo alla panchina. Prendere il posto di colui che solo due stagione prima era stato eletto miglior portiere della Serie B è senz’altro una bella responsabilità. “Con Emanuele ho avuto sin da subito un ottimo rapporto, anche fuori dal campo. Tra di noi non c’era alcuna rivalità. Quando ho iniziato a giocare mi dava sempre tanti preziosi consigli. E’ un grande professionista, per tutta la stagione in allenamento ha sempre dato il massimo”.

Giunto ad Alessandria, nel giro di pochissimo tempo, Gianmarco Vannucchi – ancor prima di essere titolare – diventa per tutti, compagni e tifosi, ‘Ighli’. “E’ un soprannome che mi ha affibbiato il mio amico Michele Marconi, ovviamente in riferimento all’ex centrocampista dell’Empoli, anche lui nato a Prato. Diciamo che è un nomignolo che mi porto dietro un po’ da sempre, però qui ad Alessandria è diventanto ‘ufficiale’ (sorride, n.d.r.)”.

Da quando è in grigio, il rendimento di Vannucchi è sempre stato altissimo, con prestazioni e parate davvero notevoli. Un intervento rimasto particolarmente nella mente e nel cuore?. La risposta è quasi immediata: “Sia per la partita che per la difficoltà del gesto tecnico direi la parata su Perotti contro il Genoa. Fare un intervento simile al ‘Marassi’ in Coppa Italia è stato davvero fantastico”.

In una recente intervista rilasciata a ‘Materia Grigia’, Andrea Servili ha ammesso che il suo idolo si gioventù era Angelo Peruzzi. E quello del suo ”allievo” Vannucchi? Anche in questo caso, la risposta è semplice e diretta: “Anche se come stile e caratteristiche siamo molto diversi, il mio modello è senza dubbio Buffon”. Cresciuto nelle giovanili della Juventus e Buffon quale punto di riferimento, verrebbe facile pensare che il cuore di Gianmarco Vannucchi possa battere per i bianconeri. E invece no: “Simpatizzo da sempre per la Fiorentina. Per un calciatore essere tifoso di una squadra in particolare è difficile, però, se devo fare il nome di una squadra di Serie A, senza dubbio i viola. Mi è capitato di assistere a qualche partita al ‘Franchi’ e mi è subito piaciuta l’atmosfera che si respira in quello stadio, in particolare in curva Fiesole”. Essere tifoso dei viola, però, non è proprio l’ideale per chi gioca nelle giovanili della Juve, “infatti i primi tempi a Vinovo qualche diverbio con i compagni di squadra l’ho avuto…(sorride ancora, n.d.r.)”.

La consacrazione di Vannucchi ad Alessandria è coincisa con la grande ed incredibile impresa in Coppa Italia. Una stagione senza dubbio esaltante, macchiata però da un’ultima parte di campionato decisamente sottotono che ha poi portato all’amaro epilogo allo ‘Zaccheria’ di Foggia. “La scorsa stagione tra campionato, Tim Cup e Coppa Italia di Lega Pro giocavamo praticamente ogni tre giorni. Abbiamo speso tante energie, sia fisiche che mentali. Non voglio trovare alibi, ma credo che siamo arrivati ad essere stanchi soprattutto mentalmente. E’ stata una stagione partita col cambio di allenatore alla 4^ giornata, una situazione che abbiamo inevitabilmente sofferto. Ci siamo poi rialzati alla grande ma, per quanto sia stata un’esperienza indimenticabile, credo che senza la Coppa Italia avremmo potuto fare molto meglio in campionato”.

Inevitabile la domanda che ogni tifoso si sta ponendo nelle ultime settimane: perché così tanta fatica in trasferta da dicembre ad oggi? “Credo che questa flessione sia dovuta ad un lieve calo di concentrazione, sicuramente inconscio. I cali fisici durante un’intera stagione sono normali, abbiamo fatto un girone d’andata ‘devastante’ senza perdere una partita. Quando vai a giocare in trasferta contro squadre di medio-bassa classifica, che partono tutte fortissimo, devi essere bravo a gestire tempi e situazioni di gioco, senza la frenesia del gol immediato. Da dietro ho avuto modo di notare nei miei compagni una certa mancanza di ludicità nel leggere le varie situazioni di gioco. Capita, non bisogna drammatizzare”. Come se ne esce? “Sicuramente restando uniti. Dobbiamo sfruttare il fatto di avere più partite in casa che fuori, fare più punti possibili ritrovando la fiducia in noi stessi. Dobbiamo essere consapevoli che siamo veramente forti”.

In chiusura, di fronte a un portiere così giovane ma già molto maturo, viene da chiedersi quali siano i suoi obbiettivi nel medio o lungo periodo, le sue reali potenzialità e i suoi sogni. Mostrando di avere i piedi ben saldi a terra, Vannucchi risponde che il suo sogno attuale “è raggiungere la serie B con l’Alessandria. Inutile spingersi oltre, perché può essere pericoloso e portare a delle distrazioni fatali. L’importante è lavorare con serietà e costanza, facendo un passo alla volta”. L’obiettivo del numero uno grigionero è chiaro, e i tifosi attendono questo momento da più di quarant’anni. Mai come quest’anno il sogno può diventare realtà.

Intervista a cura di Alessandro Francini e Giorgio Barberis. Foto di Gianluca Ivaldi.

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